martedì 22 aprile 2014
Occhi puntati sui 400mila metri cubi di terra e roccia che stanno scivolando a valle dal Mont de la Saxe. Gabrielli in Val d’Aosta. Il sindaco: siamo tranquilli, la natura faccia il suo corso.
La lezione di una frana di A.M.Mira
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Per loro, che dal 2009 la monito­rano giorno e notte con turni di 12 ore ciascuno, sembra tutto normale. Il fianco nordest del Monte de la Saxe, un passo da Coumayeur, i vo­lontari della Protezione civile sono abi­tuati a vederlo così: sbriciolato e in mo­vimento. Negli ultimi giorni però le im­magini hanno fatto il giro d’Italia, perché quell’ammasso sconfinato di massi e pietra ha improvvisamente accelerato la sua inesorabile corsa a valle. Colpa del tempo, dice qualcuno, delle infiltrazio­ni d’acqua dovute allo scioglimento del­la neve. Fatto sta che il gigante s’è mes­so a scivolare giù a una velocità media di quattro metri al giorno, tenendo col fia­to sospeso tutti, a cominciare da La Pa­lude, il villaggio sottostante.  Gli ottanta abitanti del piccolo centro so­no stati evacuati quasi due settimane fa per ragioni di sicurezza e non possono rientrare nelle loro case. E a vigilare sul­la frana minuto dopo minuto, ora, stan­no pensando gli stessi esperti dell’Istitu­to di ricerca per la Protezione idrogeo­logica del Consiglio nazionale delle ri­cerche che hanno tenuto sotto control­lo gli spostamenti della Costa Concor­dia. Secondo loro la frana potrebbe in­teressare 400mila metri cubi di terra e c’è allerta per il previsto, ulteriore rialzo delle temperature, che probabilmente accelererà ulteriormente lo smotta­mento: alcuni massi hanno raggiunto l’alveo del fiume Dora di Ferret, ma sen­za causare danni. La frana, in ogni caso, non preoccupa le autorità: «Aspettiamo che accada con tranquillità e che la Natura faccia al più presto il suo corso», ha detto il sindaco di Courmayeur Fabrizia Derriard. «Al momento la situazione è stazionaria e monitorata continuamente. Siamo tran­quilli perché la popolazione che vive nel­la zona interessata dallo smottamento è stata evacuata. E il resto del territorio è sicuro». Sicurezza da vendere. Forse pro­prio perché a Courmayeur alla natura, e alla sua “ribellione” iniziata nel 2009, si presta attenzione da allora. E già da gennaio è stato dichiarato lo stato d’e­mergenza, con la disposizione di un fi­nanziamento di 8 milioni di euro per gli interventi di messa in sicurezza del ter­ritorio. In queste ore, in ogni caso, è previsto l’ar­rivo in Val d’Aosta del capo della prote­zione civile Franco Gabrielli, che incon­trerà i vertici della Regione e Franco Roc­co, il commissario per l’emergenza del­la frana di La Saxe. Sono previsti sopral­luoghi, incontri e la consegna dei lavori per un vallo di nove metri di altezza e 750 di lunghezza, in minima parte già co­struito, che dovrebbe contenere la fra­na, quando dovesse cadere, e limitare i danni nel caso di uno smottamento più consistente. «Il vallo di protezione – ha spiegato il sindaco Fabrizia Derriard – sarà lungo 750 metri con base di 20 e al­tezza massima di 9: è un’opera di prote­zione passiva per garantire la sicurezza della popolazione in caso di crollo. Ci vorranno cinque mesi per portare a ter­mine i lavori, ma siamo organizzati per interventi di emergenza qualora la terra e i sassi ostruissero il flusso della Dora di Ferret e nel caso di una eventuale eson­dazione del corso d’acqua». Le persone che sono a Courmayeur, ha insistito il primo cittadino, «sono assolutamente al sicuro: la porzione di territorio interes­sata alla frana è chiusa e non c’è timore nelle altre zone».  Qualche timore però c’è e riguarda il tu­rismo e l’economia della valle. Anche su questo punto il sindaco glissa: si sta fa­cendo il possibile affinché ciò non av­venga. Peccato che il giorno di Pasqua, per ragioni di sicurezza, il Traforo del Monte Bianco sia stato chiuso per una ventina di minuti. E alcuni albergatori e proprietari di casa lamentino di non es­sere stati informati per tempo della gra­vità della situazione: «Non siamo assi­curati, ora quanto ci costerebbe farlo?»
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