mercoledì 1 ottobre 2014
​Confesercenti si appella al governo: serve un correttivo, almeno 12 giornate di chiusura. La Camera ha deciso per sei. In tre anni persi 100mila posti di lavoro. Monsignor Bregantini: priorità alle relazioni umane.
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I negozi di vicinato sono ormai una merce rara: in tre anni hanno chiuso battenti in 124mila e la "strage" complice la liberalizzazione totale degli orari e la crisi economica ha lasciato sul campo ben 100mila lavoratori. Dai commercianti arriva un nuovo accorato appello al governo Renzi per convincerlo a fare qualcosa di più per quei  lavoratori che hanno un piccolo negozio, magari con uno o due persone a libro paga, e che non vogliono gettare la spugna. La Camera ha da "ristretto" le chiusure obbligatorie a solo sei giorni, la speranza dell'associazione di categoria, la Confesercenti, è che in Senato si ritorni al progetto iniziale di almeno 12 giornate di chiusura. Quasi sette italiani su dieci (il 67%) hanno assistito negli ultimi due anni nel proprio quartiere ad una netta diminuzione dei negozi è uno dei dati emersi dal sondaggio Confesercenti-Swg presentato a Roma. "Fra crisi di consumi, mancanza di credito e liberalizzazione - ha evidenziato Massimo Vivoli, vice-presidente dell'associazione - l'esito è stato devastante, in tre anni hanno chiuso oltre 124 mila negozi. Le vie commerciali delle nostre città, in alcuni casi icone turistiche di valore, presentano sempre più file di saracinesche abbassate. Inoltre gli effetti della liberalizzazione senza regole e la crisi hanno prodotto più di 100 mila posti di lavoro perduti solo fra il 2012 e il 2013".     Nel ribadire la propria "forte insoddisfazione nei confronti dell'approvazione del provvedimento sugli orari dei negozi" da parte della Camera, Confesercenti chiede al Senato una modifica, "se vogliamo evitare - dice - il collasso delle oltre 470 mila imprese del commercio con due dipendenti o meno". La liberalizzazione delle aperture si è rivelata inefficace sui consumi e sull'occupazione è la tesi portata avanti a suon di numeri da Confesercenti. "La concorrenza ha subito distorsioni gravi a scapito delle piccole superfici: ormai il 74% del commercio alimentare è in mano alla grande distribuzione come il 59% del no-food" ha detto Mauro Bussoni, Segretario Generale di Confesercenti sottolineando che i negozi sfitti hanno superato la quota di 600 mila, centomila in più rispetto al 2012.  Si è rivelata inutile anche la mobilitazione delle Regioni, Lombardia e Veneto in testa, che speravano di riuscire a centrare l'obiettivo di un referendum consultivo. La scadenza per presentare la richiesta era fissata al 30 settembre e all'appello mancava solo la quinta Regione. È anche giunto un messaggio del Presidente della Pastorale dellavoro, monsignor Giancarlo Bregantini, che ha ricordato le parole delPapa quando ha sostenuto che "la domenica va resa libera dal lavoro,eccettuati i servizi necessari, per affermare che la priorità non è alivello economico, ma all'umano, al gratuito, alle relazioni noncommerciali ma familiari". Bregantini si augura che si possa "incideresui parlamentari con proposte ferme pur se progressive". 
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