venerdì 17 aprile 2020
Sono ormai molti i neologismi legati al Covid-19 e diffusi in tutto il mondo
Un Emoticon con la mascherina in una strada di Milano

Un Emoticon con la mascherina in una strada di Milano - Fotogramma

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In un paio di mesi il coronavirus ha cambiato il nostro modo di parlare. L’importante è che non cambi troppo il nostro modo di pensare, rendendoci diffidenti e sospettosi gli uni verso gli altri. Per evitare il rischio bisogna ripartire proprio dalle parole e cercare di comprenderle bene. Come? Anzitutto distinguendo quelle che sono davvero nuove dalle altre che, invece, esistevano già prima e sono diventate di uso comune solo in questi giorni. Appartiene alla seconda categoria il termine “coronavirus” che, come sappiamo, di per sé si riferisce una famiglia di virus abbastanza ampia, ma che è diventato ormai sinonimo del temibile Covid-19. Un ragionamento analogo vale per espressioni inglesi come lockdown (la “chiusura” che riduce le attività produttive e ci obbliga a restare in casa) e droplet (le “goccioline” che possono trasmettere il contagio se non ci si rispettano le distanze di sicurezza).
Ma non mancano i neologismi, vale a dire le parole nuove coniate in tempo di emergenza. Una diffusa in molti Paesi è purtroppo covidiota (covidiot, in inglese), con cui si indicano le persone che sottovalutano l’allarme, non si attengono alle regole imposte dalle autorità e hanno l’unica preoccupazione di saccheggiare i supermercati. Per questa attività in Germania si usa una parola particolarmente simpatica, Hamsterkauf,“fare spese come i criceti”, i piccoli roditori capaci di immagazzinare grandi quantità di cibo nelle guance.
Non meno fantasiose sono espressioni come Dracula cough e Dracula sneeze. Che cosa c’entrano i vampiri con il coronavirus? No, niente a che vedere con i pipistrelli da cui è partito il contagio. Questi modi di dire inglesi, che rimandano rispettivamente al colpo di tosse (cough) e allo starnuto (sneeze), servono a spiegare come ci si dovrebbe comportare, e non solo in questo momento. Anziché portare la mano alla bocca oppure al naso, sarebbe bene tossire e starnutire nella piega interna del gomito, imitando il movimento che fa il conte Dracula quando si copre il volto con il mantello.
Secondo il sito Babbel, specializzato nell’insegnamento delle lingue, un altro neologismo che sta prendendo piede è Coronials, che sono i fratelli minori dei Millennials (nati tra il 1985 e il 1995) e la Generazione Z (dal 1995 e il 2010). I bambini e le bambine che verranno al mondo nei prossimi mesi avranno davanti a sé una realtà in gran parte nuova, sulla quale attualmente è ancora difficile fare previsioni esatte.
Anche in questi tempi incerti ci sono parole che mettono allegria e altre che incutono un po’ di paura. Covidengue, per esempio, con la quale in Argentina si allude al pericolo che al coronavirus si possa sommare la dengue, la malattia tropicale abiualmente trasmessa dalle zanzare. Un tentativo di sdrammatizzare arriva invece dal Giappone, dove imperversa la moda dell’on-nomi, ossia del “bere online”: non potendosi vedere di persona, gli amici si danno appuntamento sul web per un brindisi o per un aperitivo. Attenzione, rispondono dal Portogallo. Quarantena não é ferias, “la quarantena non è una vacanza”, ma un impegno da prendere molto sul serio. Per il bene di tutti.

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