mercoledì 16 dicembre 2015
​Accolta la richiesta del Pg: appello bis per cinque dottori del Pertini, assoluzione defintiva di tre agenti.
COMMENTA E CONDIVIDI
​La Cassazione ha annullato l’assoluzione di 5 medici, disponendo il rinvio a un appello-bis per omicidio colposo. Definitivamente assolti tre agenti della polizia penitenziaria, tre infermieri del "Pertini" e un sesto medico. Sono state accolte parzialmente le richieste del procuratore generale di Cassazione Nello Rossi che aveva chiesto la bocciatura del proscioglimento di cinque medici del Pertini, che avrebbero dovuto curare Stefano Cucchi, morto dopo una settimana di ospedale. Saranno di nuovo giudicati. Confermata invece l’assoluzione degli infermieri, del primo medico che visitò il giovane, degli agenti di polizia penitenziaria. Procede intanto, in parallelo, l’altra inchiesta sui cinque carabinieri accusati del pestaggio.La richiesta del pg di cassazione di un nuovo processo riguarda i medici Aldo Fierro, Stefania Corbi, Flaminia Bruno, Luigi De Marchis e Silvia Di Carlo, accogliendo il ricorso del pg di Roma Mario Remus. L’accusa è di omicidio colposo. Confermata invece l’assoluzione della dottoressa Rosita Caponetti, già prosciolta per falso ideologico. Ad avviso del pg i cinque annullamenti con rinvio sono gli unici possibili in base ai motivi di ricorso presentati dal pg.Nella sua arringa il pg Rossi aveva invitato anzitutto i giudici della Cassazione a non «mettere una sorta di pietra tombale sulle cause della morte di Stefano Cucchi, perché si formerebbe una sorta di improprio giudicato sulla inconoscibilità del decesso». E questo, afferma, peserebbe anche sulle altre inchieste in corso su questa vicenda. Cioé quella condotta dal procuratore capo di Roma Giuseppe Pignatone. Dure le parole del pg sull’operato dei medici: i referti dell’ingresso dell’arrestato nella «struttura protetta» per detenuti dell’ospedale «devono essere considerati come un capitolo clamoroso della sciatteria e trascuratezza della assistenza riservata a Cucchi al "Pertini"». Rossi ricorda l’«estrema e vistosa magrezza del Cucchi al suo arrivo al Pertini (tale da costringere a praticargli le iniezioni di antidolorifico sul deltoide e con aghi più piccoli del normale)», solo 34 chili. E «le sue condizioni di fratturato e cateterizzato al Fatebenefratelli». Ma secondo l’«esame obiettivo eseguito dalla dottoressa Caponnetti, poi assolta anche dal reato di falso ideologico, perché ritenuta solo superficiale», Stefano veniva così refertato: «Condizioni generali buone, stato di nutrizione discreto, apparato muscolare tonico, apparato urogenitale con nulla da rilevare».Il pg poi fa un’altra ipotesi sul perché Cucchi non parlò delle botte prese: temeva che «avrebbe attirato su di sé un’attenzione maggiore di quella riservata dalle forze dell’ordine come modesto spacciatore e ciò avrebbe potuto portare alla scoperta della sua riserva di stupefacente, nella sua abitazione a Morena, con conseguenze penalmente assai più rilevanti» delle poche dosi di hashish e coca sequestrate all’arresto.Poi esprime un giudizio severo sui «membri di corpi di Polizia» e sui «medici»: da loro la collettività ha il diritto di esigere il massimo di correttezza, di rispetto umano, di osservanza delle leggi dello Stato di diritto se si vuole evitare che il potere degradi ad arbitrio ed a mera violenza e sia irrimediabilmente delegittimato agli occhi dei cittadini». Perché «lo Stato senza diritto è una banda di briganti, come ha scritto Sant’Agostino e ci ha ricordato un fine teologo come Benedetto XVI».Dopo la requisitoria, l’avvocato Fabio Anselmo che rappresenta i Cucchi, ha annunciato la rinuncia al ricorso presentato contro l’assoluzione in appello di tre agenti della Penitenziaria.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: