lunedì 12 gennaio 2015
Depositate le motivazioni della sentenza con cui furono assolte le guardie carcerarie e il personale dell'ospedale, nelle quali la Corte invita i pm a ricercare altri responsabili.
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​La Procura della Repubblica di Roma dovrà riaprire le indagini sul caso Cucchi. Lo affermano in sostanza i giudici della Corte di Assise d'Appello che stamane hanno depositato la motivazione della sentenza con la quale il 31 ottobre dello scorso anno mandarono assolti le guardie carcerarie, i medici e il personale paramedico dell'ospedale Sandro Pertini dove Cucchi era stato ricoverato e dove morì dopo una settimana dal ricovero. Secondo i giudici non ci sono dubbi che qualcuno abbia infierito sul giovane arrestato nell'ottobre del 2009. Alla Procura ora è affidato il compito di approfondire la posizione di persone diverse dalle tre guardie carcerarie imputate e condannate in primo grado ma poi assolte in appello. E la nuova indagine dovrà necessariamente riguardare anche i carabinieri che ebbero in custodia Cucchi dopo che fu arrestato per droga al termine di una perquisizione nella sua abitazione. Rimettendo gli atti alla Procura della Repubblica la Corte dispone che venga valutata "la possibilità di svolgere ulteriori indagini al fine di accertare eventuali responsabilità di persone diverse dagli agenti di polizia penitenziaria giudicati da questa Corte". Nella motivazione di 67 pagine il presidente Mario Lucio D'Andria, il giudice a latere Agatella Giuffrida insieme con i componenti della giuria popolare sottolineano che "le lesioni subite da Cucchi sono necessariamente collegate ad un'azione di percosse e comunque da un'azione volontaria che può essere consistita anche in una semplice spinta che abbia provocato la caduta a terra con l'impatto sia del coccige, sia della testa contro una parete o contro il pavimento". Sempre per quanto riguarda le lesioni provocate a Cucchi la Corte sottolinea che "non può essere definita un'astratta congiuntura l'ipotesi emersa in primo grado secondo la quale l'azione violenta sarebbe stata commessa dai carabinieri che hanno avuto in custodia Cucchi nella fase successiva alla perquisizione domiciliare" e ciò perchè l'ipotesi si fonda su concrete circostanze testimoniali dalle quali emerge che "già prima di arrivare in Tribunale Cucchi presentava segni e disturbi che facevano pensare ad un fatto traumatico avvenuto nel corso della notte". Sempre a proposito della causa della morte di Stefano Cucchi secondo i giudici "non è possibile individuare le corrette condotte che gli imputati avrebbero dovuto adottare". "Le 4 diverse ipotesi avanzate al riguardo da parte dei periti d'ufficio, dai consulenti del pubblico ministero, dalle parti civili e degli imputati non hanno fornito una spiegazione esaustiva e convincente del decesso di Cucchi. Dalla mancanza di certezze non può che derivare il dubbio sulla sussistenza di un nesso di causalità tra la condotta degli imputati e l'evento". In particolare, secondo i consulenti della Corte la morte era conseguente ad una sindrome da inanissione; per quelli del pubblico ministero morte per insufficienza cardiocircolatoria acuta, per quelli di parte civile morte per esiti di vescica neurologica e per quelli degli imputati morte cardiaca improvvisa. In sostanza i giudici concludono che da quanto emerge dagli atti l'attività svolta dai medici e dagli infermieri non è stata di apparente cura del paziente "ma di concreta attenzione nei suoi riguardi".
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