mercoledì 23 agosto 2017
«Lo ius culturae, che riconoscerebbe l’italianità di chi frequenta un intero ciclo scolastico, è un principio di realismo e di giustizia»
Da 11 anni in Italia, studia Legge e la Costituzione
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Come molti coetanei, Janaq Qarri, 29 anni, condivide un appartamento con due studenti fuorisede (un napoletano e un pugliese), mentre prima ha abitato al Collegio dell’Università di Bari. La sua residenza è ad Altamura, dove vivono le famiglie del fratello e della sorella, mentre l’origine è in Albania. «Sono cresciuto – dice – sognando l’Italia davanti alla trasmissione di Rai1 "Solletico" e ai cartoni animati di Dragon Ball e Holly e Benji». Spente le 18 candeline, anche per un serio problema di salute, Janaq è venuto in Italia per iniziare a studiare Giurisprudenza (sta laureandosi con una tesi sul diritto di salute). Dopo 11 anni si sente cambiato: «Guardo al passato – sorride – e fatico a riconoscermi: gli incontri cambiano, tanto più se si è giovani. Oggi ho una ragazza italiana, studio la Costituzione e le leggi di questo Paese, penso qui il mio futuro». Da studente in Legge, Janaq segue il dibattito sulla riforma della cittadinanza: «Lo ius culturae, che riconoscerebbe l’italianità di chi frequenta un intero ciclo scolastico, e lo ius soli temperato, che renderebbe italiano chi nasce da genitori regolarmente presenti in Italia, sono due principi di realismo e di giustizia». In entrambi i casi, tra l’altro, secondo la nuova norma occorrerebbe che la madre o il padre abbiano un permesso di lungo soggiorno, quindi arrivati da anni nel Belpaese. «Penso ai miei nipoti – conclude – che rientrerebbero in questo caso: mio fratello ha due figli di 14 e 16 anni, mia sorella due bambine di 4 e 10. Tutti nati in Puglia, ma senza la cittadinanza del Paese in cui stanno crescendo».

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