mercoledì 5 ottobre 2022
Quasi 60mila casi in un giorno, positività oltre il 20%. Giallo sul documento già pronto per le Regioni che indicava, tra le altre cose, il ritorno alle mascherine in caso di peggioramento del quadro
Nuova impennata dei contagi. Un caso la circolare del ministero (poi smentita)
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Ci risiamo, verrebbe da dire. Perché come da copione – per altro ampiamente previsto e anticipato dagli esperti – il Covid torna a correre veloce anche nel nostro Paese. Le avvisaglie arrivate già nelle ultime due settimane e quello che sta accadendo Oltralpe, con la Francia in piena “ottava ondata” (già superati abbondantemente i 90mila casi al giorno) e Olanda e Germania in preallerta, erano segnali chiarissimi. Ieri è arrivato il primo Bollettino davvero “pesante” sul fronte della circolazione del virus: quasi 60mila i contagi in un giorno (58.885 per l’esattezza), con picchi impressionanti in Lombardia (che da sola sfora i 12mila) e Veneto (oltre 8mila), e con il tasso di positività che torna a superare la soglia del 20%.

Niente di sorprendente in un’Italia che – come gli altri Paesi d’altronde – è tornata sostanzialmente all’era pre-Covid per quanto riguarda la vita sociale: mascherine scomparse dappertutto (tranne l’ultimo baluardo, conquistato faticosamente dal governo uscente, delle strutture sanitarie e delle Rsa), distanziamento cancellato anche al chiuso (a scuola soprattutto), regole per la quarantena rimaste rigide sulla carta (7 giorni di isolamento) ma di fatto saltate praticamente ovunque, visto il numero scarsissimo di tamponi effettuati ogni giorno nonostante la circolazione elevata del virus. Il punto resta allora capire quanto la “normalizzazione” della pandemia sia sostenibile dal punto di vista sanitario. Per ora lo è, e probabilmente lo sarà per almeno due o tre settimane: le terapie intensive ieri sono aumentate, sì, di 15 unità (il 20% in più rispetto a sette giorni prima) ma restano ferme al numero assai poco allarmante di 155. Che, tradotto nei parametri misurati puntualmente dall’Agenzia per i servizi sanitari regionali, significa il 2%: 2 posti letto in rianimazione su 100 sono occupati da pazienti Covid (la prima soglia di allerta è 10%). Quanto ai reparti ordinari, i nuovi ingressi ieri sono stati 294: ora i posti letto occupati sono 4.814, il 7% del totale (la prima soglia di allerta qui è posta al 15%). Considerando che alla fine di luglio di pazienti in terapia intensiva ne contavamo oltre 400 e in area medica oltre 11mila, e che nonostante questo il governo decideva per un ulteriore allentamento delle misure, complice la stagione estiva, è facile prevedere come la nuova “onda” di contagi non scomporrà nemmeno il nuovo esecutivo targato Meloni. Che parte, per altro, da un punto di vista molto più “rilassato” rispetto alla gestione della pandemia: abolizione definitiva del Green pass, no a restrizioni e divieti, vaccino raccomandato solo a chi rischia i punti in programma.

Chi si preoccupa, invece, è la parte del mondo scientifico da sempre più “prudente” rispetto al virus. A cominciare dal ministero della Salute uscente, che è finito al centro di un piccolo giallo legato alla bozza di una circolare da inviare a tutte le Regioni (tornate responsabili della gestione della pandemia dopo lo scioglimento della struttura commissariale) dal titolo "Indicazioni per la gestione dell’epidemia Sars-CoV-2 nella stagione autunno-inverno 2022-2023". Il documento – di cui sono stati pubblicati ampi stralci nel pomeriggio di ieri, su numerosi siti d’informazione – constava in un compendio delle azioni da mettere in campo qualora il Covid dovesse tornare a circolare in maniera incontrollata. A partire dal “modello Speranza” applicato finora: mantenimento della quarantena e dell’isolamento che restano «strumenti utili», reintroduzione delle mascherine «come prima opzione per limitare la trasmissione nella comunità», estensione della vaccinazione attraverso «i vaccini adattati, identificando gruppi di popolazione prioritari ed assicurando che ci sia una disponibilità sufficiente di dosi». Punti su cui, c’è da scommettere, il ministro della Salute entrante avrebbe immediatamente avuto da eccepire. E forse proprio per una questione di appropriatezza istituzionale a sera è stata disposta e trasmessa alle agenzie di stampa un secca smentita dagli uffici dello stesso Roberto Speranza: «Non è prevista nessuna circolare in pubblicazione per la gestione del Covid per il prossimo inverno. Prosegue il monitoraggio del quadro epidemiologico e si continua a raccomandare la quarta dose per fragili e over 60». Dietrofront, insomma. A decidere che fare con la pandemia, già da fine mese, toccherà a qualcun altro.

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