venerdì 30 luglio 2010
Eletti dalle Camere riunite gli 8 membri "laici". Rispettata in extremis la scadenza del 31 luglio. Domani al Quirinale la cerimonia per l’insediamento. Dal Pdl Gasparri insiste: non è scontata la nomina di Vietti. Togati decisivi. Stallo sbloccato: Napolitano elogia lo sforzo dei gruppi Ultime sorprese: saltano la leghista Ventura Sarno e il finiano Lo Presti.
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Il Consiglio superiore della magistratura è completato. Dopo il lungo braccio di ferro sui nomi, il Parlamento, riunito a Montecitorio in seduta comune, ha eletto gli otto membri laici dell’organo di autogoverno della magistratura. Appena in tempo per domani, 31 luglio, scadenza naturale del Csm in carica. E per incassare l’apprezzamento del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che in una nota ha espresso gradimento «per lo sforzo convergente e responsabile dei gruppi parlamentari di maggioranza e di opposizione». Il Capo dello Stato, che del Csm è presidente, aveva più volte caldeggiato una soluzione.La scelta ha comunque riservato sorprese fino all’ultimo. Soprattutto nel campo del centrodestra dove quasi tutti i nomi che giravano da tempo non hanno trovato posto. E soprattutto sono caduti il finiano Nino Lo Presti e la leghista Mariella Ventura Sarno. Nel rispetto delle quote, a quest’ultima è subentrato all’ultimo momento - dopo una telefonata tra Bossi e Berlusconi - il deputato Matteo Brigandì, avvocato del Carroccio. I quattro nomi del Pdl sono Annibale Marini, Filiberto Palumbo, Nicolò Zanon (il più votato con 712 voti) e Bartolomeo Romano. Tutti tecnici. Secondo le previsioni, invece, la terna spettante alle opposizioni, con il centrista Michele Vietti - in corsa per la vicepresidenza - e i due nomi designati dal Pd, Guido Calvi e Glauco Giostra. Gli eletti sono stati proclamati dal presidente della Camera Gianfranco Fini alle 21,15.Un "filotto" maturato dopo estenuanti mediazioni interne ai partiti e agli schieramenti. Ben sette son le sedute andate a vuoto. E se nel Pd si delinea una, sia pur numericamente esigua, fronda interna (vedi articolo sotto), nel Pdl la tensione è tale che il coordinatore Ignazio La Russa - poco prima di parlare in aula come ministro della Difesa sui morti in Afghanistan - deve gettare acqua sul fuoco. «Non dipende da quello», risponde a chi gli chiede se l’esclusione di Lo Presti sia causata dalle agitazioni interne al partito. «Si tratta sicuramente di un ottimo giurista, ma nella quaterna finale non c’è nessun parlamentare e la sua immagine è eminentemente politica», spiega La Russa. E il fatto che il partito del premier abbia puntato su profili eminentemente giuridici è anche segno del non demordere sulla possibilità di vedere uno dei quattro, l’ex presidente della Consulta Marini, eletto vicepresidente dal plenum che si riunirà a Palazzo dei Marescialli forse già lunedì. Di sicuro domani si terrà al Quirinale la cerimonia di insediamento con il commiato degli uscenti.Per la poltrona di vicepresidente il nome più accreditato è da tempo quello di Vietti, vice dei deputati Udc. Anche se (o proprio perché) decisivo sarà il voto dei 16 togati. Tiene però il punto Maurizio Gasparri. Il fatto che si sia raggiunta l’intesa bipartisan necessaria per raggiungere un quorum elevato sugli otto nomi, non significa nulla. «Sul Csm votiamo i nomi concordati, ma non corrisponde al vero che ciò prefiguri intese su candidati alla vice presidenza», spiega il numero uno Pdl al Senato, artefice della candidatura Marini. «Si sa bene quale nome tra gli otto laici sia il più qualificato per l’incarico. C’è un solo ex presidente della Corte nella lista», prosegue Gasparri. Anche il suo vice Gaetano Quagliariello vede stabilito un principio: «Per la prima volta si è ottenuto - ha spiegato - di eleggere otto membri laici e non sette e un vicepresidente». Ora si vedrà se la caduta delle pregiudiziali potrà portare a un’inedita vicepresidenza di centrodestra. Sembra arduo, anche perché il blocco maggioritario dei magistrati di carriera propende più verso il centrosinistra.
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