lunedì 18 gennaio 2021
Il rapporto positivi/tamponi (con quelli antigenici rapidi) scende a 5,56%. Cala anche il numero degli attuali positivi: -6.316
Un reparto di Terapia intensiva Covid

Un reparto di Terapia intensiva Covid - Ansa

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Diminuiscono i nuovi positivi ma aumentano i ricoverati, anche in Terapia intensiva. Con 158.674 tamponi analizzati, i nuovi contagi sono appena 8.824. Salgono però a 2.544 i pazienti Covid in Terapia intensiva (+41): gli ingressi nell'ultima giornata sono stati 142. E salgono a 22.884 i pazienti nei reparti Covid ordinari (+127). Si registrano 377 decessi. Calcolando anche i test antigenici rapidi, il rapporto positivi/tamponi scende al 5,56%.

Ieri i tamponi erano stati 211.778 e i positivi 12.545, con un tasso di positività del 5,9%. I morti erano stati, come oggi, 377.

Se da un lato fanno ben sperare i dati sui contagi del bollettino Covid di oggi, diffuso dal ministero della Salute, dall'altro continua a preoccupare la situazione ospedaliera. E a frenare gli entusiasmi è anche la considerazione che il lunedì si registra il minimo dei tamponi (e di conseguenza dei contagi) della settimana.

La regione con più casi giornalieri oggi è la Sicilia (+1.278), seguita da Lombardia (+1.189), Emilia Romagna (+1.153), Veneto (+998) e Lazio (+872), Campania (+714). In coda la Basilicata con 7 nuovi contagi.

I casi totali sono 2.390.101. I guariti sono 14.763 (ieri 16.510), per un totale di 1.760.489. Ancora in calo il numero delle persone attualmente positive: 6.316 in meno (ieri -4.343), 547.058 in tutto. Di questi, 521.630 sono in isolamento domiciliare, 6.484 meno di ieri. Le vittime, dall'inizio della pandemia, sono 82.554.

Ministero della Salute

Il contagio nelle regioni

Lo studio: i guariti immuni per almeno sei mesi

Le persone che guariscono da Covid-19 possono beneficiare di una protezione dal virus per almeno sei mesi e, probabilmente, anche molto più a lungo. Perchè, anche se i livelli di anticorpi calano dopo l'infezione, le cellule B della memoria si evolvono e consentono al sistema immunitario di sviluppare una capacità più duratura ed efficiente che serve a prevenire la reinfezione, compresa quella con altre varianti del virus. È quanto sostiene un gruppo di ricercatori della Rockefeller University di New York, coordinati da Michel C. Nussenzweig, in uno studio pubblicato sulla rivista Nature.

Dai risultati emerge che il sistema immunitario "ricorda" SARS-CoV-2 e la qualità degli anticorpi continua a migliorare significativamente anche dopo che l'infezione diminuisce. I ricercatori affermano che gli anticorpi prodotti mesi dopo l'infezione hanno mostrato una maggiore capacità di bloccare il virus, comprese le versioni mutate come la variante sudafricana. E hanno scoperto che questi anticorpi migliorati sono prodotti da cellule immunitarie che hanno continuato a evolversi, apparentemente a causa di una ripetuta esposizione a resti del virus nascosti nel tessuto intestinale.

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