martedì 16 maggio 2017
Quale psicoterapia per i problemi di identità sessuale? «Ritengo innanzi tutto necessaria una precisazione. Noi "addetti ai lavori" abbiamo l’obbligo deontologico di accettare chiunque ...
La psicanalista Grazia Aloi

La psicanalista Grazia Aloi

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Quale psicoterapia per i problemi di identità sessuale? «Ritengo innanzi tutto necessaria una precisazione. Noi "addetti ai lavori" abbiamo l’obbligo deontologico di accettare chiunque si rivolga a noi per "qualsiasi" problematica, altrimenti con le dovute spiegazioni, si procede all’invio a un collega. È l’opinione di Grazia Aloi, psicoterapeuta e psicanalista milanese che da molti anni si confronta con sofferenza legate alla sessualità.

Tra le persone che si rivolgono a voi con disagi di tipo identitario, quanto pesa l’orientamento omosessuale?
Dobbiamo distinguere innanzi tutto le origini di questo disagio. Il pensiero non è mai libero, in nessuno, fintanto che vi sia la 'coazione a ripetere' di freudiana memoria, tuttora valida: finché ripetiamo che siamo (e vogliamo essere) lgbt non siamo liberi di esserlo perché ci tradisce il comportamento di esserlo. Nella maggior parte dei casi l’omosessualità – e lo dico sulla base della mia esperienza – nasce da 'fatti psichici' che hanno lasciato segno. Sia ben chiaro che non sto 'psichiatrizzando' la sessualità non etero. za d’oggetto', l’impossibilità di ben attraversare le fasi evolutive fino alle peripezie della vita adolescenziale e di quelle dell’età adulta.

Condivide l’atteggiamento di chi sostiene che lo psicologo debba accompagnare il paziente senza 'orientare' le sue scelte? Da psicoanalista con i capelli bianchi sono obbligata a non giudicare, ma pensare, formulare un piano, ossia una prognosi. 'Non giudicare' non significa non avere in mente il problema, che esiste, eccome, altrimenti nessuno verrebbe spontaneamente da noi. Tenendo ben presente che qui non si tratta di fare una classifica tra persone più o meno 'normali'. La persona è sempre normale, talvolta sono i suoi comportamenti esasperati in ambito sessuale che non lo sono.

L’accusa più clamorosa rivolta al suo collega Giancalo Ricci riguarda un riferimento all’essenzialità della funzione di madre e padre nel percorso di crescita. È così inaccettabile secondo la psicanalisi?
Se è vero che i figli sono di chi li cresce e non tanto di chi li genera, è altrettanto assolutamente indubitabile che i figli debbano avere due genitori di sesso opposto, pena la confusione di ruoli, di immagini, di interiorizzazioni. Tutto si può delegare in una società del pret-a-porter, ma non il concepimento di figli. Questi bimbi, venendo al mondo, hanno bisogno di due 'zainetti' diversi.

Cosa c’è nello 'zainetto' materno che è impossibile trovare altrove?
La mamma – e solo la mamma-donna – metterà la generosità della generatività, che non è cosa da poco. Metterà i principi del nutrimento (qualsiasi cosa si voglia intendere), metterà un 'utero' pronto ad accogliere i dolori, metterà l’insegnamento alla uguaglianza, al rispetto per il proprio

Omosessualità e condizione trangender determinano sempre un disagio psicologico?
No, se queste persone accettano e condividono in modo egosintonico la loro appartenenza psichica a quella fisiologica ed anatomica. Altrimenti sì.

E dal punto di vista della psicoanalisi?
Qui dobbiamo riconoscere che c’è quasi sempre un 'trauma': un rapporto troppo inibente oppure troppo gratificante, l’impossibilità di avere la cosiddetta 'costanuale padre.

E nello 'zainetto' paterno?
Il padre – e solo il padre-uomo – metterà le istruzioni per l’uso di come funzionino le cose del mondo, metterà i codici del sipuò- non-si-può, sarà punto di riferimento (in modo differente) sia per una figlia che per un figlio. Ma soprattutto permetterà al figlio maschio la 'castrazione', ossia la liberazione dell’innamoramento della sua mamma.

Anche il modo del concepimento pesa sull’equilibrio psichico del bambino?
Forse alcuni genitori 'non naturali' pensano che i bimbi non abbiano una memoria prenatale. Mi spiace, non è così: ogni figlio 'sa' inconsciamente quello che è successo prima della sua nascita. Quando saremo in grado di studiare in modo sistematico gli effetti dell’utero in affitto sulla psiche dei bambini ne vedremo gli esiti in tutta la loro drammatica dimensione.

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