giovedì 15 luglio 2010
L’abbandono dell’incarico da parte dell’esponente del governo indagato per la «P3» evita al centrodestra la conta sulla mozione di sfiducia del Pd, fissata dal presidente della Camera a mercoledì, tra le polemiche. Il sottosegretario si dimette ma rimane coordinatore campano del Pdl. La decisione concordata con Berlusconi, che lo difende: «È innocente».
- Non si può cedere alla logica dell'intrico di S. Soave
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*** AGGIORNAMENTO DEL 30 SETTEMBRE 2020 L'ex sottosegretario Nicola Cosentino assolto in appello nel processo "Il Principe e la scheda ballerina" per uso di capitali illeciti nella costruzione di un centro commerciale a Casal di Principe. LEGGI QUI

Quello che Silvio Berlusconi non sopporta di tutta questa avvilente e contorta vicenda è di doverla dare vinta a Gianfranco Fini ancora una volta. Dopo Brancher, anche Nicola Cosentino si dimette da sottosegretario per evitare la conta interna: la mozione di sfiducia presentata dalle opposizioni sarebbe stata votata mercoledì della prossima settimana, come deciso in piena autonomia dal presidente della Camera. Una mossa a sorpresa, quella del numero uno di Montecitorio, che scatena una reazione inevitabile per la tenuta della maggioranza e del governo. E nel tardo pomeriggio da Palazzo Chigi, dove è riunito il vertice del Pdl, non può che arrivare la conferma: Cosentino si arrende, su richiesta del premier. Resterà alla guida del partito in Campania. La vicenda Caliendo è rinviata a settembre, mentre nulla si dice dell’altro indagato Verdini, se non che – come anticipa il ministro degli Esteri Frattini – ad agosto il Cavaliere ha convocato «alcuni di noi per fare una riflessione sull’organizzazione del partito». Riflessione che potrebbe preludere alla scelta del coordinatore unico.Di fatto tutto nasce dalla contestata calendarizzazione del presidente della Camera che, in assenza di una decisione dei capigruppo, fissa le mozioni nell’agenda di mercoledì, senza curarsi dell’insorgere di Pdl e Lega, pure questa favorevole alle dimissioni dei sottosegretari sotto inchiesta. Una prova di forza che si fa sentire. Il presidente della Camera insiste sul «progetto ambizioso» del Pdl, dal quale non intende affatto sfilarsi. Parla di confronto necessario, «aspro ma doveroso», ricorda la necessità delle riforme e insiste sulla legalità.Berlusconi convoca immediatamente Verdini e Cosentino, insieme con i fedelissimi. Fa pressione, malgrado fino all’ultimo dichiari di non voler cedere al giacobinismo di chi emette una sentenza prima ancora del processo. Ma la strategia di Fini ha messo all’angolo il capo del governo, che si ritrova con le mani legate. L’unico modo per liberarsi dalla morsa è offrire la testa del sottosegretario al Tesoro.Cosentino si piega e mette giù il suo comunicato: «Ho deciso di concerto con il presidente Berlusconi di rassegnare le mie dimissioni da sottosegretario per potermi completamente dedicare alla vita del partito, particolarmente in Campania». Berlusconi esaurisce con poche parole il suo commento: «Ho condiviso la decisione di Nicola Cosentino di dimettersi da sottosegretario. Ho altresì avuto modo di approfondire personalmente e tramite i miei collaboratori la sua totale estraneità alle vicende che gli sono contestate». Di qui la certezza, dice «che la sua condotta durante la campagna elettorale è stata improntata alla massima lealtà e al massimo impegno per ottenere la vittoria di Stefano Caldoro». Una resa ma condizionata.Subito dopo però inizia la battaglia al veleno. Cosentino si toglie tutti i sassolini: le accuse sono rivolte a Fini e al suo "braccio armato" Bocchino che, secondo il Cosentino-pensiero, «da anni, senza successo, tenta di incidere sul territorio non già per interessi del partito bensì per mere ragioni di potere personale e che alla prova elettorale è sempre stato sconfitto». Altro che questione morale, si sfoga sarcastico l’ex sottosegretario, che sottolinea come per quattro volte sia stata presentata una mozione contro di lui, con gli stessi argomenti. «Il presidente della Camera con solerzia degna di miglior causa, ha ritenuto di volerle calendarizzare in tempi brevissimi basandosi quindi soltanto su indimostrate e inconsistenti notizie di stampa».Parole che lasciano «del tutto indifferente» Fini. La scelta dell’agenda rientra nelle prerogative del presidente della Camera, ricordano nell’entourage finiano. Quanto al co-fondatore del Pdl, pronto l’apprezzamento per la scelta di Cosentino: «Dimettersi anche per difendersi in sede giudiziaria era per l’onorevole Nicola Cosentino un indispensabile e doveroso atto di correttezza istituzionale, anche per una evidente e solare questione di opportunità politica».La Lega tace: «C’è un’inchiesta in corso, no comment», sono le parole del ministro Maroni. Ma tira un sospiro di sollievo, preoccupata dalle vicende giudiziarie che travolgono l’esecutivo. E Berlusconi medita la prossima mossa.

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