martedì 28 agosto 2018
Il ministro all’attacco di Autostrade. Di Maio rincara la dose: unica strada nazionalizzare. Il governatore Toti: basta con le parole. E l’azienda pubblica la convenzione sul suo sito web
Toninelli insiste «Rivedere tutte le concessioni»
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Lo scontro è ormai durissimo e quotidiano tra governo ed Autostrade per l’Italia. Fin dalle prime ore dopo il crollo del ponte Morandi, il contrasto era evidente, ma l’affondo del ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Danilo Toninelli, in audizione ieri nelle commissioni riunite Ambiente di Camera e Senato, ha ulteriormente alzato l’asticella con l’annuncio ufficiale della revisione di tutte le concessioni.

Qualche ora prima, la società, di sua iniziativa, aveva reso pubblico sul proprio sito web il testo della Convenzione, insieme ad allegati e atti aggiuntivi: «In questo modo – spiega Autostrade – la società rende noti tutti gli elementi che regolano la concessione compreso il cosiddetto Piano Finanziario». Dai documenti emerge un tasso di remunerazione del capitale investito pari al 10,21% (ridotto, al netto delle tasse, al 6,85%), ma anche che, per la manutenzione ordinaria sono stati destinati 287,9 milioni nel 2017: di questi 262 sono destinati ad appalti esterni e, destinati alla manutenzione di ponti e viadotti, sono stati 31 milioni.

E poi, una precisazione: «È importante sottolineare – ribadisce Autostrade – che nessuna norma interna o prassi internazionale prevede la pubblicazione di tali documenti relativi alle concessioni autostradali. Ciò anche per assicurare parità di condizioni sul mercato tra i vari operatori del settore, anche per il caso di nuove procedure di affidamento». Nessun atto dovuto, quindi, ma semplicemente la volontà di «rispondere alle polemiche e alle strumentalizzazioni che dominano il dibattito pubblico sul tema». Immediata la dura replica di Toninelli, che scrive su Facebook: «Dopo quasi 20 anni dalla privatizzazione, dopo 20 anni di segreti e di omissis, Autostrade per l’Italia dice improvvisamente di voler fare trasparenza cercando di far apparire il proprio gesto come spontaneo. Peccato che già venerdì scorso io avessi dato mandato alla dirigenza del Mit di tirare fuori tutti gli atti, gli allegati e il Piano finanziario connessi alla convenzione». Il tono del ministro resta lo stesso anche quando si presenta in Commissione, dove, con un lungo discorso, snocciola dati ed elementi per dimostrare che la situazione è ormai intollerabile. E che «il crollo di Genova non è dovuto a una tragica casualità», ma alla necessità di «un imponente e organico piano di manutenzione ordinaria e straordinaria».

La «questione cruciale» è quella delle concessioni e dei relativi profitti. «Nel 2016 "i signori delle autostrade" hanno fatturato quasi 7 miliardi. Di essi, 5,7 miliardi derivano dai pedaggi autostradali. Allo Stato sono tornati appena 841 milioni. Nel frattempo, dati del mio ministero, gli investimenti sono calati del 20% rispetto al 2015 e per la manutenzione si sono spesi appena 646 milioni, il 7% in meno rispetto all’anno prima». Il ministro, dicendo anche di aver subito «fortissime pressioni», parla di «una montagna di extraprofitti che, purtroppo a causa di leggi sbagliate, rimangono totalmente ai privati» e di un «sistematico ricorso in sede giudiziaria» da parte delle concessionarie, con un «utilizzo strumentale della giustizia».

Ecco perché il governo intende fare «di tutto per rivedere integralmente il sistema delle concessioni e degli obblighi convenzionali – conferma Toninelli – valutando di volta in volta se l’interesse pubblico sia meglio tutelato da forme di nazionalizzazione oppure dalla rinegoziazione dei contratti in essere». Ancora più risoluto il vicepremier Luigi Di Maio: «L’unica soluzione è la nazionalizzazione. Usciremo dalla logica del profitto, faremo pagare meno i pedaggi, faremo molta più manutenzione e introdurremo innovazioni tecnologiche».

E, per Di Maio, non sarà Autostrade a ricostruire il ponte a Genova: «Loro possono, anzi devono metterci i soldi. E’ il minimo che possono fare dopo quello che è successo. A rifare il ponte dovrà essere per me un’azienda di Stato. Fincantieri è un’eccellenza mondiale, possono realizzare il ponte in meno di un anno». «Fincantieri ha dato una piena disponibilità a collaborare alla sua realizzazione – ha detto invece il presidente della Liguria, Giovanni Toti – però, a legislazione vigente, il nostro interlocutore è società Autostrade».

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