martedì 20 gennaio 2015
​L'allarme nella Relazione annuale sulla gestione finanziaria. Necessario reinvestire i risparmi ottenuti nei servizi più carenti. Sotto la lente in particolare i servizi territoriali e domiciliari. Divario marcato Nord-Sud.
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I pesanti tagli che hanno colpito la sanità pubblica negli ultimi anni potrebbero, se i risparmi ottenuti non verranno reinvestiti nell'assistenza territoriale e domiciliare e nell'ammodernamento tecnologico e infrastrutturale, mettere a rischio i livelli essenziali di assistenza (Lea), "facendo emergere, nel lungo periodo, deficit assistenziali" soprattutto al Sud.È l'allarme lanciato dalla Corte dei Conti nella Relazione sulla gestione finanziaria degli enti territoriali 2013. Secondo il rapporto, "le manovre correttive dei conti pubblici, attuate, nel triennio 2011/2013", sono state poste, "per una parte significativa, a carico del settore sanitario: nello scorso anno, quasi il 30% delle minori spese nel conto della PA rispetto al preconsuntivo di ottobre, sono da ascrivere al settore sanitario, che però ha assorbito solo il 16,20% della spesa primaria corrente". Il processo di revisione della spesa sanitaria, "per essere efficace senza compromettere il principio di equità nell'erogazione dei LEA, dovrà essere più selettivo e reinvestire risorse nei servizi sanitari relativamente più carenti, traendole dai settori dove vi sono ancora margini di inefficienze da recuperare". La Corte dei conti si riferisce tra le altre cose all'acquisto di beni e servizi (meglio se effettuati attraverso centrali d'appalto).   Accanto a misure ad impatto "immediato" sui livelli di spesa, secondo la Corte dei Conti "anche il potenziamento dei programmi di medicina preventiva è uno strumento capace, sul medio-lungo periodo, migliorando le condizioni generali di salute della popolazione, di generare minore spesa sanitaria e maggiore appropriatezza nell'uso delle risorse". La spesa per il servizio sanitario nazionale nel triennio 2011/2013, "è risultata essere, a consuntivo, pari a 111.094, 109.611 e 109.254 milioni, inferiore, quindi, di ben 4 miliardi (per il 2012) e di circa 3 miliardi ( per il 2013) alle stime contenute nella Legge di stabilità 2013". Quindi, sottolinea la Corte dei Conti, "l'effetto "combinato" delle decisioni deliberate dal Parlamento nazionale e delle manovre correttive attuate dalle Regioni (sia in piano di rientro che non), hanno generato riduzioni di spesa nettamente superiori a quelle stimate e alle corrispondenti riduzioni di finanziamento decise con la "Spending review". Complessivamente, considerati anche i risultati delle Regioni in avanzo, il sistema sanitario a livello nazionale "mostra un disavanzo di 1.890 milioni". Per contro - si legge nella relazione - ulteriori risparmi, ottenibili da incrementi di efficienza, se non reinvestiti prevalentemente nei settori dove più carente è l'offerta di servizi sanitari, come, ad esempio, nell'assistenza territoriale e domiciliare oppure nell'ammodernamento tecnologico e infrastrutturale, potrebbero rendere problematico il mantenimento dell'attuale assetto dei LEA, facendo emergere, nel medio periodo, deficit assistenziali, più marcati nelle Regioni meridionali.
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