martedì 9 marzo 2021
Distribuzione di pacchi viveri in una sede della Comunità di Sant'Egidio

Distribuzione di pacchi viveri in una sede della Comunità di Sant'Egidio

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Aiuti alimentari alle persone in difficoltà per la crisi economica. E poi pasti nelle mense, cene in strada. E videochiamate agli anziani chiusi in casa. Il bilancio di un anno di impegno dall'inizio del primo lockdown certifica il grande sforzo della Comunità di Sant'Egidio, che ha moltiplicato gli interventi per fare fronte all'emergenza sanitaria e ai duri contraccolpi della disoccupazione. Anche grazie all'aumento dei volontari che si sono resi disponibili in questo tempo difficile.

Sant'Egidio conferma dal 9 marzo 2020 «un aumento preoccupante della povertà, in particolare tra le famiglie monoreddito, gli anziani, le donne sole con figli e i lavoratori precari». Al tempo stesso la Comunità ha registrato, in tutto il paese, anche «una crescita significativa della solidarietà, testimoniata dall’aumento dei volontari, in gran parte giovani, che si sono rivolti alla Comunità per aggiungersi a chi già da anni offriva il suo aiuto».

I numeri confermano il grande sforzo: dal 9 marzo 2020 Sant’Egidio ha distribuito circa 300 mila pacchi alimentari in tutta Italia, cioè tre volte in più rispetto all’anno precedente. Sono 30 le città, dal Nord al Sud, dove la presenza capillare della Comunità ha permesso di far fronte in modo organico all’aumento della povertà, senza contare altri comuni minori in cui si è riusciti a raggiungere persone e famiglie in stato di necessità.

In particolare, per far fronte all’accresciuta richiesta di beni di prima necessità, fin dalle prime settimane di lockdown sono stati aperti nuovi centri di distribuzione alimentare (oltre a Roma, anche Torino, Trieste, Napoli, Palermo, per citarne solo alcuni). «Sono state anche rafforzate le reti solidali già presenti: ad esempio - si legge nel bilancio delle iniziative - nella Capitale si è passati da 3 a 28 luoghi di distribuzione, a Genova da 4 a 10. Insieme agli italiani, la nazionalità più rappresentata tra chi si è rivolto ai nostri centri è stata quella delle Filippine, segno che la crisi ha avuto un grande impatto anche tra gli immigrati presenti da anni nel nostro paese, mentre la fascia di età più raffigurata è quella tra i 45 e i 55 anni».

Più che raddoppiato anche il numero dei pasti serviti nelle mense della Comunità, rimaste aperte dall’inizio della pandemia, con i pasti distribuiti con le necessarie misure di prevenzione e distanziamento, a Roma, Genova, Novara, Frosinone e Lucca. Per citare un dato, solo nel capoluogo ligure sono stati serviti in un anno 180 mila pasti, passando da 3 a 6 aperture settimanali. Un altro servizio che ha conosciuto un notevole incremento è quello delle cene da asporto per i senza dimora in tutte le città dove Sant’Egidio è presente, come emerge dai 120 mila i pasti distribuiti in un anno per la strada a Roma, i 58 mila a Napoli, i 14mila a Torino e i 12.500 a Padova.

«La pandemia ha messo in luce la centralità delle reti di prossimità - spiega la Comunità di Sant'Egidio - per combattere la povertà e l’isolamento di tante persone, in particolare quello degli anziani». Per loro sono state attivate migliaia di consegne a domicilio, ma anche contatti telefonici e videochiamate, interventi preziosi per chi ha subito più di altri gli effetti negativi del lockdown. «Oggi più che mai, data la situazione di forte fragilità e incertezza, è fondamentale ridare coraggio e speranza a chi ha sofferto maggiormente a causa della crisi sanitaria, economica e sociale. Solo con la solidarietà - sostiene la Comunità di Sant'Egidio - ripensando la società a partire dagli ultimi, il nostro Paese potrà ripartire affrontando le sfide del futuro».


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