mercoledì 12 maggio 2021
Il commissario Figliuolo: via libera alle vaccinazioni per la fascia di età 40-49 anni. La Lombardia lamenta la mancanza di dosi di Astrazeneca
Ema: «Sì alla seconda dose Pfizer dopo 42 giorni». Vaccinati a quota 25 milioni

Ansa

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La campagna vaccinale anti-Covid avanza, ma sono ancora tante le differenze tra le Regioni tanto da dare l'impressione, a volte, che si proceda in ordine sparso.
La Lombardia lamenta la carenza di fiale AstraZeneca, nel Lazio mancano dosi Pfizer, tanto da allungare a 5 settimane i tempi tra prima e seconda dose, nonostante l'azienda madre lo sconsigli, mentre, nel Lazio come in Campania e altre Regioni, c'è abbondanza del siero anglosvedese tanto da programmare un open day dedicato a Vaxzevria, il prossimo fine settimana, in 21 punti vaccinali laziali.

Intanto il pressing effettuato dalle Regioni su Roma per aprire le vaccinazioni anche ai quarantenni, anche con Astrazeneca, ha ottenuto il suo effetto. Dalla struttura guidata dal commissario Figliuolo è arrivato il via libera e il commissario ha scritto alle Regioni. A livello nazionale quindi, da lunedì 17 maggio, le Regioni e le Province autonome potranno partire con la fascia di età 40-49 anni.

È stata superata quota 25 milioni di dosi somministrate in Italia (precisamente 25.092.036). Il totale delle persone vaccinate con prima e seconda dose è di oltre il 13% della popolazione.

Ema conferma: richiamo Pfizer a 42 giorni non è un problema

Somministrare la seconda dosi di Pfizer-BioNTech entro 42 giorni dalla prima non "sarebbe un grosso problema". È importante sottolineare che nei test clinici" la somministrazione della seconda dose di Pfizer Biontech era prevista fino a 42 giorni. Queste informazioni sono nel bugiardino del vaccino. Quindi non è una deviazione rispetto alla raccomandazione" superare i 21 giorni estendendo a cinque settimane. Se si superassero i 42 giorni, allora sarebbe una deviazione". Così Marco Cavaleri dell'Agenzia europea del farmaco, l'Ema. "L'intervallo tra la prima e la seconda somministrazione prolungato alla sesta settimana, quindi ai 42 giorni, non inficia minimamente l'efficacia dell'immunizzazione e ci permette di somministrare molte più dosi di vaccino" così si è espresso Franco Locatelli, presidente del Consiglio Superiore di Sanità sullo slittamento a 42 giorni della somministrazione tra la prima e la seconda dose di Pfizer.
"Capisco - ha proseguito Locatelli - che chi lavora nell'industria abbia atteggiamenti protettivi rispetto agli studi condotti e questi principalmente riguardavano l'intervallo di 21 giorni ma poi gli studi sulla vita reale ne hanno mostrato efficacia anche con intervallo a 42 giorni".

"Non bisogna spaventare le persone perché la prima dose di Pfizer, in base agli studi effettuati da noi allo Spallanzani, ma anche in Israele e in Inghilterra è efficace per oltre l'80 per cento. L'obiettivo adesso è
vaccinare più persone possibile". E' dello stesso avviso il direttore dello Spallanzani di Roma, Francesco Vaia, in merito all'estensione della seconda dose di Pfizer da tre a cinque settimane. "Siccome è alta l'efficacia della della prima dose non cambia spostarla di 10 giorni - sottolinea Vaia -. Mentre è opportuno, come fatto nel Lazio, che nei soggetti più fragili, ad esempio gli oncologici, si mantengano 3 le tre settimane".

Nel frattempo il commissario straordinario per l’emergenza Covid-19 Francesco Paolo Figliuolo ha offerto supporto nel tentativo di allineare il più possibile le diverse aree del Paese e nell'incontro con le Regioni ha ribadito la priorità delle somministrazioni agli anziani, tenendo fermo il punto, dell'apertura, in parallelo, alle immunizzazioni degli over 50.
E' innegabile però che proprio le forniture di vaccini continuino a essere il tema principale: nel mese di maggio è in programma l'arrivo di complessive 17 milioni di dosi. L'indicazione del commissario è di utilizzare sempre il 90% delle fiale distribuite, che corrisponderebbe in maggio a 15,3 milioni di dosi, mentre per chiudere il mese con una media di mezzo milione di dosi al giorno, ne servirebbero almeno 15,5 milioni.
La campagna, conti alla mano, per ora non può che andare avanti con il freno tirato, nella speranza di poter correre in giugno, quando le dosi in consegna saliranno a oltre 25 milioni, ovvero potenzialmente oltre 830 mila al giorno.
In attesa del cambio di marcia, scendono in campo i medici di medicina generale, oltre 30 mila dei quali hanno dato disponibilità per vaccinare e in alcune Regioni sono già operativi. Da giugno dovrebbero partire anche le farmacie, 12 mila delle quali sono pronte a diventare punti vaccinali, con 23 mila farmacisti che hanno già completato il corso da somministratori.

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