giovedì 9 aprile 2020
Per colpa dell’emergenza, il 77% delle famiglie fragili ha visto cambiare la propria disponibilità economica, il 63% ha ridotto l’acquisto di alimenti. E il 14% dei minori è senza pc o tablet
Brindisi, un'operatrice di Save the Children consegna pacchi di alimenti a una famiglia

Brindisi, un'operatrice di Save the Children consegna pacchi di alimenti a una famiglia - Save the Children

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Un altro milione almeno di bambini poveri. L’emergenza Covid-19 in Italia rischia di spingere molti più minori in povertà assoluta. Per colpa della pandemia infatti, il 77% delle famiglie fragili ha visto peggiorare la propria esigua disponibilità economica, il 63,9% ha ridotto l’acquisto di beni alimentari. E il 14,2% dei minori è senza computer o tablet, un ostacolo insormontabile oggi per seguire le lezioni a distanza, ora che le scuole sono chiuse. Un handicap che domani potrebbe ulteriormente pesare sulla condizione socio-economica di questi futuri cittadini. A lanciare l’allarme è Save the Children, che ha condotto una ricerca tra le famiglie con figli minorenni beneficiarie del progetto “Non da soli”, lanciato immediatamente dall’organizzazione in risposta all’emergenza Covid-19 per supportare famiglie fragili con minori.

Dunque la “fase 2” della riapertura – avverte l’organizzazione - ci metterà di fonte alla drammatica fotografia di un paese colpito da lutti, ma anche da una crisi economica che peggiorerà innanzitutto la vita della famiglie più a rischio, improvvisamente impoverite dalla chiusura delle attività produttive e commerciali non essenziali. Dalle interviste telefoniche condotte nei giorni scorsi su 366 dei nuclei familiari seguite dalla ong in 18 città italiane, da Torino a Catania, emerge con chiarezza che moltissime famiglie (il 77,6%) hanno visto improvvisamente cambiare la propria disponibilità economica. In particolare il 73,8% ha perso il lavoro o ridotto drasticamente il proprio impegno retribuito. Il 17,6% è andato in cassa integrazione. E le norme sul distanziamento sociale non permettono nemmeno l’attività in strada di venditori ambulanti o parcheggiatori. Nel 63,9% dei casi la mancanza di entrate economiche ha fatto ridurre la spesa per l’acquisto di beni alimentari.

Per la prima volta nel 2019, infatti, dopo anni in cui il numero di bambini in povertà era sempre in aumento o stabile, sembrava possibile una diminuzione della povertà minorile, grazie al reddito di cittadinanza avviato nel marzo 2019, di cui hanno beneficiato famiglie con circa mezzo milione di minorenni. Ma il rischio è che nel 2020 il tasso di povertà minorile possa avere un balzo drammatico, come è accaduto nella precedente crisi del 2008. Prima di allora i bambini in povertà assoluta erano 375 mila, quelli in povertà relativa 1 milione 260 mila. Ma dopo quella crisi economica - e ancora oggi - i bambini in povertà assoluta sono diventati 1milione 260mila, per colpa del travaso di minori prima solo a rischio di povertà assoluta.

«In questo momento è impossibile prevedere l’impatto della crisi sui bambini e gli adolescenti e molto dipenderà dai provvedimenti economici e sociali che verranno presi nelle prossime settimane, ma l’allarme è serio. Non possiamo rischiare di accrescere ulteriormente la schiera di bambini in povertà assoluta», spiega Raffaela Milano, direttrice dei Programmi Italia-Europa di Save the Children.

Ma la crisi sociale ed economica ha risvolti pesanti anche sul fronte educativo, in un quadro in cui la dispersione scolastica dopo un periodo di calo ha subito un nuovo aumento negli due ultimi anni. E la chiusura prolungata delle scuole sta colpendo molti bambini e adolescenti che rischiano di rimanere isolati rispetto alla loro classe e non raggiunti dalla didattica a distanza. Anche in questo caso i dati Istat vengono confermati dall’indagine di Save the Children. Gli ultimi dati ufficiali disponibili parlano di un 42% dei minori che vive una condizione di sovraffollamento delle proprie abitazioni e di un 7% di bambini e adolescenti vittime di un grave disagio abitativo. È dunque in quelle case piccole e affollate, con famiglie in condizioni economiche ulteriormente peggiorate, che i bambini e gli adolescenti devono cercare uno spazio per studiare e concentrarsi.

L’accesso alla didattica digitale è ancora oggi spesso un miraggio, laddove strumenti e connessioni sono un privilegio per poche famiglie: l’Istat rileva che il 12,3% dei ragazzi tra 6 e 17 anni non ha un computer o un tablet a casa (850 mila in termini assoluti), quasi il 20% nel Mezzogiorno (470 mila ragazzi). Il 57% lo deve condividere con la famiglia e solo il 6,1% vive in famiglie dove è disponibile almeno un computer per ogni componente. Tra le famiglie con minori (0-17 anni) circa 1 su 7 non ha un computer o un tablet a casa (il 14,3%), con differenze geografiche nette che passano da picchi del 21,4% al Sud lall’8,1% nel Nord-Ovest.

Sono poi necessarie competenze digitali per accedere e utilizzare al meglio le piattaforme e anche in questo caso vi sono molte lacune. Istat stima che tra gli adolescenti 14-17enni, impegnati in questa fase con la didattica a distanza, solo il 30,2% presenti alte competenze digitali (pari a circa 700 mila ragazzi), il 3% non ha alcuna competenza digitale mentre circa i due terzi presentano competenze digitali basse o di base.

Tra le famiglie intervistate da Save the Children, il 30,6% non riesce a far seguire ai figli le lezioni a distanza, perché queste non sono offerte dalla scuola o per l’impossibilità di connettersi per mancanza di strumenti digitali o di sufficiente connessioni e abbonamenti alla rete. Dai giorni immediatamente successivi all’emergenza, Save the Children ha attivato il programma Non da Soli, in risposta all’emergenza Coronavirus, sostenendo concretamente ad oggi oltre 22.000 persone tra bambini e adolescenti, famiglie vulnerabili e docenti, in rete con 41 associazioni partner, nelle aree più difficili e marginalizzate del Paese.

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