mercoledì 9 gennaio 2019
Terza puntata del racconto della tragedia. Da due anni non c'erano controlli alla "Lanterna azzurra"
La tragedia di Corinaldo (Ansa)

La tragedia di Corinaldo (Ansa)

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Tanto sangue. Tante urla. Non dimenticherò mai cosa vedo, cosa sento e non avrei mai pensato di vederlo e sentirlo. Sono una ragazza di quindici anni venuta alla “Lanterna” per stare bene una sera e ora ho davanti a me corpi calpestati da altri corpi. Urla. Feriti. Lacrime. Paura. Morte. Avremmo dovuto ballare, sentire un concerto, stare insieme, divertirci.

Vedo un ragazzo che non riesce a uscire, incastrato sopra altri e un altro ragazzo, sotto di lui, che lo tiene stretto, gli urla di non lasciarlo lì, ma il primo non può muoversi finché l’altro lo stringe in quel modo. Vedo che alla fine il ragazzo che è sopra gli sferra un pugno molto forte, quasi lo tramortisce, riesce così a divincolarsi e a uscire, penso corra via, invece afferra per le braccia il ragazzo che era sotto, che aveva dovuto colpire, e lo tira fuori.

Qualcuno ha usato uno spray al peperoncino e s'è scatenato il panico nella discoteca. O almeno fin qui tutti ne sono convinti. Spray che provoca forti irritazioni agli occhi e alle mucose per una ventina di minuti. Ne esistono in commercio due tipi, uno a “getto balistico”, l’altro a “getto conico”. Il primo è più liquido e più concentrato, può colpire fino a tre metri ed è consigliato all’aperto. Il secondo ha tiro più corto, ma spruzzo maggiormente nebulizzato e con maggiore diametro di gittata, indicato per ambienti chiusi. Qualcosa non torna, davvero è stato uno spray a innescare questa tragedia?

I ragazzi raccontano di bruciori agli occhi e alla gola, ma anche sensazione di vomito e difficoltà a respirare. Soprattutto sono stati in tanti a sentirsi male, a decine, troppi per uno spray urticante, seppure in ambiente chiuso e sovraffollato. Anche perché le particelle spruzzate da questo genere d’“armi” sono pesanti, una volta nell’aria tendono cioè a cadere anziché spargersi. E poi il terribile giochetto di spruzzare lo spray in discoteca o a qualche concerto è già stato fatto almeno una decina di volte negli ultimi due anni, senza però mai grosse conseguenze.

Ma allora cos’avrebbe causato malori così improvvisi e diffusi? Per esempio, l’impianto di ventilazione che potrebbe essersi guastato, sebbene sembra fosse fuori uso da un paio d’anni. C’è, in questo senso, anche una sorta di precedente: il 13 ottobre 2017 una quindicina di persone impiegate nella cucina dell’allora nuova sede del Consiglio d’Europa a Bruxelles, l’Europa Building, si sentirono male e vennero evacuate per un problema tecnico all’impianto di ventilazione, dopo l’intervento dei Vigili del fuoco e l’arrivo delle ambulanze.

L’altro ieri intanto c’è stato un secondo sopralluogo alla “Lanterna azzurra” del pm Valentina Bavai con i periti della Procura, i carabinieri del Ris, i consulenti degli indagati e delle vittime. È stato esaminato proprio l'impianto di areazione, ma anche la macchina del fumo e i frigoriferi. Gli investigatori, senza escluderne altre, seguono tre piste principali. Lo spray, come accennato. Un possibile guasto all’impianto d’areazione, appunto. E una terza, che potrebbe in qualche modo mettere insieme le prime due e altri elementi...

Siamo tanti, molti altri sono in fila all’ingresso per entrare, alcune navette devono ancora arrivare, alcune devono ancora partire. L’una meno un quarto. La sala è strapiena, mi sento male, non riesco a respirare, mi viene da vomitare, vado dalla guardarobiera, mi dice di andar fuori a prendere aria. Non sono la sola, altri stanno sentendosi male, usciamo. Mi accorgo che si sente male chi è dal fondo della sala fino più o meno a metà, invece davanti, a ridosso del palco, non c’è movimento, né panico.

Mi racconteranno poi che senza preoccuparsi troppo avevano pensato a una rissa o che fosse arrivato Sfera e solo dopo si sono resi conto che accadeva qualcosa di strano e si sono diretti verso le uscite.

Nel gennaio di quattro anni fa la discoteca di Corinaldo viene chiusa. A inizio 2014 i Vigili del fuoco hanno scoperto che alcuni impianti (compreso quello elettrico) sono fuori legge. Il primo progetto di messa a norma viene bocciato, il secondo viene accettato, i lavori realizzati ed è la fine del 2015 quando la “Commissione di vigilanza pubblico spettacolo” (composta dal sindaco, dalla Asl e dagli stessi Vigili del fuoco) autorizza la riapertura della “Lanterna azzurra”. Con capienza complessiva però ridotta da oltre 1.000 persone a 870. Le luci colorate si accendono di nuovo, la musica riparte, controlli non se ne vedranno più. Sebbene molti, come raccontato, sappiano.

Nessuno andrà a verificare che le presenze non superino la capienza, né che non si vendano alcolici ai minori. Nessuno andrà a dare un’occhiata a quanto accade nel parcheggio di quel locale. Eppure per esempio a pochi chilometri, Carabinieri, Polizia e Guardia di finanza, dopo un blitz in borghese, alle tre d’un sabato notte del maggio 2017 chiudono e sequestrano a Fano lo “Chalet du mar”, un locale sulla spiaggia (pieno di persone) che non ha l’autorizzazione per essere anche discoteca, ma solo fare intrattenimento da piano bar.

Sono fra le prime ad andar fuori. Pochi minuti e mi sento meglio, brucia un po’ la gola, ma il peggio è passato. Non vedo la mia amica però. Nel frattempo qui c’è calca inverosimile, un mare di gente, ferma, bloccata sul ponticello, vedo andarla giù, sento urlare, non so che fare, ho paura, cerco la mia amica. Non posso tornare dentro la discoteca e neanche soltanto sul ponticello, sono crollate le balaustre, deve essere successo qualcosa di grave. Devo trovare la mia amica.

Esco oltre la recinzione esterna, quella che separa dalla campagna. È alta almeno tre metri, le giro intorno, poi salgo su, mi aiuto con gli alberi, la scavalco. Cammino, la vedo, è a terra, mi sembra stia bene. Piango, la abbraccio, piange, trema, abbiamo solo quindici anni, ero venuta a ballare e a sentire un concerto, cos’è questo sangue, questo dolore, questa cosa folle, cos’è tutto questo. Voglio mamma e papà. Voglio mi vengano a pendere e portare via da qui. Voglio tornare a casa.

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