giovedì 12 maggio 2016
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Il caso Pfas in Veneto scoppia nell’aprile 2013, pochi giorni dopo che il Cnr rende noti alla regione i risultati di uno studio europeo. Dati allarmanti, specie per acquedotti e acque irrigue: il torrente Fratta-Gorzone presenta anche mille nanogrammi per litro di perfluoroalchilici. Fin da settembre 2013 l’Agenzia per l’ambiente attribuisce alla Miteni spa di Trissino la responsabilità. L’azienda, nata all’interno del gruppo Marzotto, dal 2009 di proprietà della holding Icig, avrebbe liberato nell’acqua Pfas dalla fine degli anni 60 al 2011. Da quel momento tutti i gestori del servizio idrico dell’area vengono obbligati a installare filtri a carboni attivi. A valle dello stabilimento viene creata una barriera di otto pozzi per impedire la fuoriuscita delle acque contaminate. L’azienda continua negare gli addebiti.
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