mercoledì 6 aprile 2016
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Nessuna comunicazione ufficiale dall’organismo preposto, la Commissione adozioni internazionali. E ancora una volta, nel puzzle della drammatica vicenda del Congo, ieri le famiglie hanno appreso gli aggiornamenti sulla loro situazione – cioè sulla possibilità di abbracciare un figlio dopo due anni di attesa – altrove. La giornata è stata convulsa fin dalle prime ore del mattino, con voci insistenti sul possibile rientro di un gruppo di bambini già venerdì. Nel primo pomeriggio è l’ambasciata italiana a Kinshasa a rompere gli indugi: «Venerdì scorso ho rilasciato il visto sui passaporti di 43 bambini e su quelli degli accompagnatori incaricati di portarli a casa» è l’annuncio dell’ambasciatore Mas- similiano D’Antuono. Che qualcosa stesse accadendo, le famiglie lo avevano capito dalle convocazioni alla spicciolata organizzate soltanto da alcuni degli enti coinvolti negli ultimi giorni: alle coppie si chiede di firmare una procura in cui delegano una terza persona (sconosciuta) al trasporto dei loro figli dal Congo in Italia. Dunque una certezza, le famiglie, già ce l’hanno e lo stesso D’Antuono lo conferma: non saranno loro ad andare a prelevare i bimbi a Kinshasa, forse arriveranno con un volo di Stato (come avvenuto nel 2014 con il ministro Boschi), forse con uno di linea via Bruxelles, come accaduto per i 10 piccoli rientrati a gennaio. I tempi però sono ancora tutti da decidere. Quando torneranno i bambini? Ci sarebbe la necessità di aspettare l’autorizzazione della Direzione generale congolese per le migrazioni: in realtà gli stessi enti sanno dai loro legali in loco che Kinshasa ha già dato l’ok per la maggior parte dei dossier e che mancherebbe invece l’autorizzazione della Cai all’ingresso nel nostro Paese. Una firma su un foglio, non una pratica che richieda giorni e giorni per essere stilata (visto che la Cai è in possesso di tutti i documenti). E poi c’è il nodo dei nomi: chi potrà abbracciare il proprio bimbo prima degli altri? Le liste dei dossier sbloccati sono state pubblicate a scaglioni, la prima alla metà di febbraio, poi ai primi di marzo, ancora dopo il 20 marzo. Rientrerà prima chi è stato sbloccato prima? Le famiglie sono divise: quelle che hanno parlato coi media in questi mesi temono d’essere penalizzate, quella che hanno mantenuto la consegna al silenzio accusano le prime d’ogni male. A giochi fatti, si capirà se qualcuno è stato privilegiato o se si è seguito – per correttezza – l’ordine cronologico della data di emissione delle sentenze di adozione. La buona notizia del possibile rientro di 43 bimbi d’altronde porta con sé quella pesantissima di altri 91 che rimangono bloccati ancora nel Paese africano. Senza una ragione chiara, visto che per 86 di loro è già stato ottenuto il via libera dall’ufficio di Kinshasa che ha rivalutato e approvato i rispettivi dossier controllando che la documentazione fosse a posto (solo per 5 bambini è stata richiesta una documentazione integrativa). Sulla vicenda ieri è intervenuto rapidamente, nel corso del suo questione time sui social network, il premier Renzi: «Stiamo aspettando lo sblocco definitivo. Non vediamo l’ora che possiate abbracciare i vostri figli», ha risposto a una coppia che chiedeva informazioni. Anche se di sblocco definitivo la Farnesina aveva già parlato la settimana scorsa. Sulla Cai invece, oltre a una nuova interrogazione parlamentare (sono state già una decina), sono piovute le critiche del senatore Carlo Giovanardi (Idea): «L’inerzia del presidente del Consiglio di fronte alla disastrosa gestione della Cai, di cui è direttamente responsabile per legge, che si è riunita una sola volta negli ultimi due anni, può avere soltanto una plausibile spiegazione ». Secondo Giovanardi il disegno, «voluto o casuale, è quello di favorire la stepchild adoption scoraggiando invece l’accesso ad una rigorosa procedura riservata alle coppie sposate». Anche il senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri è sulla stessa linea: «Il presidente Renzi cosa aspetta a rimuovere Dalla Monica dalla presidenza della Cai? L’inefficienza di questo organismo ha assunto dimensioni imbarazzanti. Lo hanno anche ribadito ben 24 organizzazioni e 33 associazioni familiari, le quali, rivolgendosi proprio a Renzi, hanno denunciato la gravissima e totale paralisi delle adozioni internazionali », ha detto Gasparri. Viviana Daloiso © RIPRODUZIONE RISERVATA Massimiliano D’Antuono
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