mercoledì 21 agosto 2019
L’isola in rivolta contro i saccheggi di sabbia delle ultime settimane: a centinaia i furti con le bottiglie La denuncia choc degli ambientalisti: «Vengono vendute su E-Bay»
L’isola in rivolta contro i saccheggi di sabbia
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Ormai nessuna spiaggia sarda è immune dallo scempio. Non solo Is Arutas, nella meravigliosa area protetta di Cabras (nell’Oristanese), col suo tesoro naturalistico formato da chicchi di quarzo bianchi, verde e giallo chiaro, rosa, alcuni neri, che trasformano quel tratto di costa centroccidentale dell’isola in un unicum marino a livello mondiale. L’allarme rimbalza ogni giorno anche dai litorali di Teulada, Villasimius, Costa Rei, Piscinas, Muravera, Geremeas e Porto Pino.

Centinaia di chili di sabbia, in centinaia di bottiglie e sacchetti. Complessivamente si parla di oltre 400 chili Sardegna rubati dall’inizio dell’estate. Una sequenza di furti ambientali che fanno parlare di vera e propria emergenza sull’isola, con i muri di Cagliari che hanno iniziato a ricoprirsi di scritte contro i turisti, gli ambientalisti sul piede di guerra, l’opinione pubblica in subbuglio. E persino la politica, negli anni scorsi rimproverata per essere stata troppo tiepida innanzi ai soprusi: «La Sardegna non si smembra come se fosse un cadavere da cui togliere i gioielli da vendere al miglior offerente – le parole durissime dell’assessore regionale all’Ambiente, Gianni Lampis –. La Sardegna è terra di storia millenaria, è luogo di bellezze uniche, è il tempio sacro del patrimonio ambientale e paesaggistico».

L’allarme, si diceva, è scattato già da qualche anno, tanto che la Regione aveva approvato una legge ad hoc contro i furti in natura. Evidentemente poco recepita dai turisti, soprattutto stranieri, che difficilmente dopo il ritiro della “merce” e l’espatrio pagano il dazio in denaro. Per altro la multa non può compensare il danno ambientale provocato all’isola. Ma perché questi furti? Solo semplici souvenir riportati a casa per ricordare una bella vacanza? Nel sito del Gruppo d’intervento giuridico onlus lo scorso 31 luglio è comparsa una nota inquietante: «Sulla piattaforma tedesca di E-Bay sono in vendita, come se fosse la cosa più normale della Terra, confezioni di sabbia prelevata da varie spiagge della Sardegna: Cala Goloritzè, Porto Pollo, Mari Ermi, Foxi Lioni, Putzu Idu».

L’associazione ha provveduto a segnalare la vendita illecita (30 luglio 2019) al Corpo forestale della Sardegna e ai Prefetti isolani con la richiesta di individuare i responsabili sia per le sanzioni penali sia per l’eventuale emanazione a loro carico di provvedimenti che ne impediscano il ritorno in Sardegna almeno per dieci anni. Anche l’associazione Sardegna rubata e depredata è operativa da tempo su Facebook: «Appare improcrastinabile istituire il numero chiuso su quelle spiagge che non possono reggere un impatto antropico così invasivo insistono ».

E il Corpo Forestale di Vigilanza territoriale ora ha deciso per una stretta: ricorrere alle ganasce fiscali per quei turisti scoperti coi “bottini” illegali di sabbia. «Bloccare auto e navi di chi ruba – dice Franco Sardi, Console regionale del Tourig Club Italiano – è molto opportuno, perché questi “ladri” di sabbia stanno procurando un danno al patrimonio naturale della regione, cioè al demanio, pertanto è legalmente e legittimamente perseguibile.

A questo provvedimento aggiungerei una campagna di educazione di massa al valore del patrimonio ambientale e culturale della Sardegna da aggiungere al controllo dei cittadini, che sono diventati sempre più attenti e sensibili». «Siamo davanti a un problema educativo e non solo legislativo. Non sono sufficienti – spiega invece don Ignazio Serra, responsabile regionale della pastorale turistica della Conferenza Episcopale Sarda – leggi e norme severe. Francesco nella Laudato Si’ invitava a proteggere il mondo e a non depredarlo, seminare bellezza e non distruzione.

Occorre lavorare a tutti i livelli per vincere la voracità del prendere e del possesso e scoprire il valore della contemplazione che si nutre di cura e rispetto. Il ricordo da portare a casa sia invece quello dei nomi, dei volti delle persone, dei momenti di gioia vissuti immersi nella natura tra le braccia della nostra madre terra, e rispetto per tutto ciò che non è nostro ma appartiene a tutti e dobbiamo lasciarlo intatto là dove altri lo troveranno dopo di noi». L’ultima beffa nei giorni di Ferragosto. I finanzieri hanno scoperto quasi 40 kg di sabbia bianca, imbottigliata in 14 contenitori di plastica, portata via dalla spiaggia di Chia (Sud Sardegna), nel portabagagli di un Suv di una coppia di turisti francesi che si apprestava a lasciare la Sardegna a bordo del traghetto in partenza da Porto Torres per Tolone, in Francia. «Portiamo via un un ricordo, un souvenir della Sardegna » hanno detto agli agenti.

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