martedì 16 agosto 2022
Monsignor Visvaldas Kulbokas, nunzio apostolico a Kiev, ha celebrato una Messa nella città e consegnato il dono, auspicio di pace, benedetto a Roma il 3 agosto
Monsignor Visvaldas Kulbokas, nunzio apostolico a Kiev, celebra Messa a Odessa. Nell'occasione ha donato una corona inviata da papa Francesco per l'Assunta

Monsignor Visvaldas Kulbokas, nunzio apostolico a Kiev, celebra Messa a Odessa. Nell'occasione ha donato una corona inviata da papa Francesco per l'Assunta - Fb

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Nel giorno della Solennità dell'Assunzione della Vergine, monsignor Visvaldas Kulbokas, nunzio apostolico a Kiev, ha celebrato una Messa a Odessa e consegnato un dono di papa Francesco alla comunità. Il 3 agosto Bergoglio, infatti, ha benedetto la corona che poi è stata portata in Ucraina e posta nell'icona sul capo dell’Assunta, nel giorno della festa, nella Cattedrale di Odessa.

“Questi gesti appartengono alla tradizione della Chiesa: nei momenti più solenni si chiede al Papa una benedizione e in particolare la benedizione di corone destinate alla Vergine Maria. Sappiamo che il Santo Padre - ricorda il nunzio apostolico - ripete in ogni occasione possibile la sua preghiera e i suoi appelli a tutta la cristianità e al mondo di pregare per l'Ucraina, di pregare per la pace: il suo cuore è col popolo ucraino che soffre”.

Il presule ha espresso parole di speranza, specie riguardo all'accordo sul grano, e ha espresso gratitudine per i giornalisti che si spingono nei luoghi più rischiosi per raccontare il dramma di un conflitto definito “feroce”.

“Quando vediamo una situazione così drammatica, non abbiamo altra scelta che la Madre di Dio, la nostra protettrice. In una guerra così drammatica in tutta l’Ucraina – e in questo periodo soprattutto nelle regioni di Mykolaiv, Kharkiv, Zaporizhia e Odessa – ogni mattina che ci svegliamo siamo grati al Signore per la vita, per il dono di una nuova giornata”.

Nel corso dell’Omelia pronunciata in lingua ucraina monsignor Kulbokas ha invocato la comunità a stringersi intorno a Maria. “Di solito - ha detto - ci chiamiamo figli di Maria solo in senso spirituale. Ma la liturgia ci viene in aiuto, perché attraverso le immagini e le parole abbiamo l'opportunità di rinnovare almeno in parte l'aspetto fisico della vicinanza della Vergine Maria”.

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