giovedì 28 gennaio 2010
Il varo unanime da parte del Senato segna una giornata storica per la tutela della dignità della vita umana sino all’ultimo Peccato che i soliti radicali abbiano fatto di tutto per mettere la loro «firma» anche su un testo così ampiamente condiviso, con un ambiguo ordine del giorno «anti proibizionista» adottato dal ministro Fazio.
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Più facile accedere ai farmaci contro il dolore severo grazie alla legge che il Senato ha approvato ieri all’unanimità e che ora torna per il sì definitivo alla Camera, da cui l’iter era partito con un ddl firmato dalle democratiche Paola Binetti e Livia Turco e approvato all’unanimità. Durante l’esame a Palazzo Madama, infatti, sono state introdotte modifiche che rendono necessario il nuovo passaggio: tra queste l’obbligo per i medici di monitorare il dolore di ogni ricoverato e di annotare i risultati nella cartella clinica. Fa discutere, infine, un ordine del giorno – accolto dal governo e come tale non parte integrante della legge – che chiede la produzione in Italia di farmaci a base di cannabis. Esultano i senatori radicali che l’hanno proposto. Ma il Dipartimento per le politiche antidroga si affretta a precisare che è solo una verifica dell’opportunità tecnica di far produrre un farmaco che nessuna industria italiana ha mai chiesto di autorizzare, riservato ai pazienti che ne hanno bisogno e attualmente devono procurarselo all’estero.Cure palliative e terapia del dolore. La legge innanzitutto definisce «cure palliative» gli interventi per i malati terminali. Le «terapie del dolore», invece, vengono applicate alle «forme morbose croniche». Con le nuove regole, le prime diventano un diritto per i pazienti affetti da dolore severo. E la prescrizione di farmaci antidolore (a base di oppiacei e cannabinoidi) meno macchinosa: il medico non avrà più bisogno di un ricettario speciale. L’unico vincolo è che il farmacista dovrà conservare l’originale o una fotocopia della ricetta. Alcuni princìpi della cannabis, importanti per malattie come la Sla, vengono inseriti tra i farmaci.Due reti territoriali e monitoraggio dei ricoverati. Vengono previste due reti territoriali specializzate: una in cure palliative e una per la terapia del dolore. Sono costituite dall’insieme delle strutture sanitarie – sia ospedaliere che territoriali (i cosiddetti hospice) – e delle figure professionali che erogano le cure. Ogni ricoverato dovrà essere monitorato dai medici anche sotto l’aspetto del dolore. Un obbligo che oggi esiste solo per i terminali e ora si estende a tutti i pazienti, indipendentemente dalla patologia. Le osservazioni dovranno essere annotate sulla cartella clinica. Previsti anche corsi universitari e master di formazione per i sanitari.Tariffe & Regioni. Le tariffe delle cure palliative nelle strutture pubbliche e convenzionate – che oggi variano da Regione a Regione – dovranno essere omogenee. Nel caso in cui una Regione ritardi o ometta di adempiere quanto previsto dalla legge, il ministero della Salute fissa un termine, scaduto il quale viene nominato un commissario. Viene istituito un Osservatorio nazionale, incaricato di redigere un rapporto annuale.Fondi ad hoc. È stata stanziata una quota fissa di 50 milioni di euro, più altri 100 inseriti dal 2009 tra gli obiettivi di piano del Fondo sanitario nazionale. Per destinare risorse allo scopo, la legge prevede che le Regioni inadempienti non potranno accedere per l’anno successivo ai finanziamenti sanitari nazionali.I commenti. Soddisfatto il relatore Stefano de Lillo (Pdl) che parla di «giornata storica». Spera che «questa buona legge non rimanga un contenitore quasi vuoto, senza finanziamenti adeguati», Dorina Bianchi, vicepresidente dei senatori Udc. Raffaele Calabrò (Pdl) definisce l’approvazione un «secondo e altrettanto importante passo in avanti di un unico percorso legislativo», iniziato con l’approvazione in Senato del testo sul fine vita che porta il suo nome, di cui quello licenziato ieri è «per certi versi l’altra faccia della luna». Esulta Paola Binetti (Pd), che parla di «uno degli atti più importanti di questa legislatura». Perché «è decisamente a servizio dei malati, esprime fiducia nei medici ed esalta l’umanità della medicina, che considera la vita, anche negli ultimi momenti, pienamente degna di essere vissuta». Sottolinea il ruolo delle regioni, infine, la senatrice Emanuela Baio (Pd): «Sarà ricordata come una buona legge se i familiari di chi vive un dolore severo e continuativo non si sentiranno più rispondere "no"».L'ordine del giorno. Inizialmente, martedì, il ministro della Salute Ferruccio Fazio si era espresso in modo conforme al relatore per rigettare l’ordine del giorno presentato dai radicali. Dopo gli interventi dei pdl Saia, Longo e Baldassarri si era rimesso all’assemblea, dopodiché l’odg era stato accantonato. Il vice capogruppo Pdl Gaetano Quagliariello aveva sottolineato l’esigenza di non far passare «una posizione a favore di una legalizzazione coperta da finalità compassionevoli». In seguito il governo ha accolto il testo modificato. Di qui l’esultanza radicale e i puntini sulle «i» messi dal dipartimento guidato da Carlo Giovanardi.
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