giovedì 5 marzo 2020
Di fronte al coronavirus Sars-CoV-2 non siamo tutti vulnerabili in ugual misura. Ecco perché
Gli effetti del coronavirus: si lavora con il massimo della protezione

Gli effetti del coronavirus: si lavora con il massimo della protezione - Ansa

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Di fronte al coronavirus Sars-CoV-2 non siamo tutti vulnerabili in ugual misura. Lo si comprende passando in rassegna i dati pubblicati dagli studiosi e diffusi dai Centri per il controllo delle malattie (Cdc) nazionali. Le evidenze in nostro possesso ci dicono che l’epidemia di Covid-19 non deve essere sottovalutata, in modo particolare per quanto concerne alcune categorie di persone maggiormente a rischio di compromissioni serie per la loro salute. Approfondiamo la questione con alcune domande e risposte, per maggiore chiarezza.

Quali sono le fasce di popolazione più esposte all’infezione Covid-19?

Il Cdc della Cina, la nazione con la casistica più ampia (72.314 pazienti, di cui 44.672 sicuramente affetti dal virus, positivi al tampone faringeo), ha rilevato che la maggior parte (54%) ha più di 50 anni e solo il 10% meno di 30. I bambini al di sotto dei 10 anni rappresentano l’1% dei casi confermati.

Anche la gravità delle conseguenze dell’infezione non è identica per tutti i cittadini?

I dati del Cdc cinese sono simili ai primi raccolti in Italia: oltre l’80% degli infetti presenta sintomi "lievi" (senza interessamento polmonare grave) e l’1% dei positivi al virus è asintomatico. Solo il 14% si presenta come "grave" (con dispnea e infiltrazione polmonare) e il 5% è "critico" (distress respiratorio acuto, sepsi, shock settico e/o disfunzione multiorgano). Per questi è d’obbligo il ricovero in terapia intensiva. Le conseguenze più gravi e l’eventuale decesso non solo riguardano prevalentemente gli anziani con salute precaria (il 23% dei positivi morti è tra gli ultrasettantenni; tuttavia, non sappiamo se l’infezione è stata la causa primaria o solo una concausa del decesso), ma anche chi ha in corso una malattia (o presenta la sequela di una pregressa) che compromette parzialmente la funzionalità respiratoria – come quelle polmonari e cardiovascolari – o riduce le difese immunitarie – i pazienti con immunodeficienze primitive, quelli oncologici in trattamento chemioterapico o i trapiantati in terapia immunosoppressiva. Tutti questi soggetti vanno protetti in modo particolarmente efficace da ambienti e contatti che possono veicolare il coronavirus.

I bambini, frequentemente colpiti da altre malattie virali, sembrano maggiormente risparmiati dalla Covid-19. Esiste una spiegazione a questo fenomeno?

Nelle statistiche cinesi e in quelle (preliminari) di altri Paesi poco meno dell’1% dei casi accertati di Covid-19 sono bambini di età inferiore ai 10 anni. Era così anche per la Sars e la Mers, causate anch’esse da due betacoronavirus. Le ipotesi più accreditate sono due. I bambini avrebbero un sistema di difesa immunitaria così sollecitato, già allertato dalle ordinarie infezioni pediatriche, in modo da rispondere meglio all’attacco di Sars-CoV-2. Ma non si può escludere, accanto o in conseguenza di questa risposta immunitaria, che casi di infezione pediatrica sfuggano alla diagnosi perché i piccoli pazienti sono asintomatici o con pochi sintomi.

Dalle statistiche cinesi risulta anche che le donne sono meno colpite degli uomini. Perché?

Il rapporto maschi/femmine è di 51-49% dei casi totali mentre quello delle morti legate al Covid-19 è di 64-36% sul totale dei decessi. Vi sono anche evidenze (poche) di una minore gravità dei sintomi nella donna. Tre sono le ipotesi. Una è legata alla Cina, dove gli uomini sono spesso tabagisti mentre le donne fumatrici sono poco numerose, risultando così meno esposte ad affezioni polmonari croniche. L’ipotesi ormonale riferirebbe ai più elevati livelli di estrogeni un fattore protettivo, come mostrano alcuni esperimenti sui topi. Infine, il gene per il recettore Ace-2, usato dal virus per entrare nelle cellule, è localizzato sul cromosoma X. La donna ne possiede due copie, così una di esse potrebbe compensare per un polimorfismo ipofunzionale presente nell’altra, cosa che non può avvenire nell’uomo.

Servono misure diversificate di protezione da contagio?

Sì. Maggiore attenzione deve essere prestata ad anziani e persone già ammalate, con un organismo debilitato e più suscettibile alle complicanze gravi dell’infezione.

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