mercoledì 30 gennaio 2019
È la prima diocesi in Italia a proporre un corso online rivolto a educatori, catechisti e allenatori. Così la Chiesa ambrosiana accoglie l'appello lanciato da papa Francesco nella visita del 2017
Parte dagli oratori di Milano la sfida al cyberbullismo
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«Per il sacramento della santa Cresima, fate la promessa al Signore di non fare mai atti di bullismo e di non permettere mai che si facciano nel vostro collegio, nella vostra scuola, nel vostro quartiere. Lo promettete? Bene: questo "sì" lo avete detto al Papa. Ora pensate se siete capaci di prometterlo a Gesù. Promettete a Gesù di non fare mai bullying?». È il 25 marzo 2017 e lo stadio di San Siro è letteralmente gremito. Sugli spalti 80mila ragazzi della Cresima, ad accogliere papa Francesco per l’ultimo incontro della sua giornata a Milano. Da quel «sì» gridato a piena voce dai ragazzi ambrosiani sono passati quasi due anni. E la loro diocesi? Non è stata a guardare, bensì ha aperto una via nuova per mantenere quell’impegno. Come? Con il web. Con le chance che la rete e la tecnologia offrono alle «comunità educanti» ambrosiane. Dunque: Milano è la prima diocesi in Italia a proporre un corso online sul bullismo e il cyberbullismo concepito specificamente per gli educatori, i catechisti, gli animatori, gli allenatori e tutti gli adulti impegnati negli oratori. Promosso dalla Fondazione oratori milanesi (Fom) e realizzato col sostegno tecnico della Fondazione Clerici, il corso disponibile sulla piattaforma di e-learning https://www.oramiformo.it è stato realizzato con Fondazione Carolina, l’ente non profit dedicato a Carolina Picchio, la prima vittima di cyberbullismo in Italia.
Iniziative in 400 oratori. Sperimentata in questi mesi con 300 persone fra educatori e allenatori, la piattaforma OraMiFormo verrà lanciata da Fom e Fondazione Carolina in occasione della settimana di iniziative promosse per il Safer Internet Day del 5 febbraio prossimo, la giornata per la sicurezza in rete voluta dalla Commissione europea e giunta alla 16ª edizione. Ebbene: nella settimana dal 4 al 10 febbraio in oltre 400 oratori italiani di sei regioni diverse – ma in questi giorni le adesioni potrebbero crescere – saranno realizzate iniziative di sensibilizzazione e formazione rivolte a bambini, ragazzi, educatori e genitori. «Felici di navigare. Lo smartphone in oratorio», il titolo che fa sintesi degli eventi. Gli oratori della diocesi di Milano, in particolare, ospiteranno laboratori, testimonianze, giochi e altre iniziative per mettere a fuoco il rapporto fra nuove generazioni e nuove tecnologie.
Ora si lancia il guanto della sfida. Fra le iniziative c’è il lancio dell’hashtag #postaconiguanti da parte di Fondazione Carolina. Una proposta sostenuta dalla Fom e sviluppata con gli educatori di Pepita onlus e Cuore e Parole. Agli oratori (ma non solo a loro) si propone di appendere ai cancelli d’ingresso dei guanti per dire «no» a ogni forma di bullismo, incluso quello digitale. Per partecipare basta un vecchio guanto – sinonimo e simbolo di attenzione e cura per le relazioni quotidiane, dentro e fuori la rete, spiegano i promotori – da condividere anche sui social con l’hashtag #postaconiguanti. Anche così gli oratori lanceranno il loro guanto di sfida al cyberbullismo.
Dodici ore di lezione a tutto campo. Tornando al corso online: iscrivendosi (con un contributo di partecipazione di 50 euro) alla piattaforma OraMiFormo sarà possibile accedere a contributi video e multimediali per un totale di 12 ore di lezione. Educatori virtuali introdurranno gli operatori pastorali alla conoscenza di fenomeni come il bullismo e il cyberbullismo, il sexting e la sextortion, fino all’autolesionismo online, e li aiuteranno a cogliere i primi campanelli d’allarme di situazioni nelle quali i ragazzi fossero vittime o responsabili, e a capire come e cosa fare. Si affronteranno gli aspetti tecnologici e quelli legali, ma anzitutto quelli educativi e relazionali di una sfida che chiama i mille oratori milanesi a rinnovare, ancora una volta, il loro insostituibile ruolo ecclesiale e sociale.

«Cyberbullismo? Problema educativo, non tecnologico»

Nel ricordo di Carolina. «Le parole fanno più male delle botte». Così lasciò scritto la 14enne novarese Carolina Picchio, prima vittima di cyberbullismo in Italia, prima di togliersi la vita nella notte fra il 4 e il 5 gennaio 2013. Nella sua disperazione, ebbe tuttavia la forza di chiedere: «Ciò che è accaduto a me non deve più succedere a nessuno». Infine l’auspicio: «Spero che adesso siate tutti più sensibili sulle parole». Così Paolo Picchio, presidente onorario di Fondazione Carolina, ha ricordato la figlia intervenendo – martedì 29 gennaio all’Archivio storico diocesano di Milano – alla presentazione del corso online sul bullismo e il cyberbullismo promosso con la Fom.
Don Guidi (Fom): «Nella realtà dei ragazzi c'è il virtuale». Perché non accada più quanto, invece, continua ad accadere, serve l’impegno di tutti. «E gli oratori non potevano girarsi dall’altra parte – scandisce don Stefano Guidi, direttore della Fom –. All’oratorio vengono ragazzi di ogni condizione, cultura, fede. E l’oratorio ha una responsabilità educativa verso tutti i ragazzi. Perciò, con una modalità che non ha precedenti tra le diocesi italiane, offriamo questo primo corso online attraverso la nostra piattaforma di e-learning. San Giovanni Bosco ci insegna che l’educazione deve calarsi nella vita reale dei ragazzi. E la loro realtà, oggi, abbraccia la rete e il virtuale. Con il corso aiutiamo le nostre comunità educanti a essere all’altezza di questo nuovo compito, con benefici che dalla comunità ecclesiale si allargano all’intera società. E aiutiamo la nostra diocesi a raccogliere la sfida che ci ha lanciato papa Francesco». Non solo: nei prossimi mesi la piattaforma OraMiFormo – presentata nei suoi tratti essenziali da Mauro Bignami della Fom – potrà essere aperta ad altre diocesi.
Il videomessaggio di Delpini, le parole di Zoppi. Ad avviare l’incontro, martedì mattina, un videomessaggio dell’arcivescovo di Milano, Mario Delpini, a rilanciare l’importanza di sviluppare competenze perché i social «siano usati per fare del bene e proteggere i più deboli». Competenze non solo tecniche. «Sì, perché il cyberbullismo non è un problema tecnologico, ma educativo – incalza Ivano Zoppi, direttore generale di Fondazione Carolina –. L’ultimo rapporto Censis dice che il 50% dei ragazzi fra gli 11 e i 17 anni ha subito comportamenti aggressivi o violenti da parte di coetanei. E un ragazzo su 4 è stato coinvolto in episodi di cyberbullismo. Ma secondo un’indagine di Pepita onlus oltre il 50% dei minori, se fosse vittima o assistesse a episodi di bullismo o cyberbullismo, non ne parlerebbe con nessuno. Perchè? Per paura o vergogna. Per omertà. E perché non hanno un adulto di riferimento. Ecco il punto: la credibilità della comunità educante. Saper ascoltare. Saper intervenire. Educare all’uso consapevole e responsabile dei social media. Educare al rispetto di sé e degli altri: ecco la sfida», ha spiegato Zoppi, ricordando come Carolina sia partner della Fondazione Scholas Occurrentes, voluta da papa Francesco, «nella creazione dell’Osservatorio internazionale cyberbullismo che presenteremo a giugno e avrà sede in Vaticano». Quindi, presentando l'hashtag #postaconiguanti: «Il guanto è simbolo di protezione e di calore, ciò che ogni giorno cercano milioni di ragazzi che frequentano gli oratori, ultimo autentico baluardo educativo – ha riconosciuto Zoppi –. In questo tempo di muri, ponti interrotti e porti chiusi i cancelli degli oratori sono sempre aperti. Proprio su queste cancellate invitiamo i ragazzi e le famiglie ad appendere un guanto, sinonimo e simbolo di attenzione e di cura nelle nostre relazioni quotidiane, dentro e fuori la rete».

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