giovedì 26 gennaio 2017
Con un emendamento all'articolo 1, approvato anche dai deputati più critici sul testo, è entrata nel controverso ddl sulle Dat la "tutela della vita". Bocciate però altre proposte anti-eutanasia.
Dichiarazioni di trattamento, nella legge entra la "tutela della vita"
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Nella legge sulle volontà di fine vita fa il suo ingresso la tutela della vita. Non è un gioco di parole, né un fatto ovvio: semplicemente, nel controverso testo base che tante critiche si è guadagnato il concetto era assente. E sebbene varie voci dal fronte favorevole all’autodeterminazione senza limiti abbiano lamentato che si tratti di «una scontata ripetizione di un principio che nessuno contesta» (il radicale Marco Cappato), è proprio l’equivocità dell’impianto complessivo del ddl sulle Dichiarazioni anticipate di trattamento a esigere una maggiore chiarezza negli assunti fondativi. E l’emendamento al primo comma dell’articolo 1 approvato nella seduta di giovedì 26 in Commissione Affari sociali della Camera va in questa direzione. Ora l’incipit della legge suona così (in corsivo le novità): «La presente legge, nel rispetto dei princìpi di cui agli articoli 2, 13 e 32 della Costituzione e degli articoli 1, 2 e 3 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, tutela la vita e la salute dell’individuo e stabilisce che nessun trattamento sanitario può essere iniziato o proseguito se privo del consenso libero e informato della persona interessata tranne che nei casi espressamente previsti dalla legge».

Un primo risultato della mediazione
I cambiamenti sono il frutto del lavoro di sintesi della relatrice Donata Lenzi (Pd) che in un colpo solo ha accolto alcune istanze di deputati assai critici sul ddl come Gian Luigi Gigli, Eugenia Roccella, Paola Binetti, Alessandro Pagano e Antonio Palmieri, come anche del presidente della commissione Mario Marazziti, e tagliato fuori un gruzzolo di emendamenti "coperti" dall’inserzione. E se ora la legge tutela «la vita e la salute», il rimando alla Carta Ue di fatto ingloba nel testo il «diritto alla vita» (previsto all’articolo 2 del documento citato) e il «diritto all’integrità fisica e psichica» (articolo 3). «Lo sforzo – spiega Lenzi – è di trovare un punto di equilibrio tra i princìpi che sono alla base del nostro ordinamento, Non credo che una commissione che si occupa di salute debba preoccuparsi che si faccia riferimento alla vita». Eppure chi si preoccupa c’è: di «riferimento ideologico» parla Marisa Nicchi (Sinistra italiana), che aveva depositato un disegno di legge favorevole all’eutanasia e che ieri ha ribadito la sua convinzione che «non ci può essere un bene supremo che sovrasta o coarta la sfera di decisione che appartiene alla persona» affermando che la novità «rischia di mettere a repentaglio la nostra disponibilità» a votare il testo con Pd e M5S. Da quest’ultimo fronte sono piovute le altre critiche: «Non siamo disponibili a votare una legge che venga annacquata e svuotata solo per tutelare gli equilibri tra le varie anime della maggioranza» notifica seccamente la delegazione grillina.

Segnali contraddittori
In realtà oltre alla tutela della vita gli emendamenti accorpati e riscritti dalla relatrice recavano altri punti chiave che però sono stati bocciati sollevando forti riserve nei proponenti impegnati a sostenere il peso di un confronto assai duro in commissione. «La presente legge – recita il testo respinto – garantisce la vita come diritto inviolabile e indisponibile», mentre più oltre si sosteneva il diritto all’obiezione di coscienza dei medici. Caduti entrambi. Apertura a metà, dunque, quella di ieri. Un atteggiamento ambivalente confermato dal voto sul secondo comma dell’articolo 2, dove si parla di consenso informato coinvolgendo nella «relazione di cura» anche «i familiari» del paziente: a questi sono stati infatti aggiunti «la parte dell’unione civile o il convivente», con quella che Paola Binetti ha definito «un’inutile forzatura ideologica». Gigli lamenta una perdurante «rigida chiusura per tenere insieme la strana maggioranza Pd-Si-M5S» mentre Marazziti invita a non sottovalutare la convergenza di ieri sulla tutela della vita, che – spiega – «dà al testo una direzione chiara. Abbiamo sgomberato il campo da preoccupazioni eutanasiche». Non ne sono convinti i medici deputati in commissione (Binetti, Calabrò Fucci e Gigli) che in una lettera aperta paventano la «trasformazione del medico, da professionista che agisce in scienza e coscienza a esecutore meccanico delle scelte del malato». I lavori riprendono martedì, l’appuntamento con l’aula è fissato al 20 febbraio. Ma la strada è ancora lunga.

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