venerdì 5 agosto 2022
Assunti due ex-detenuti, altri due sono impiegati come giardinieri e operai. Il vescovo Oliva: «Questo luogo diventa simbolo del reinserimento nella comunità»
Il Santuario di Polsi

Il Santuario di Polsi - A.M.M.

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Era il luogo, usurpato dagli ’ndranghetisti, dove tenevano i loro vertici, riti, giuramenti e accordi tra clan. Da alcune settimane dà lavoro a due ex detenuti. È il Santuario della Madonna della Montagna di Polsi, sempre più simbolo del riscatto di queste terre dal potere e dalla cultura mafiosa.

Siamo in Aspromonte, Locride, comune di San Luca, luogo di potentissimi clan ma anche di sanguinose faide, oggi, invece, di forti segnali di cambiamento.

Proprio di San Luca sono i due ex detenuti, 32 e 48 anni, che dopo condanne scontate per 5 e 3 anni per reati di droga, sono usciti dal carcere, a rischio di cadere nuovamente nel crimine.

A loro e prossimamente per altri, è destinato il progetto fortemente voluto dal vescovo di Locri- Gerace, monsignor Franco Oliva e portato avanti da nuovo rettore del Santuario, don Tonino Saraco.

Per questo è stato preso in gestione un terreno confiscato di 25 ettari (ne abbiamo scritto lo scorso 12 marzo), ma in attesa di ottenere finanziamenti per la messa in produzione, i due ex detenuti sono stati assunti come stagionali dall’azienda agricola del Santuario che produce frutta e verdura per uso interno. «Sono tre le motivazioni dell’iniziativa – ci spiega don Tonino –. Vogliamo dare un’immagine diversa del Santuario, contribuire alla rinascita del territorio, dare una nuova occasione, una seconda possibilità a chi ha avuto problemi, ha sbagliato nella sua vita. L’unico modo per impedire che facciano nuovamente cose sbagliate è dare loro un lavoro».

Così i due ex detenuti sono diventati dipendenti, per ora stagionali, del Santuario. Si occupano delle attività agricole ma anche della manutenzione della struttura, dove ogni anno arrivano migliaia di pellegrini. Non l’unica iniziativa della diocesi a favore del carcere. Altri due ex detenuti lavorano grazie alla diocesi. Uno al bellissimo e frequentatissimo Eremo di Monte Stella, nel comune di Pazzano e uno proprio nell’Episcopio di Locri, dove si occupa del giardino, dell’orto e della manutenzione.

Una scelta così spiegata dal vescovo Oliva: «Lo abbiamo fatto per favorire la reintegrazione sociale del detenuto che proprio a causa della pena che deve scontare non trova sempre un terreno disponibile per essere accolto e avere un posto di lavoro. In questo modo noi favoriamo e aiutiamo la persona e la sua famiglia in un momento delicato della sua vita in cui non avrebbe altre possibilità».

Di particolare importanza, come segnale e simbolo, l’assunzione presso il Santuario di Polsi, come spiega bene il vescovo. «Il Santuario di Polsi ha sempre svolto un’attività di accoglienza nel passato, adesso vogliamo dare un risvolto di marca ancora più sociale, prestando attenzione a quelle povertà e fragilità che si trovano nelle strade e soprattutto nelle persone in difficoltà. Vogliamo che anche il Santuario, che in passato è stato giudicato per altri motivi, sia oggi luogo di reintegrazione sociale, luogo che si interessa delle problematiche sociali. Lo ribadiamo, Polsi non è il Santuario della ’ndrangheta, non ha niente a che vedere con la ’ndrangheta, ma è un Santuario che ha al centro la spiritualità e la dignità della persona e in questo il lavoro è centrale, soprattutto nel nostro territorio dove il lavoro manca. Creare lavoro vero, è impegno concreto di promozione di legalità e giustizia».

Non l’unica iniziativa del rinnovato Santuario che riscopre i suoi veri valori e ne acquisisce di nuovi. Molte le novità in preparazione in vista della Festa della Madonna della Montagna del 2 settembre. Tutte su questa linea. Ne parleremo, perché davvero in questa terra si sta voltando pagina con fatti concreti e persone credibili.

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