domenica 30 ottobre 2016
Da Assisi a Norcia, sulle strade sconvolte dalla scossa di terremoto delle 7. Tra antiche mura crollate, voragini e salotti a cielo aperto. E la terra che continua a tremare. LE FOTO
Il salotto di una casa, un'intimità violata dal terremoto

Il salotto di una casa, un'intimità violata dal terremoto

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La lunga giornata del terremoto comincia con l'interminabile scossa che mi sorprende in camera, terzo piano. Tutto salta mentre i muri gemono. Paura, disagio fisico, gambe che tremano. Ma la Domus Pacis di Santa Maria degli Angeli ad Assisi regge. Anche la grande Basilica della Porziuncola. Ma la caduta di qualche calcinaccio consiglia di spostare le messe all'aperto.

E allora via in macchina verso l'epicentro. Passiamo per Spoleto, poi imbocchiamo la statale 685 e i primi segni della "botta", ma anche delle scosse precedenti, appaiono subito con massi sulla strada e frane che hanno sfondato le reti di contenimento. Ma si passa grazie al pronto intervento degli uomini dell'Anas. Ma a Cerreto di Spoleto c'è il blocco. Per prudenza passano solo i mezzi di soccorso. E allora si va per la montagna. Paesaggi bellissimi. Piccole frazioni come Ponte, dove la chiesetta è transennata.


La strada si fa sempre più stretta. Alle 14,34 nuova forte scossa, 4.5. La sento decisamente malgrado sia in auto ma soprattutto vedo la frana che scende lungo un canalone dell'altro versante. Attraverso un'altra frazione, Poggio Primocaso. Malgrado il freddo, siamo a 830 metri, sono tutti per strada. Facce stanche e sgomente.


La deviazione, ben segnalata, finisce e rientriamo sulla statale 685 poco prima di Norcia. Prima del paese sulla strada una serie di "dossi". In realtà sono le deformazioni provocate dalla scossa che ha sollevato asfalto e massicciata. Che poi proseguono nei campi che costeggiano la strada. Mi ricordano quelli che vidi in Irpinia, 36 anni fa, volontario con gli scout. Ma qui non c'è la confusione di allora e fortemente diversi anche i danni anche se la scossa è stata molto simile.


Ecco il Coc, il Centro operativo comunale. Riconosco le auto dei locali perchè sono coperte dalla polvere sollevata dai crolli. Vado oltre e la violenza del sisma mi si para davanti. La strada è contorta, spaccata, crollata. Passo solo grazie al fuoristrada. Nel centro storico, dove sono crollate le due splendide chiese, è chiuso e sorvegliato dalle forze dell'ordine. Ma vedo bene lunghi tratti delle mura cittadine completamente collassati, ma anche alcuni palazzetti storici, mentre altri hanno resistito. Già perchè a Norcia malgrado i danni sembra proprio che gli interventi dopo il sisma del 1997 abbiano funzionato. Meno sulle case più antiche, "quelle coi muri a sacco che non reggono", mi spiega uno sconsolato abitante.


Ed è ancora scossa oltre i 4 gradi. Altro che quella delle 7,40! La sua forza è evidente poco più avanti. C'è un cartello con la scritta "Sottopasso della Castellina. Ingresso per il centro storico". Ma il sottopasso non c'è più, completamente ostruito dal crollo delle mura. In quel punto il terreno si è sollevato creando un gradino di 30 centimetri. È la parte antica ad aver sofferto di più ma anche qualche casa moderna. Lungo la strada una palazzetto di due piani ha perso un'intera parete. Ecco così la sala da pranzo al secondo, la cucina al primo, le auto schiacciate nel garage. Il privato di una famiglia come la scena di un teatro.


E sono immagini private anche i pazienti dell'ospedale che attendono sul piazzale. Lettighe, apparecchi medici, scatoloni di medicinali. Ma si sta allestendo un ospedale da campo. Per alcuni sarà comunque necessario un trasferimento. E non solo loro. Già alcuni pullman sono arrivati. Gran parte degli abitanti dovrà spostarsi negli alberghi del Trasimeno. Alcuni sono al Coc con valige e buste. Ma non sento proteste. Anzi ci si rimbocca già le maniche. Un ristorante ha portato fuori sedie e tavoli, si ripulisce il locale dai cocci per riaprire al più presto. Tanta dignità ma anche paura. Anche se poteva essere una strage.




"Se la scossa fosse arrivata alle 9 mentre c'erano le messe avremmo avuto centinaia di morti", riflettono alcuni abitanti. Proprio come 36 anni fa, nel crollo della chiesa di Balvano in Basilicata. Questa volta per fortuna la similitudine col sisma dell'Irpinia non c'è fino in fondo. L'ultima immagine è quella di alcune famiglie di immigrati sedute nei giardinetti davanti a Porta Romana. Anche loro con le buste piene di poche cose. Facce impaurite. Certo non si aspettavano questo. Ormai è sera. Il freddo diventa intenso. La terra non smette di tremare. E cresce l'angoscia.


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