giovedì 14 novembre 2013
Il vertice nella notte si sonclude con l'ennesimo rinvio sul problema della scissione, ad appena due giorni dal Consiglio nazionale di sabato. L'avvocato Coppi: la richista di grazia per il cavaliere è tramontata.
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Silvio Berlusconi ci prova ancora, ma gli spazi per mediare si fanno sempre più ristretti in vista del Consiglio nazionale di sabato. In un nuovo, difficile vertice nella notte con Angelino Alfano si è tentata un’ultima via d’uscita alla scissione, ivi compresa l’ipotesi di far slittare l’incontro che dovrebbe segnare il passaggio a Forza Italia, ipotesi fieramente avversata dai "lealisti". L'incontro si è concluso verso mezzanotte, con l'ennesimo rinvio sul problema scissione del Pdl, ad appena due giorni dal Consiglio nazionale del partito che rilancerà Forza Italia e probabilmente annuncerà la scelta di Berlusconi di non continuare a sostenere l'attuale governo.Secondo le indiscrezioni, dunque, le posizioni non si sarebbero avvicinate. Alfano avrebbe confermato che l'ala governativa del Pdl è determinata nel battersi contro la decadenza di Berlusconi dal Senato ma non ha intenzione di ritirare l'appoggio all'esecutivo, qualora fosse questa la proposta del Cavaliere al Consiglio nazionale di dopodomani. Il vicepremier ha inoltre posto una condizione alla partecipazione dei governativi al Consiglio nazionale: in quella sede dev'essere garantita la possibilità di aprire il confronto senza prevedere il solo intervento di BerlusconiE, nel corso di una giornata in cui i capi delle due fazioni in lotta se le sono suonate di santa ragione, il no del Pd a posticipare il voto sulla decadenza acuisce lo scontro. L’accusa del leader dei "falchi", Raffaele Fitto, ad Alfano è di limitarsi a «lacrime di coccodrillo» sull’uscita di scena dal Parlamento del leader con l’obiettivo, in realtà, di «fargli la festa».Accuse pesanti, prima ancora della porta in faccia sbattuta dal Pd. «È impensabile uno slittamento del voto», avverte Danila Leva, responsabile giustizia, «il principio di legalità non va sacrificato su nessun altare». Il 27 mattina resta così calendarizzato il voto al Senato, conferma Dario Franceschini: «Andiamo avanti con chi ci sta».Le vie d’uscita si stringono allora sempre di più. La richiesta di grazia «è tramontata», ribadisce il legale di Berlusconi, Franco Coppi. Si studia anche la strada della revisione del processo, evocata dal Cavaliere durante una telefonata a un incontro del Pdl di Camaiore, nel corso della quale aveva parlato di «nuove testimonianza e documenti esclusivi».In questo clima avvelenato ci provano ancora le voci più temperate dei governativi, come quella di Maurizio Lupi: «Quello sulla decadenza è un voto sbagliato e grave», dice, «sino all’ultimo bisogna fare la nostra battaglia e cercheremo di convincere il Pd a ripensarci, ma un conto sono le battaglie sulla decadenza - auspica il ministro dei Trasporti - un conto è continuare a lavorare nell’interesse dell’Italia». Un appello per sostenere l’estremo tentativo dei due mediatori, Berlusconi e Alfano, che ieri sera hanno provato a sciogliere i tre nodi inestricabili: la legge di stabilità, la decadenza e il passaggio a Forza Italia.Alfano prende di mira il «fuoco di dichiarazioni offensive» - un vero e proprio «virus», lo definisce -, che vengono fuori «ogni volta che Berlusconi butta il ponte levatoio nel tentativo di costruire una nuova unità». Il segretario replica, senza citarlo, a Fitto: «Voglio dire che sabato deve essere una festa perché Berlusconi la merita». E auspica che la riunione non diventi «un filmato per Youtube», con chiara allusione al precedente del «che fai mi cacci?» che sancì la rottura con Gianfranco Fini.Non lo vuole neanche il Cavaliere, che tuttavia ha fretta di passare a Forza Italia. Alfano e Berlusconi ultimi mediatori, ma le loro truppe sono già pronte alla scissione consensuale. In una nuova riunione dei governativi, ieri con i ministri, si sono confrontate le diverse posizioni. Alla fine, spiega Roberto Formigoni, si è deciso che «a queste condizioni, al livello cui hanno portato lo scontro, è inutile andare sabato». Si può sperare in un rinvio. La partecipazione invece ci sarà, solo in caso di disponibilità a rimettere in discussione il deliberato dell’ufficio di presidenza che azzera tutte le cariche del Pdl. Alfano, dalla sua, può contare su una crescita di adesioni nel gruppo senatoriale, ormai vicini ai 40, il che chiude ogni ipotesi di metter in crisi il governo Letta. Ma «al momento mancano le condizioni minime», conferma Gaetano Quagliariello.
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