sabato 9 ottobre 2010
La Fondazione Cellule staminali – realizzata grazie al sostegno della diocesi, dell’azienda ospedaliera Santa Maria e dell’Istituto superiore di sanità – ha avuto il via libera dall’Agenzia del farmaco a utilizzare le cellule staminali neurali per sperimentazioni cliniche su gravi malattie neurodegenerative, dopo i test positivi su animali.
- Vescovi: «Strumento per aiutare i malati»
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Laggiù, in fondo al tunnel delle malattie neurodegenerative, s’intravede una minuscola luce: ancora un puntino, fioco, lontano, ma realmente di luce. Entro sei mesi partirà su alcuni malati di Sla la sperimentazione del progetto messo a punto dal "Laboratorio cellule staminali", Cell Factory e Biobanca dell’Azienda ospedaliera Santa Maria di Terni. E successivamente toccherà anche a malati di sclerosi. Perché fin qui i test sugli animali sono stati sorprendenti: «Le cellule trapiantate nei ratti malati di Sla hanno spento le infiammazioni nel loro cervello causate dalla malattia» - racconta il professor Angelo Vescovi, direttore scientifico del Laboratorio - ed esattamente lo stesso è successo alle scimmie con la sclerosi. La partita, intendiamoci, resta tutta da giocare: però è finalmente cominciata, all’attacco, ed è già più di qualcosa.Così ieri c’è stato il doppio annuncio: l’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) ha dato la sua autorizzazione al Laboratorio di Terni - ha spiegato Enrico Garaci, presidente dell’Istituto superiore di sanità - ed «entro una decina di giorni l’Istituto darà il suo via libera ai primi test clinici di "fase uno" per l’uso di cellule staminali neurali su malati affetti da Sclerosi laterale amiotrofica (quelli preliminari su un piccolo gruppo di malati per dimostrare l’innocuità del metodo, prima di estendere la sperimentazione ad un numero via via maggiore di pazienti, ndr)». Dunque «un traguardo importante per un progetto cominciato quattro anni fa che ha unito istituzioni laiche e religiose»: cioè diocesi, azienda sanitaria e Comune di Terni, Regione e governo nazionale, ma anche banche e fondazioni e la decisiva associazione Neurothon onlus, il cui presidente è monsignor Vincenzo Paglia, vescovo di Terni. Un progetto e un traguardo tanto importanti che adesso, qui, partiranno appunto le prime sperimentazioni italiane - e fra le prime al mondo - di cellule staminali neuronali per combattere alcune malattie neurodegenerative. E la "testimonial" più rappresentativa ne è Chantal Borgonovo, moglie del calciatore inchiodato in un letto proprio dalla Sla.A dirla tutta, qualche anno fa questo progetto stava per morire («Non avevamo neanche i soldi che servono ad acquistare l’acqua per le colture delle cellule...») e il professor Visconti per andarsene a realizzarlo all’estero. Ma la Chiesa ternana l’ha scoperto, sponsorizzato e tenuto in vita con un primo grosso finanziamento grazie alla diocesi di Terni: «Perché questa è la prova - dice monsignor Paglia - che la ricerca di una strada eticamente condivisa per lottare contro le malattie è più che possibile. Com’è pure la prova di quanto sia falso che privilegiando i metodi ispirati alla tutela della vita in ogni suo momento venga ritardata la ricerca scientifica e i suoi frutti». Tant’è che lo stesso Vescovi non è credente, eppure ha sempre lavorato su cellule staminali adulte, come hanno sottolineato Garaci e il ministro della salute, Ferruccio Fazio. A proposito, quest’ultimo ha pubblicamente benedetto il lavoro del Laboratorio e soprattutto ciò che lo ha reso possibile: «Qui sono stati già ottenuti dei risultati» e «senza sinergie non si va da nessuna parte», perciò «mi auguro che Terni sia di esempio». Infine ha fatto sapere che a giorni firmerà per «uno stanziamento da un milione mezzo di euro per il Centro genomico di Perugia» più «altri tre milioni da dividersi fra lo stesso Centro perugino e il Laboratorio di Terni».Sono allora felici, qui, ma anche consci che è appena un primo passo. «Ottenere la certificazione dell’Aifa per noi è stato molto importante - spiega Vescovi - perché significa poter affermare con sicurezza che le complesse procedure tecniche e scientifiche con cui queste cellule vengono ottenute sono quelle che garantiscono il massimo grado di sicurezza per il paziente». Quindi non soltanto il riconoscimento di un elevato standard di qualità, ma soprattutto la tutela per i malati, «ai quali viene offerta la massima sicurezza nell’applicazione delle terapie». E di cellule staminali, infine - conclude il direttore del Laboratorio - «già ne abbiamo già pronte nella nostra biobanca, potremmo cominciare la sperimentazione anche domani».Nel nostro Paese - usando le parole del direttore generale dell’Aifa, Guido Rasi - attualmente sono «soltanto nove le officine autorizzate alla produzione di terapie avanzate». Di conseguenza, «l’Aifa ha assunto tra le proprie priorità la riduzione dei tempi necessari all’ispezione delle officine di produzione per valutare il rispetto delle "Norme di buona fabbricazione"» e «a rilasciare l’autorizzazione che certifica il possesso di requisiti di qualità e sicurezza».
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