mercoledì 17 novembre 2010
«Se ci sarà la fiducia andremo avanti a lavorare, se non ci sarà la fiducia andremo al voto»: lo ha detto oggi il presidente del Consiglio. E Napolitano: serve spirito di condivisione.
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«Se ci sarà la fiducia andremo avanti a lavorare, se non ci sarà la fiducia andremo al voto». Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, al termine della cerimonia di consegna delle onorificenze ai Cavalieri del lavoro al Quirinale, risponde ai giornalisti che si chiedono se ritenga possibile l'ipotesi del Berlusconi bis su cui molti lo hanno sollecitato: «Non credo ci si possa arrivare - afferma ilpremier - abbiamo bisogno di un Governo solido e non possiamo contare su chi non garantisce il massimo di lealtà al programma approvato dagli elettori».Intanto si è saputo che sarà il Senato a votare per primo le mozioni sul governo Berlusconi il prossimo 14 dicembre: si aprirà alle 9 con le votazioni alle 11:30, mentre alla Camera si partirà alle 10:30-11, con la "chiama" dalle 12:30.Giorgio Napolitano esprime apprezzamento per lo sforzo compiuto "da tutte le parti sociali senza eccezione" nel concentrarsi sulla necessità di far fronte all'impegno di approvazione della legge di stabilità. "È un esempio di spirito di condivisione. Avremo bisogno di questo spirito di condivisione anche nei prossimi giorni", sottolinea il presidente della Repubblica.PRIORITA' ALLA LEGGE FINANZIARIATutti d’accordo sulla priorità della legge finanziaria. Poi via alla verifica, con tempi e modi concordati. E con il voto contestuale. Quanto il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano aveva ribadito più volte nei giorni scorsi, apprezzando la convergenza di tutte le forze politiche, ha trovato ieri conferma nell’atteso vertice a tre tra le massime cariche dello Stato.I presidenti del Senato e della Camera, Renato Schifani e Gianfranco Fini, sono saliti al Colle intorno alle 17.30 e sono rimasti per circa un’ora a colloquio con il capo dello Stato. Al termine dell’incontro, mentre Napolitano si ritirava con il suo staff per mettere a punto il comunicato finale, i due in una saletta attigua del palazzo hanno concordato che il Senato concluderà l’esame della legge di stabilità entro la prima decade di dicembre. La mattina del giorno 13, poi, si svolgeranno al Senato le annunciate comunicazioni del governo e alla Camera, nel pomeriggio, si terrà il dibattito sulla mozione di sfiducia presentata da Pd e Idv. Il giorno successivo avranno luogo le relative votazioni. Contestuali: quindi stop anche al balletto polemico tra i due rami del Parlamento sulla tempistica. Prima la richiesta di fiducia al Senato, poi mozione di sfiducia alla Camera, si era detto nei giorni scorsi. Con accuse reciproche di scorrettezza istituzionale. Contemporanne anche le riunioni delle Conferenze dei capigruppo di Camera e Senato, alle 12.30 di oggi. Sullo sfondo c’è, infine, l’attesa udienza della Corte costituzionale, prevista sempre, salvo rinvii, per il 14 dicembre. Al centro la questione di legittimità della legge sul legittimo impedimento, approvata dal centrodestra.Si delinea, dunque, pur con un percorso accidentato, la strada per uscire dal pantano. Indipendentemente da quello che sarà l’esito della crisi aperta dallo strappo dei finiani: Berlusconi-bis, nuove elezioni o governo di transizione o tecnico. Ipotesi quest’ultima che, però, appare incrinata dalla contestualità del voto. Prendere la fiducia solo in una Camera vedrebbe uscire dalla prova un premier sì dimezzato, ma non tanto da favorire un cambio in corsa. L’importante è che il Paese non subisca contraccolpi. Già in mattinata Napolitano mette in chiaro quali sono i suoi pensieri, inaugurando la restaurata Biblioteca del Quirinale: «Spero di non essere costretto, da qui al 2013, a rifugiarmi in questa biblioteca come in un’oasi rispetto a un mondo politico e istituzionale perennemente perturbato. Mi auguro di potere venir qui serenamente». Ad ascoltarlo c’è anche il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta.A sera, la situazione si rasserena e un comunicato della presidenza della Repubblica saluta l’incontro a tre, tenutosi «secondo una prassi consolidata di consultazione risultata sempre fruttuosa in delicati momenti della vita istituzionale». Esso «ha permesso di registrare la concorde adesione delle forze parlamentari all’esigenza di dare la precedenza, nei lavori della Camera e del Senato, all’approvazione finale delle leggi di stabilità e di bilancio». Cosa che il Capo dello Stato aveva sollecitato «in nome dell’interesse generale del paese nelle attuali difficili vicende finanziarie internazionali». Subito dopo «nei tempi definiti nelle competenti sedi delle Conferenze dei capigruppo, si procederà all’esame della crisi politica». Il presidente della Repubblica auspica «una costruttiva intesa in proposito tra i presidenti e gli organismi rappresentativi dei due rami del Parlamento».
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