venerdì 11 dicembre 2020
La ministra Azzolina: «Seconda e terza ondata non dipendono dalla riapertura delle classi ma da eventuali comportamenti non corretti nelle vacanze natalizie»
Studenti delle scuole di Torino protestano a piazza Castello contro la Dad

Studenti delle scuole di Torino protestano a piazza Castello contro la Dad - Ansa

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Pochi, finora, i contagi nelle scuole, in base ai numeri forniti dall’Istituto Superiore di Sanità. Non è «corretto» quindi sostenere l’ipotesi di una possibile terza ondata dovuta a un ripristino delle lezioni in presenza. Lo dice il presidente del Consiglio tecnico scientifico, Agostino Miozzo, che dopo una settimana di polemiche sull’argomento, ritorna a parlare della scarsa possibilità di diffusione del virus negli ambienti scolastici.

Opinione condivisa dalla ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina che ribadisce: «Il nostro obiettivo è di far tornare a scuola in presenza subito dopo le feste, anche le studentesse e gli studenti delle superiori. Questo dipende da noi, dai nostri corretti comportamenti. se rispettiamo le direttive, proteggeremo anche la scuola». «La scuola italiana soffre di una politica di distrazione storica e ha affrontato la tragedia del coronavirus con tanti limiti » ha detto ieri Miozzo nell’audizione davanti alla Commissione Istruzione del Senato. «Ma non è corretto sostenere l’ipotesi di una terza ondata collegata alla scuola» ha precisato. Il numero 1 del Cts ha anche sottolineato che la chiusura continuativa delle attività scolastiche rappresenta per gli studenti «un problema per l’apprendimento e per tutti gli aspetti di impatto psicologico che saranno evidenti nei mesi e negli anni a venire».

È un grido d’allarme rivolto a chi ha le responsabilità politiche e di gestione della scuola in italia. «Noi siamo convinti che sia un dovere, un imperativo – ha proseguito Miozzo – far tornare tutti i ragazzi a scuola, ovviamente consapevoli che il rischio zero non esiste qui, come non esiste nel nostro vivere comune». Il ritorno degli studenti in aula è dunque fondamentale « soprattutto per chi da troppo tempo è stato lontano da quegli ambienti » . Secondo Miozzo, inoltre «la seconda ondata non è stata collegata alla scuola ma probabilmente agli effetti di una estate passata nella non osservanza delle indicazioni date – ha spiegato ancora –, quindi il rischio non deriva tanto dalla riapertura delle lezioni in presenza prevista il 7 gennaio ma dai comportamenti non corretti che potrebbero avvenire da oggi e per tutto il periodo delle vacanze natalizie legato alla grande movimentazione delle persone e al desiderio di incontro tra congiunti che può creare rischi».

In un altro passaggio il presidente del Comitato tecnico scientifico ha sottolineato l’importanza di poter gestire tamponi rapidi in modo efficiente per la scuola e ha citato il caso di una scuola romana in cui la positività di un docente di educazione fisica ha mandato in quarantena moltissime classi. «Abbiamo supportato l’ipotesi dei prefetti» per coordinare il trasporto scolastico: «la soluzione di questi temi deve trovare soluzioni a livello locale, il tavolo del prefetto può trovare in tempi brevi soluzioni che magari a livello nazionale hanno trovato più difficoltà». Infine, per il presidente del Cts far slittare l’ingresso a scuola di una o due ore «non dovrebbe essere un gigantesco problema, nè dovrebbe provocare grandi problemi». Intanto, a confermare la tesi della scarsa capacità di diffusione del virus tra i più piccoli, arriva una ricerca irlandese.

Lo studio afferma, prove alla mano, che i bambini prendono il coronavirus e lo diffondono «la metà degli adulti». Ma nei giorni scorsi anche un’altra ricerca condotta in Gran Bretagna e pubblicata su “The Lancet” ha accertato un basso rischio di focolai per asili, scuole primarie e secondarie che «non sono da considerarsi roccaforti della Sars-Cov1».

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