mercoledì 13 maggio 2015
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Sarà il più grande ponte umanitario mai realizzato in Europa dai tempi dei profughi kosovari trasferiti in Sicilia nel 1999. Potrà partire in tempi brevi il trasferimento di 20 mila richiedenti asilo dai campi profughi del Niger a una dozzina di Paesi Ue disposti ad accoglierli. Il via libera dalle autorità di Bruxelles è atteso per oggi. 'E’ l’unico modo per impedire che i rifugiati arrivino agli scafisti libici. Cercheremo di prelevare chi ne ha diritto, direttamente da paesi terzi con i quali abbiamo sussistono accordi con l’Europa', spiega una fonte del ministero dell’Interno. Il modello è quello già praticato con successo in Calabria, in comuni come Caulonia e Riace, dove negli anni scorsi sono stati fatti arrivare alcune decine di profughi iracheni.  Una modalità che ha funzionato perché ha consentito di evitare tensioni con la popolazione locale, che anzi è stata coinvolta nell’integrazione dei migranti, molti dei quali sono ora autosufficienti. In Niger l’alto commissariato Onu per i rifugiati assiste circa 100 mila persone nel distretto di Diffa. In gran parte sfollati cristiani in fuga dalle violenze dei fondamentalisti di Boko Haram in Nigeria, oltre a gruppi di profughi dal Mali.  Con il concorso dell’Acnur e del Niger ogni Paese Ue si farebbe carico di un determinato numero di persone che verrebbero trasferite con voli a carico del Paese ospitante. Se il piano proposto dall’Italia dovesse funzionare, si aprirebbe un capitolo nuovo nelle modalità di accoglienza e gestione dei flussi migratori. La cifra iniziale di 20 mila profughi sarebbe solo sperimentale, aprendo alla possibilità di estendere il ponte umanitario ad altri Paesi e con altri numeri, con un impatto sui 28 Paesi Ue di destinazione facilmente gestibile da ciascun governo nazionale. Secondo dati Eurostat nel 2014 l’Ue ha dato protezione a oltre 185mila richiedenti asilo, il 50% in più rispetto al 2013. Circa due terzi degli status di protezione sono stati concessi da quattro Paesi: Germania (47.600, +82% su 2013); Svezia (33.000, +25%); Francia (20.600, +27%) e Italia (20.600, +42%). Eurostat precisa che le statistiche includono tre tipi di protezione: la concessione dello status di rifugiati, la protezione sussidiaria (per persone che non possono essere considerate rifugiati, ma corrono rischi se tornano nei Paesi di origine) e la protezione per motivi umanitari (cioè per ragioni di salute o per minori non accompagnati). Resta aperto il capitolo costi. Lo scorso hanno l’Italia ha speso complessivamente 630 milioni, per il 2015 secondo fonti del Viminale ne occorrerebbero almeno 800 milioni. A meno di non ottenere una maggiore corresponsabilità dei partner europei.  Delle 184.665 persone che hanno ottenuto lo status nell’Ue, hanno ottenuto il riconoscimento di rifugiati 103.670 (pari al 56%). Dell’assistenza sussidiaria hanno beneficiato 60.695 immigrati (pari al 33%) mentre la protezione per ragioni umanitarie è stata concessa a 20.300 cittadini stranieri (pari all’11%).  «Noi abbiamo detto con chiarezza che immigrazione uguale Libia in questo momento della storia e quindi, se si vuole mettere un freno all’immigrazione in Italia, occorre risolvere la questione libica, e la questione libica è oggi al vertice dell’agenda mondiale per la tenacia e la forza con cui noi l’abbiamo portata, perché non è che ci fosse tutta questa attenzione». Così il ministro dell’Interno Angelino Alfano. «Dentro l’attenzione della comunità internazionale – ha proseguito Alfano – ci vuole che venga approvata una qualche decisione all’Onu che consenta di non far partire i barconi e di fare delle azioni mirate in Libia, anche affondandoli prima della partenza».
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