giovedì 10 gennaio 2019
Si stima ci fossero fra 1.400 e i 2.000 ragazzi la notte del 7 dicembre. In un sala da 471 posti
La notte della strage al "Lanterna azzurra" erano in tanti. Troppi
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Le dieci e mezza, è ora di prepararmi. Mi guardo allo specchio e penso che sto bene. Scendo, incontro i miei amici, andiamo a prendere la navetta davanti alla stazione. Si scherza, si parla, non vediamo l’ora di arrivare alla Lanterna. Il bus sbaglia strada, l’autista nemmeno la conosce, torniamo indietro. Passa un’altra navetta, ci aspetta, ci accodiamo e finalmente dopo un po’ siamo alla discoteca.

Abbiamo prenotato un tavolo, uno di quelli sulle balconate nella sala grande, aspettiamo che arrivino gli altri che siederanno con noi, poi entriamo. Credo ci siano i nostri nomi su una lista, ci danno soltanto dei braccialetti di carta da mettere al polso e nessun biglietto, non ci chiedono i documenti. Ci danno anche un foglietto sul quale dovremo annotare le consumazioni di chi è al tavolo, consegnarlo ai baristi e poi loro ci porteranno tutto. Lo facciamo, ordiniamo anche alcolici e niente problemi, non importa che fra noi ci siano parecchi minorenni, ci arriva tutto e neppure aspettiamo troppo.

Beviamo, chiacchieriamo, qualcuno scende a ballare. Dall’alto vedo molta gente, tanta davvero, almeno quattro o cinque persone per metro quadrato, bello. Scendo a parlare con altri amici che ho visto essere giù, vado in bagno, poi raggiungo l’altra parte della balconata. Sento un odore che conosco, l’ho già sentito a un altro concerto sempre di Sfera Ebbasta, mi fermo, aspetto, cerco di capire come va la faccenda, mezza discoteca si sta svuotando, l’altra mezza continua a ballare. Esco, forse è la cosa migliore, con calma, c’è una porta mezza aperta a sinistra del palco, passo da lì.

Ma non tutti sono usciti dal piano terra. Soprattutto alcuni dei più grandi che erano sulle balconate si sono mossi diversamente. Quando hanno capito cosa stesse accadendo, quando il panico sotto era già innescato, hanno deciso di sfondare coi divanetti una delle uscite lì in alto che erano chiuse, poi gli stessi divanetti li hanno buttati giù, per attutire la caduta, infine si sono lanciati. E qualcuno, per questo, si è fatto anche male.

Insomma, quella serata era stata messa in piedi attraverso un'organizzazione colpevolmente dilettantesca e colpevolmente superficiale. Partita con quei seimila biglietti messi in prevendita per una sala da 471 posti. «Pensa te – si sente nella registrazione dell’audio del figlio di uno dei gestori (precedente alla sera del 7 dicembre) - de solito stampo cinquemila prevendite, ne ho stampate seimila e mi sa che non bastano, però anche il locale ha una certa capienza, non è che posso vende cinquanta miliardi de prevendite. Intanto vendemo quelle che c’avemo, poi dopo valutiamo».

Quella notte stessa, durante il suo sopralluogo, Monica Garulli, capo della Procura di Ancona, disse che « biglietti venduti sono circa 1.400 a fronte di una capienza di 870 persone circa». E oltre al locale, fece sequestrare anche le matrici. Nel frattempo due ipotesi stanno assai avvicinandosi ad altrettante certezze. Qualsiasi cosa avesse scatenato il panico, la situazione di quella sera alla “Lanterna azzurra” avrebbe comunque materializzato un incubo. Se fosse invece stata rispettata almeno la capienza, non ci sarebbe stata carneficina.

Fra testimonianze e video girati all’interno coi telefonini dai ragazzi, le presenze vengono stimate fra 1.400 e 2mila (solo ai tavoli dei soppalchi erano un migliaio), ma si può anche scendere coi numeri: ci fossero stati anche mille ragazzi, sarebbe oltre il doppio della capienza della sala. Non bastasse, c’erano appunto altri ancora in fila per entrare, navette che dovevano raggiungere la discoteca e altre poi rimandate indietro.

La parte difficile per gli investigatori è capire quanti siano entrati realmente e alcuni esperti – su incarico della Procura - dovranno farlo con una ricostruzione in tre dimensioni (utilizzando i video della serata e la mappa del locale). Difficile perché le prevendite, in quanto tali, non certificano l’accesso in sala. Perché i ragazzi che avevano la prevendita raccontano che entrando non hanno ricevuto il biglietto, ma una semplice “drink card” (tagliandino che dà diritto a una consumazione e nemmeno ha numero seriale) o un braccialetto di carta, come pure i ragazzi che avevano prenotato un tavolo sono entrati senza che sia stato dato loro un biglietto, ma ancora un braccialetto di carta (quasi sempre strappatosi poi in quell’inferno). Perché i biglietti effettivamente staccati pare risultino 460. Cifra che solamente dando un’occhiata a un qualsiasi video girato in quelle ore all’interno, indigna. E giusto 11 meno della capienza…

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