mercoledì 1 aprile 2015
Approvato con 165 sì. Torna il falso in bilancio. Emendamento su società non quotate passa per soli tre voti.
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Alle 16 le dichiarazioni finali, poi il voto. Il   ddl sulla corruzione ha avuto il via del Senato con 165 voti a favore. Il provvedimento passa ora all'esame della Camera in seconda lettura. Stamane la grande novità: via libera all'articolo 8, che regolamenta il falso in bilancio per le società non quotate. La norma è stata approvata a voto segreto con 124 voti favorevoli, 74 contrari e 43 astenuti. Poco prima un emendamento allo stesso articolo, presentato da Forza Italia, era stato respinto per un solo voto. Torna ad essere un reato, quindi, truccare i rendiconti anche per quanti non hanno preoccupazioni di listino borsistico. Non è l'unico cambiamento ad essere sancito dall'aula di Palazzo Madama. Tra gli altri, saranno reato le false comunicazioni sociali per le società quotate (da tre a otto anni di reclusione). Non passa invece la proposta M5S di introdurre l'interdizione perpetua dai pubblici uffici per chi commette reati di corruzione. I grillini non apprezzano, ed il loro leader spara bordate dal suo blog, prendendosela con le ultime cronache giudiziarie che si concentrano, in queste ore, sul Pd. "Non gli si sta più dietro. Tra indagati e arrestati al giorno il Pd sta battendo ogni record.", scrive Beppe Grillo in un post. Non è l'unico insoddisfatto, Grillo. Anche Forza Italia, la cui linea non è quella che emerge vincente, manda segnali di nervosismo sotto forma di assenze dall'Aula. Risultato: più di un articolo passa grazie a maggioranze risicate, dai quattro ai cinque voti. Dopo rimandi, attese, critiche sui tempi eccessivamente dilatati nonché su un Parlamento che per alcuni non è sembrato "convinto" nell'affrontare fino in fondo una seria lotta alla corruzione, oggi si potrebbe mettere un tassello definitivo all'impegno contro il malaffare con il voto finale del ddl (che poi però dovrà passare all'esame della Camera). I grillini, dopo le consultazioni on line, hanno deciso il voto contrario. Il testo prevede un aumento delle pene per l'associazione mafiosa: i boss e i loro uomini rischieranno, grazie all'approvazione dell'articolo 4, fino a 26 anni di carcere. Sì anche alla possibilità di poter ricorrere al patteggiamento e alla condizionale nei processi per i delitti contro la pubblica amministrazione, ma unicamente nel caso in cui ci sia stata la restituzione integrale del "maltolto". Ed ancora, con l'approvazione dell'articolo 6, è previsto l'obbligo per il Pm, quando esercita l'azione penale per i delitti contro la pubblica amministrazione, di informare il presidente dell'Autorità nazionale Anticorruzione. Passa l'esame dell'aula anche l'articolo 3 del disegno di legge, quello che stabilisce la riparazione pecuniaria: per i reati contro la pubblica amministrazione, in caso di condanna, il funzionario corrotto dovrà versare allo Stato una somma pari alla "mazzetta" ricevuta. I tempi del ddl sono stati dettati anche dal decreto legge sulla Pubblica amministrazione, non ancora pronto per essere incardinato in aula prima di giovedì mattina.  
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