venerdì 25 novembre 2016
La Regione Piemonte è l'unica, in Italia, a destinare una quota della tariffa idrica al finanziamento di interventi di messa in sicurezza in montagna. In dieci anni investiti trecento milioni
Dalle bollette dell'acqua i soldi per la prevenzione
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L'esondazione dei fiumi a valle si previene con la messa in sicurezza della montagna. Da qui sono partiti, vent'anni fa, con ancora le ferite aperte dell'alluvione del 1994 (che provocò settanta morti e oltre duemila sfollati), per costruire il “sistema Piemonte” che vede Comuni, Comunità montane e Regione insieme per la prevenzione del dissesto idrogeologico ed è ora «un modello per l'Italia». È grazie a questo sistema se oggi - pur avendo avuto la medesima quantità di precipitazioni di allora (se non, addirittura, maggiori, con un picco di 300 millimetri di pioggia in ventiquattr'ore registrato giovedì) - i danni e, soprattutto le vittime, sono minori.

Un fondo per la montagna

Al centro di questo progetto c'è il “fondo Ato” di 15 milioni di euro l'anno investiti sui territori montani. «Siamo l'unica Regione italiana - ricorda Lido Riba, presidente Uncem Piemonte - dove una percentuale della tariffa idrica pagata da tutti i cittadini viene destinata alla montagna per la difesa delle fonti idriche e per la prevenzione. È l'unica forma di pagamento dei servizi ecosistemici e ambientali che esiste nel Paese», precisa.

Dalla bolletta al territorio

La percentuale del prelievo sulla bolletta varia tra il 3 e l'8% e va direttamente alle Unioni montane che concertano gli interventi con la Regione: prevenzione del dissesto, tutela delle fonti idriche, briglie di torrenti, manutenzioni ordinarie e straordinarie. In questi mesi, le Unioni stanno programmando l'uso di 50 milioni di euro delle ultime annualità.

Un percorso sussidiario

«Questo percorso è sussidiario - prosegue Riba - e riconosce, ambientalmente, culturalmente, economicamente, a chi produce e immagazzina la risorsa acqua, le Terre Alte, un valore per questo bene. Non più solo a vantaggio di chi gestisce e fattura il bene, i big player del settore che ne hanno enormi margini di guadagno, ma anche del territorio e delle comunità alpine e appenniniche. In Piemonte ci stiamo riuscendo. Altre Regioni dovranno farlo a breve. È un impegno politico che la struttura nazionale ItaliaSicura ha già preso in considerazione. Il pagamento dei servizi ecosistemici ambientali rivoluziona la prevenzione del dissesto e la tutela del territorio», ribadisce il presidente di Uncem Piemonte.

Trecento milioni in dieci anni

Dal 2000 al 2010, le Comunità montane piemontesi hanno investito quasi 300 milioni di euro in centinaia di opere, concretizzando gli obiettivi di “bonifica del territorio”, competenza assegnata loro sin dal 1975 e ribadita negli ultimi provvedimenti normativi piemontesi sulla montagna. «Contenimento di rii, difese spondali di torrenti, protezione dei versanti, distacco programmato di frane, sistemazioni idraulico-forestali: sono solo alcune delle opere eseguite prima da Comunità montane e oggi dalle Unioni montane di Comuni», conclude Riba.

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