giovedì 7 ottobre 2010
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«Sono fatti gravissimi. Ci sono squadracce che vorrebberro intimidirci e zittirci, limitare l’autonomia e la libertà di una grande associazione come la Cisl. Ma non ci riusciranno». Preoccupato, ma non meno determinato del solito, Raffaele Bonanni commenta a caldo gli ennesimi attacchi di ieri contro le sedi della confederazione. Il segretario generale della Cisl risponde al telefono dall’auto. È appena sbarcato dall’aeroporto e l’aspettano al Tg1 per un’intervista, al termine di una nuova giornata ad alta tensione.Segretario da un mese a questa parte lei e la Cisl siete nel mirino. Da dove nascono questo clima e questi attacchi? E perché ce l’hanno proprio con voi?Nasce dal fatto che da mesi e mesi ci sono stolti e furbi che hanno lanciato e fatto passare un messaggio falso. E cioè che fare accordi come quello che abbiamo firmato alla Fiat di Pomigliano significhi distruggere i diritti e violare la Costituzione. Sono bugie, pagliacciate. È da 10 anni che facciamo accordi per salvare il lavoro e le aziende, spesso anche con la firma della Fiom e della Cgil. Sono intese all’ordine del giorno in Paesi come la Germania. Invece da noi, proprio ora che la Fiat non si muove più nella logica consociativa di avere soldi pubblici, sono iniziate le convulsioni della Fiom dentro la Cgil.Una parte di questi episodi sono partiti proprio da militanti della Fiom. Sono fatti isolati o c’è un disegno? Lei ha parlato di cattivi maestri...Io dico alla Fiom: fermatevi perché state provocando atti di squadrismo che bisogna assolutamente isolare. E dico anche che ci sono alcuni nella politica e nel sociale, sostenuti da parte dei media e anche da pezzi della Tv pubblica che hanno alimentato queste bugie e questa tensione. Sono sempre gli stessi ambienti culturali antagonisti che fanno provocazioni e fanno finta di non vederne le conseguenze. E se succede qualcosa trovano sempre giustificazioni, senza pudore.Oggi Epifani le ha telefonato e la segreteria della Cgil ha espresso una «totale condanna» di quanto accaduto. Come valuta questi passi?Ho apprezzato moltissimo. Ma Epifani e la Cgil ora devono cambiare questo atteggiamento di tolleranza. Devono dire chiaramente a chi ha manifestato anche dietro le loro bandiere lanciando invettive contro di noi che è legittimo esprimere la propria cultura ed esperienza, ma che non si può zittire e mettere vincoli all’autonomia degli altri. Specie a un grande sindacato come il nostro, che risponde a milioni di iscritti. E soprattutto quando ci sono in ballo posti di lavoro. Nessuno di noi ha lanciato calunnie, mentre noi ne siamo vittima ricorrentemente.Come reagirete?Intanto dopodomani, sabato, saremo in piazza a Roma per dimostrare che siamo una grande organizzazione e che non rinunciamo alla nostra libertà. Sarà una manifestazione con centinaia di migliaia di persone per rivendicare, insieme alla Uil, una riforma fiscale per le famiglie e i lavoratori. Comunque è dagli anni Cinquanta che alla Cisl viviamo questi problemi. E siamo sempre andati avanti per la nostra strada, conquistando consensi crescenti. Qualcuno, forse, è preoccupato proprio di questo consenso.Lunedì scorso si è riunito per la prima volta il tavolo sulla competitività tra le parti sociali. È un’iniziativa che può servire a svelenire il clima?Tutto può servire, anche questo tavolo. Ma servirà davvero se segnerà una discontinuità con gli equivoci che sono stati alimentati finora. Bisogna dire che il mondo è in movimento e non conserveremo il benessere guardando al passato. Bisogna cambiare impostazione e questo significa accettare accordi come a Pomigliano, che permettono ai lavoratori di guadagnare di più e mantenere i diritti rafforzando l’azienda. L’Italia è in una grande crisi di produttività e deve tornare ad attrarre gli investimenti. Perché se non c’è più il lavoro, come ho già detto, non ci sono nemmeno i diritti. Restano soltanto demagogia e populismo.
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