venerdì 14 settembre 2018
A un mese esatto dal crollo, le parole del cardinale: bisogna fare presto, e con sicurezza. E che sia un'opera "genovese" e spettacolare
Crollo Morandi, Bagnasco: il nuovo ponte sia sicuro. E bello
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Il ponte sul fiume Polcedera a Genova deve essere ricostruito «in tempi brevi, anzi brevissimi, impiegando materiali sicuri» e deve essere anche «un ponte genovese e spettacolare».

Lo ha detto l'arcivescovo della Lanterna, cardinale Angelo Bagnasco ai giornalisti che stanno seguendo a Poznan in Polonia i lavori della plenaria del Consiglio delle Conferenze episcopali europee, di cui il porporato e presidente. Proprio a motivo di questo impegno Bagnasco non potrà essere presente questa sera alla Messa che in Duomo ricorderà le vittime a un mese dal crollo. Ma ha comunque inviato la sua omelia che verrà letta, dal vescovo ausiliare, Nicolò Anselmi. Il cardinale, oltre al rinnovato dolore per quanto hanno perso la vita nel disastro, ha invocato tempi rapidi nella ricostruzione.

«Bisogna fare presto – ha detto – e con sicurezza, tenendo conto che calcestruzzo e ferro si sono rivelati materiali che non hanno resistito, anche alla luce dell'aumento enorme delle sollecitazioni dovute al traffico». «Oso aggiungere altri due aggettivi – ha poi aggiunto -: che sia un ponte genovese, nel senso che a Genova c'è una moltitudine concreta di soggetti e aziende che hanno esperienza, genialità e perizia per collaborare alla ricostruzione, naturalmente in accordo con il governo e con tutte le altre realtà che devono essere coinvolte. E che sia un ponte bello, anzi spettacolare, perché siamo capaci di fare questo in Italia e anche perché anche la bellezza, il colpo d'occhio aiutano lo spirito e incoraggiano sempre».

Secondo Bagnasco, dopo essere stati «per giorni e giorni sotto lo sguardo di attenzione del mondo intero», ora quello sguardo è divenuto di «attesa per vedere che cosa è capace di fare l'Italia. Dunque sono certo – ha concluso - che le istituzioni devono tenere conto di questa sfida, che non è una questione di orgoglio cittadino o nazionale, ma il modo migliore, dopo la preghiera, per onorare le vittime, per essere vicine ai loro familiari e per mostrare la stima e l'apprezzamento che la nazione ha verso Genova – non è un discorso di campanile il mio – in quanto porta del Mediterraneo verso il Nord Italia e l'Europa».

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