giovedì 4 febbraio 2021
Superati, in totale, i 90mila decessi. Locatelli (Css): finora somministrate 2.233 mila dosi. Per la Ue il Friuli Venezia Giulia e l'Alto Adige restano zone "ad alto rischio"
13.659 contagi e 422 morti. Dal 15 febbraio via libera sci in zona gialla

Reuters

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In lieve aumento i nuovi casi Covid in Italia: sono 13.659 i positivi di oggi, contro 13.189 di ieri, ma con 9mila tamponi in meno, 270.142. Il tasso di positività sale per il secondo giorno di fila al 5% (ieri 4,7%). I decessi sono 422 (ieri 476), con il totale delle vittime che supera quota 90mila, 90.241 in tutto.

Tornano ad aumentare lievemente le terapie intensive, 6 in più (ieri -69) con 147 ingressi del giorno, e sono 2.151. Ancora in calo invece i ricoveri ordinari, 328 in meno (ieri -246), che tornano sotto quota 20mila per la prima volta dal 2 novembre scorso, 19.743 in tutto. È quanto emerge dal bollettino quotidiano del ministero della Salute.

Dal 15 gennaio si potrà sciare​

Via libera allo sci dal 15 febbraio ma solo in zona gialla, impianti chiusi nelle Regioni arancioni e rosse. È quanto avrebbe deciso il Comitato tecnico scientifico (Cts), secondo quando si apprende, al termine della riunione in cui è stato esaminato il protocollo messo a punto dalle Regioni lo scorso 28 gennaio. Gli esperti hanno dunque bocciato la proposta delle Regioni in base alla quale gli impianti avrebbero potuto riaprire anche in zona arancione, con una capienza ridotta al 50% su funivie, cabinovie e seggiovie e l'utilizzo obbligatorio di mascherine Ffp2.

Se il divieto non verrà prorogato e se anche Bolzano tornerà in zona gialla, dunque, si potrà sciare in tutto l'arco alpino e sull'Appennino. Ma con una serie di restrizioni: vendita di skipass contingentati, capienza di funivie e cabinovie ridotta al 50% per difetto, seggiovie al 100% solo se non utilizzano le cupole paravento, sistemi per gestire le code agli impianti, regole rigide per l'accesso ai rifugi, mascherina obbligatoria.

Incognita sugli spostamenti tra regioni

La possibilità che gli italiani possano tornare a sciare dipenderà da una delle prime scelte alle quali sarà chiamato il nuovo governo di Mario Draghi: revocare, o meno, il divieto di spostamento tra le Regioni. Decisione sulla quale peserà anche l'andamento della curva epidemiologica, con gli esperti che già parlano di "un'inversione di tendenza" e si dicono preoccupati dell'impatto delle varianti del virus, soprattutto in Abruzzo e Umbria. Il divieto scadrà tra una settimana. L'indicazione data dai tecnici al governo Conte era quella di proseguire con la misura almeno fino al 5 marzo, quando scadranno gli altri provvedimenti contenuti nel Dpcm. Indicazione arrivata sulla base di un ragionamento: si stanno esaurendo gli effetti delle chiusure natalizie e solo nelle prossime settimane si potranno vedere quelli legati al passaggio di quasi tutta l'Italia in zona gialla. In presenza di un esecutivo dimissionario e con un nuovo premier incaricato, sottolineano fonti ministeriali, l'attuale governo si occuperà solo degli affari correnti e non deciderà nulla, tantomeno prenderà iniziative per quanto concerne decisioni che vanno ad incidere sulle libertà personali dei
cittadini.

Il 15 febbraio sarà il nuovo governo a stabilire il percorso da seguire; in caso invece non dovesse essersi ancora insediato un esecutivo, il provvedimento decadrà. Il dato certo è che la situazione resta ancora precaria.

Locatelli (Css): entro giugno vaccinati 20 milioni

"La disponibilità di vaccini anti-Covid entro il mese di giugno è quantificabile nell'ordine più o meno dei 40 milioni di dosi. Quindi dovremmo arrivare largamente a una cifra importante di persone che vengono a essere vaccinate. Siamo nell'ordine dei 20 milioni di persone almeno per il mese di giugno". Lo ha detto Franco Locatelli, presidente del Consiglio superiore di sanità (Css), ospite di"Buongiorno" su Sky TG24.

Finora sono 2.233.982 le dosi di vaccino somministrate in Italia, il 93,4% di quelle consegnate (2.390.985). La somministrazione ha riguardato 1.403.909 donne e 830.173 uomini. Il dato è aggiornato alle 8 di stamani. Le persone che hanno già ricevuto anche la seconda dose sono 867.237. Le dosi sono state somministrate a 1.577.602 operatori sanitari, 420.692 unità di personale non sanitario, 219.610 ospiti di strutture residenziali e 16.078 over 80. Lo si legge nel report del commissario per l'emergenza.

Il presidente del Css ha parlato anche dello studio avviato dall'università di Oxford sulla possibilità di combinare vaccini anti Covid diversi. "Mi sembra significativamente aleatorio" ha detto. "Dobbiamo restare all'evidenza dei dati disponibili. I dati si riferiscono a un uso costante, tra la prima e la seconda vaccinazione, dello stesso tipo di vaccino. Andare ad esplorare situazioni alternative - afferma - mi sembra significativamente aleatorio. Non dico che non possa funzionare, però starei su una strada solida e consolidata".

L'esperimento di Oxford sul "mix" di vaccini diversi

Lo studio lanciato oggi in Gran Bretagna vuole testare gli effetti su un gruppo di pazienti che riceveranno dosi sia del vaccino prodotto da Pfizer-BionTech che di quello Astrazeneca-Oxford. Verrà effettuato su un campione di 800 volontari di almeno 50 anni. Il test è organizzato in otto versioni, con un gruppo di volontari che riceveranno un mix di dosi dei vaccini Pfizer e Astrazeneca nell'arco di 28 giorni o 12 settimane e un altro gruppo che invece riceverà una dose di ciascun vaccino, sempre nell'arco di 28 giorni o di 12 settimane. I ricercatori puntano ad identificare le persone che svilupperanno i migliori anticorpi. Se lo studio sarà coronato da successo, il governo britannico potrebbe modificare la propria strategia di vaccinazione, dopo aver ricevuto l'approvazione dalle autorità sanitarie. Al momento, l'impiego di vaccini diversi sullo stesso paziente non è consentito.

Monitoraggio Gimbe: si arresta la discesa dei contagi

Il monitoraggio indipendente della Fondazione Gimbe rileva nella settimana 27 gennaio-2 febbraio una stabilizzazione dei nuovi casi (84.652: erano 85.358 la settimana precedente). Scendono i casi attualmente positivi (437.765, erano 482.417), i ricoveri con sintomi (20.317, erano 21.355), le terapie intensive (2.214, erano 2.372) e i decessi (2.922, erano 3.265).

Rispetto alla settimana precedente, si registrano le seguenti variazioni: Decessi: 2.922 (-10,5%); Terapia intensiva: -158 (-6,7%); Ricoverati con sintomi: -1.038 (-4,9%); Nuovi casi: 84.652 (-0,8%); Casi attualmente positivi: -44.652 (-9,3%).

Secondo il presidente della Fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta, "esauriti gli effetti del Decreto Natale si arresta la discesa dei nuovi casi settimanali, sostanzialmente stabili guardando al dato nazionale, mentre in diverse regioni s'intravedono i primi segnali di un'inversione di tendenza". Infatti, rispetto alla settimana precedente, in 9 regioni risale l'incremento percentuale dei nuovi casi e in 5 si registra un aumento dei casi attualmente positivi per 100.000 abitanti. A livello ospedaliero, l'occupazione dei reparti ordinari Covid supera in 5 Regioni la soglia del 40%, quella delle terapie intensive in 6 Regioni supera la soglia del 30%.

Per la Ue l'Alto Adige e il Friuli Venezia Giulia tra le zone più a rischio

Restano in "rosso scuro", l'indice di rischio più elevato, nella mappa Ue aggiornata, il Friuli Venezia Giulia e l'Alto Adige. Secondo il conteggio, voluto dal Consiglio Ue, che segue il criterio dei contagi ogni 100mila abitanti, le due aree sono tra quelle a maggior rischio in Europa, con oltre 500 casi ogni 100mila abitanti. In "rosso scuro" anche il sud della Francia, il sud della Svezia, la Repubblica Ceca, la Lettonia, l'Estonia e la Slovenia, oltre al Portogallo e a quasi tutta la Spagna.


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