martedì 20 luglio 2010
Il presidente scrive a Mancino sulla «questione morale». Per il capo dello Stato occorre «non gettare ombre» sui consiglieri che si pronunciano «liberamente e al di fuori di ogni condizionamento» sulla nomina di Marra alla Corte d'appello di Milano. Monito al Parlamento: «Nominate subito i membri laici».
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Certo, il coinvolgimento delle toghe nell’inchiesta sulla presunta "P3" preoccupa Napolitano. Ma il capo dello Stato vuole che ad affrontare la "questione morale" nella magistratura sia il nuovo Csm, e non il plenum che scade il prossimo 31 luglio. In una lettera inviata a Nicola Mancino, suo vice al vertice dell’organo di autogoverno della magistratura, il presidente della Repubblica è chiaro: «Le appropriate decisioni toccano alla nuova consiliatura». «Prendiamo atto», la replica del Comitato di presidenza. Napolitano, dunque, vuole traghettare in prima persona questa difficile transizione del sistema-giustizia. E in quest’ottica si comprende anche il nuovo appello al Parlamento - il terzo in due settimane - perché si provveda «senza ulteriore indugio» a nominare gli otto componenti laici del Consiglio, senza i quali si rischia di arenare l’attività del Csm.Era stato lo stesso Mancino a sollecitare con una missiva l’intervento di Napolitano. La scorsa settimana il consigliere di Magistratura democratica Livio Pepino aveva chiesto di convocare un plenum per vederci chiaro nella condotta dei numerosi magistrati finiti nella rete della loggia, e in particolare sulle pressioni esercitate da Lombardi, Martino e Carboni per nominare Alfonso Marra a presidente della Corte d’appello di Milano. Ma occorreva l’autorizzazione del presidente, che ieri ha stoppato tutti: «La questione dovrebbe essere affrontata in termini generali e propositivi prescindendo dall’esistenza di indagini penali, disciplinari e amministrative». Ma perché ciò avvenga «senza interferire in tali indagini», il capo dello Stato ritiene che bisogna considerare «il momento terminale di questa consiliatura», mentre «è corretto lasciare alla prossima le appropriate decisioni». Ma c’è anche un altro passaggio esplicito sul caso-Marra, che fa intendere come il Quirinale non voglia lasciare le toghe e il Csm nel vortice dei sospetti: «Si deve stare ben attenti a non gettare ombre sui comportamenti di quei consiglieri che si pronunciarono liberamente su quella proposta di nomina, concorrendo alla sua approvazione». Insomma, aver votato Marra non vuole dire essere stati condizionati dalla presunta "P3".L’altra parte della nota di Napolitano esprime il rammarico per la paralisi del Parlamento sull’elezione degli otto laici del Csm: giovedì è prevista la nuova convocazione a Camere unite, e il presidente rinnova l’appello «a tutti i gruppi parlamentari» perché si arrivi alle «necessarie intese». Il presidente si mette nelle mani di Schifani e Fini - ai quali aveva già scritto -, sottolineando «l’assoluta necessità che alla scadenza dell’attuale Consiglio l’istituzione possa svolgere senza soluzione di continuità le sue essenziali e delicate funzioni». Gli altri due appelli - il 6 e il 14 luglio - sono caduti nel vuoto: nelle tre precedenti votazioni non si è mai raggiunto il numero legale, segno che le auspicate intese sono ancora una chimera. Senza il voto dell’Aula, si dovrebbe concedere una proroga ai membri in carica. Un’ipotesi che al Quirinale proprio non piace.
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