martedì 2 febbraio 2016
I punti salienti del ddl Cirinnà
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Il ddl "Cirinnà" si compone di 23 articoli ed è diviso in 2 parti ("capi"): la prima riguarda le unioni civili tra persone dello stesso sesso, la seconda (dall’articolo 11) regola le convivenze di fatto. L’incipit del testo inquadra le unioni tra persone dello stesso sesso quale "specifica formazione sociale", ma gli articoli che seguono indicano costanti rimandi alla disciplina matrimoniale. Per esempio, il 65 ("Nuovo matrimonio del coniuge") e il 68 ("Nullità del nuovo matrimonio") del codice civile, ma prima ancora la disciplina per cui "due persone maggiorenni dello stesso sesso costituiscono un’unione civile mediante dichiarazione di fronte all’ufficiale di stato civile ed alla presenza di due testimoni". Presente anche una norma che invita il governo a riconoscere automaticamente un matrimonio gay contratto all’estero come unione civile. Senza dimenticare l’articolo 5, che nel segno della "stepchild" consente a un membro della coppia omosessuale di adottare un eventuale figlio del partner. Il capo dedicato invece alle convivenze disciplina i diritti dei singoli all’interno della coppia, e non prevede - salve rarissime eccezioni - rimandi al diritto matrimoniale. L’articolo 12 disciplina la reciproca assistenza, il 13 la gestione della casa comune, e a seguire il testo regola l’assegnazione degli alloggi popolari, gli obblighi di mantenimento alimentare, i diritti nell’attività d’impresa e altri aspetti più tecnici. Questa seconda parte è sintetizzata dall’art. 19, che inquadra le convivenze come nuovi tipi di contratto.
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