lunedì 16 marzo 2020
Lanciata su Istagram la proposta di usare questo tempo di "coprifuoco" sottratto alle uscite per raccogliere i ricordi dei familiari anziani, ultimi testimoni del II conflitto mondiale
Ortona, 25 dicembre 1943: soldati  canadesi al pranzo di Natale nella chiesa di Santa Maria di Costantinopoli, prima di riprendere a combattere e a morire fra le macerie

Ortona, 25 dicembre 1943: soldati canadesi al pranzo di Natale nella chiesa di Santa Maria di Costantinopoli, prima di riprendere a combattere e a morire fra le macerie

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C'è un ashtag originale che gira da ieri su Istagram. Si chiama #accresciamolanostracultura e lancia una proposta alternativa per passare il tempo che gli italiani devono forzatamente spendere a casa: «In questi giorni di quarantena chi può si faccia raccontare le storie dei suoi padri, nonni e amici che hanno vissuto i tempi della guerra e poi le condivida sui sociale». Autore dell'iniziativa è Camillo Della Nebbia, ufficiale abruzzese del corpo degli Alpini col pallino della storia locale, che dalla sua Ortona, in provincia di Chieti, propone un modo intelligente di spendere il tempo libero obbligato.

In queste settimane faticose di "resistenza passiva" alla pandemia, molti parlano di "guerra" contro Covid-19, un nemico infido e letale. E Della Nebbia propone di impiegare fruttuosamente le ore forzate di ozio casalingo per un esercizio di memoria collettiva. Obiettivo: salvare dall'oblìo i tanti frammenti di storie personali che insieme creano il grande mosaico della Storia con la maiuscola. E poi condividerli sui social

«Mio padre da bambino mi raccontava di quando visse sfollato da Ortona, che fu teatro di una battaglia durissima e importante nel dicembre del 1943 - racconta Camillo Della Nebbia - e una delle poche che coinvolse in pieno centri abitati, con i tedeschi che avevano disseminato trappole e mine per ostacolare gli alleati. Un caso che si studia ancora nelle scuole di guerra. Mio zio Rocco, fratello di mio nonno, mi raccontava spesso della guerra, ma allora ero un bambino di 7 anni, non capivo e mi annoiavo. Solo ora capisco che erano ricordi importanti».

A Ortona combatterono le truppe canadesi che persero 1.375 soldati. «Qui c'è il più grande cimitero di guerra canadese in Europa, ogni anno il Canada commemora quella battaglia di cui conservo gelosamente un elmetto trovato nei campi da mio padre». Combattimenti senza quartiere, che non si fermarono neppure nel giorno di Natale. A parte una tregua di poche ore in cui i canadesi pranzarono tra i ruderi della chiesa di Santa Maria di Costantinopoli, prima di ricominciare i combattimenti e a morire fra le macerie

L'ideatore dell'ashtag #accresciamolanostracultura sottolinea come i ricordi di vita vissuta «nella gran parte dei casi evidenziano gli aspetti umani, tragici ma anche solidali della guerra, più che quelli tattici o militari. La famiglia di papà quando tornò a casa trovò in piedi solo le mura perimetrali. Aveva perso tutto, tranne una damigiana d'olio seppellita. L'olio era un valore, con un litro si pagava la giornata di un operaio. Ricostruirono subito la stalla per i buoi, la casa dopo 4 anni, vivendo sotto una tettoia fatta con le lamiere dell casse di metallo da munizioni. Ora quella stanza è il locale della mia casa dove conservo il vino».

«La storia siamo noi», recita una significativa canzone di Francesco De Gregori. E con questo approccio l'alpino appassionato di storia propone al popolo del web di raccogliere i frammenti di memoria familiare del II conflitto mondiale. «Sui social sta passando l'idea che come i nostri nonni siamo in guerra contro il Coronavirus. Se dobbiamo combattere questa battaglia da casa - dice Camillo Della Nebbia - cogliamo l'occasione per rendere omaggio ai nostri familiari che la guerra la fecero davvero».





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