martedì 12 novembre 2019
Fissato al 16 dicembre, il nuovo giudice è Giulia Cavallone. Oltre al ministero dell'Interno, della Difesa e l'Arma dei Carabinieri, si è costituito parte civile il ministero di Giustizia
L'avvocato della famiglia Cucchi, Fabio Anselmo, mostra delle foto durante il dibattimento del processo d'appello per la morte di Stefano Cucchi, a  Roma 31 ottobre 2014. ANSA/ANGELO CARCONI

L'avvocato della famiglia Cucchi, Fabio Anselmo, mostra delle foto durante il dibattimento del processo d'appello per la morte di Stefano Cucchi, a Roma 31 ottobre 2014. ANSA/ANGELO CARCONI

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Il colpo di scena della rinuncia del giudice, motivata dal suo essere stato carabiniere, le schermaglie della difesa che cerca di minimizzare le responsabilità degli accusati di omicidio preterintenzionale, anche negando il rapporto di causa ed effetto tra il pestaggio e la morte. Udienza movimentata al processo sui presunti depistaggi sul caso Cucchi.

Il giudice Federico Bona Galvagno, carabiniere in congedo, ha fatto un passo indietro, dopo l’istanza presentata dai familiari della vittima che gli aveva chiesto di astenersi dopo aver appreso che Bona Galvagno aveva organizzato convegni a cui avevano partecipato alti ufficiali dell’Arma. A sostituirlo è Giulia Cavallone e il processo viene aggiornato al 16 dicembre. Verrà anche vagliata la richiesta del ministero della Giustizia di costituirsi parte civile nel processo, dopo il ministero della Difesa, dell’Interno e all’Arma.

Ma giovedì 14 novembre sarà un giorno decisivo nella lunga vicenda giudiziaria legata alla morte del giovane: due sentenze segneranno punti fondamentali di un’inchiesta, anzi tre, partita dieci anni fa. Nell’aula bunker di Rebibbia è attesa la sentenza della prima Corte d’Assise nell’altro processo, quello a cinque carabinieri, per due dei quali la procura ha chiesto la condanna a 18 anni di carcere per omicidio preterintenzionale. Sempre a Roma, ma in Corte di appello, arriverà l’ultima pronuncia sui medici dell’ospedale Sandro Pertini che ebbero in cura Stefano. I reati sono comunque prescritti.

Per l’avvocato Antonella De Benedictis, difensore del carabiniere Alessio Di Bernardo, accusato di omicidio preterintenzionale, «la morte di Stefano Cucchi è stata una perdita grave e ingiusta per la famiglia. Ma in questo processo si sta facendo una caccia alle streghe perché si deve trovare il colpevole di una morte ingiusta, non di un omicidio». L’avvocato nega il nesso di causalità tra il pestaggio e la morte: «Ci può essere stato un errore medico se è vero che Cucchi è morto per la crescita abnorme del globo vescicale dovuto all’ostruzione del catetere». La causa del decesso sarebbe un «grossolano errore materiale da parte di un paramedico».

«Io e i miei genitori siamo allo stremo delle forze - si sfoga Ilaria Cucchi - e mamma e papà sanno già di essere condannati all’ergastolo di processi che si protrarranno fino alla fine della loro vita».

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