sabato 3 gennaio 2015
Il ministro Alfano: dobbiamo fare il massimo unendo le forze, serve il contributo di tutti per fronteggiare le nuove strategie dei mercanti di uomini. Un impegno forte anche dalla Ue. La nave cargo Ezadeen, abbandonata dagli scafisti, con 360 siriani è attraccato a Corigliano Calabro.
ANALISI Gli 007: «Frontex beffata. Ora i trafficanti acquistano mercantili»
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​​È attraccato nella notte nel porto di Corigliano Calabro il mercantile Ezadeen con a bordo 360 immigrati di nazionalità siriana, tra cui una cinquantina tra donne e minori, soccorsi ieri dalla Guardia costiera nel Mare Jonio al largo della costa della Calabria dopo che gli scafisti avevano abbandonato l'imbarcazione. Lo sbarco ha riproposto all'attenzione di tutti la necessità di fronteggiare con decisione i trafficanti di uomini, che continuano ad affinare le tecniche per eludere i controlli e fare profitti enormi sulla pelle dei profughi. Anche l'Unione europea inizia a realizzare la gravità della situazione. Mentre l'Onu ringrazia l'Italia per il suo operato.  "I trafficanti di esseri umani non hanno scrupoli e, per sconfiggerli definitivamente, è necessario l'impegno di tutti - afferma il ministro dell'Interno Angelino Alfano, che aggiunge -: per quanto riguarda gli ultimi accadimenti, abbiamo già avviato contatti con gli investigatori turchi per uno scambio informativo mirato a perseguire i trafficanti". "La Presidenza italiana - ha continua Alfano - ha fatto in modo che l'Europa si prendesse le proprie responsabilità sull'immigrazione nel Mediterraneo. L'Italia è stato il Paese che più si è battuto su questo fronte e, purtroppo, fino a poco tempo fa, da solo. Adesso proseguirà nel suo impegno a fianco dell'Europa". "Per quanto riguarda gli ultimi accadimenti - afferma poi il ministro -, abbiamo già avviato contatti con gli investigatori turchi e, nei giorni scorsi, si è già tenuto un incontro, a Roma, per uno scambio informativo mirato a perseguire i trafficanti, secondo strategie comuni ben definite. In particolare, il flusso che nasce dalla Turchia richiede un intervento delle autorità turche per bloccare le partenze dalle loro coste e per intensificare i controlli sulle navi carretta che non sono a norma e che, quindi, andrebbero bloccate a prescindere dalla presenza o meno dei migranti. È opportuno, inoltre, potenziare la collaborazione con le autorità greche per far sì che le navi vengano intercettate prima che arrivino a largo delle nostre coste, com'é invece accaduto sinora". Tornando allo sbarco, dopo l'attracco sono cominciate le operazioni di sbarco degli immigrati coordinate dalla Prefettura di Cosenza con la collaborazione delle organizzazioni di volontariato per garantire assistenza ai migranti. Una volta completato lo sbarco, gli immigrati sono stati portati in alcuni centri di accoglienza dove si procederà alla loro identificazione. Al momento non ci sono immigrati che presentano problemi di carattere sanitario. Complessivamente sono giunte 360 persone, tra le quali 232 uomini, 54 donne e 74 minori, 8 dei quali da affidare perché non accompagnati da adulti. Questi ultimi 8 sono stati temporaneamente affidati alle cure di una casa famiglia di Corigliano in attesa di decidere dove trasferirli. La popolazione è stata accogliente e si è prodigati per aiutare i profughi. "C'erano anche bambini e donne, non mangiavano da giorni in mezzo al mare. La gente ha reagito bene, si erano preparati con pasti e bevande calde. Anche l'arcivescovo, monsignor Satriano, ha seguito la situazione. Le istituzioni hanno reagito bene e sono state presenti". Lo ha detto, in un'intervista a Radio Vaticana, il direttore della Caritas di Rossano, don Vincenzo Miceli, raccontanto le fasi dello sbarco. "Sui loro volti - ha aggiunto don Miceli - ho letto tanta sofferenza. Lasciare la propria patria a causa di nuovi Erode che devastano l'umanità non è facile. La loro speranza è però quella di essere arrivati in un luogo dove almeno regna la pace e questo per loro è una conquista. Del viaggio non ci hanno raccontato nulla perché hanno paura di essere giudicati e rimpatriati". Dall'Onu arriva un sentito grazie all'Italia, ma anche l'allarme per i cargo carichi di migranti alla deriva nel Mediterraneo: l'abbandono di grandi mercantili da parte dei trafficanti è una "nuova, spaventosa tendenza nel traffico umano di migranti" e "l'ultimo, cinico capitolo della tragedia dell'immigrazione illegale in mare". E anche l'Unione Europea prende posizione. "I trafficanti trovano nuove rotte per l'Europa e impiegano nuovi metodi per sfruttare i disperati". La lotta a queste organizzazioni criminali "sarà una priorità top" nel piano Ue complessivo sulle migrazioni. Così il commissario all'Immigrazione Dimitris Avramopoulos sui migranti alla deriva a bordo delle navi Ezadeen e Blue Sky M. Il commissario Ue all'Immigrazione "elogia la Guardia costiera italiana e Frontex che, nel quadro dell'operazione congiunta Triton, hanno salvato centinaia di migranti", e evidenzia: "questi eventi sottolineano la necessità di un'azione risoluta e coordinata di tutta l'Ue". "Dobbiamo agire contro i trafficanti - scrive in una nota Avramopoulos -. Non possiamo permettere loro di porre a rischio vite su navi abbandonate in condizioni meteo pericolose". L'Ue,annuncia, si muoverà con "impegno e determinazione".  Li hanno abbandonati al loro destino, dopo avere impostato la rotta automatica verso le coste della Calabria e aver lasciato la nave. Qualche giorno fa un caso analogo: un cargo battente bandiera moldava privo di equipaggio e carico di migranti è stato abbandonato e poi condotto nel porto pugliese di Gallipoli. Il mercantile Ezadeen - lungo una sessantina di metri, con bandiera della Sierra Leone, ora diretto verso il porto di Corigliano Calabro - è stato lanciato verso le coste calabresi nel pomeriggio del 1 gennaio col suo carico di circa 450 migranti di nazionalità siriana, tra i quali donne e bambini. Giunti in quelle che vengono definite acque "Sar" (ricerca e soccorso) italiane, a circa 80 miglia da Crotone, i migranti hanno lanciato l'allarme. In zona sono arrivate le motovedette della Guardia costiera e la nave islandese Tyr della missione Frontex. Impossibile, però, per gli uomini della Guardia costiera salire a bordo, anche dopo che il cargo si è fermato per avere esaurito il carburante. Con onde alte sette metri il rischio di un abbordaggio era troppo elevato. E così, come già successo nel caso di Gallipoli, i marinai si sono dovuti calare a bordo col verricello di un elicottero dell'Aeronautica militare. Una volta ai comandi, i militari si sono anche resi conto che questi erano fuori uso; si è reso quindi necessario l'intervento della nave islandese, che ha trainato la Ezadeen verso il porto di Corigliano Calabro.    Gli ultimi due episodi confermano, come dicevamo sopra, la nuova strategia messa in atto dai trafficanti di essere umani: per evitare ogni pur minimo rischio di essere arrestati, lasciano le navi ingovernate, col rischio di farle finire sugli scogli. Una metodica già nota alla Guardia costiera calabrese, che si è trovata ad affrontare casi analoghi nel recente passato. Per questo tipo di "sbarchi" l'organizzazione - spiegano alla Guardia costiera - usa navi dismesse da 2-3 anni, di cui non vi è più traccia nei registri navali ma che ricompaiono misteriosamente in queste circostanze. Navi, tra l'altro, di dimensioni tali - dai 60 ai 100 metri - da consentire la navigazione anche d'inverno, col mare grosso, mentre in passato venivano usate solo vecchie carrette di pochi metri e gli sbarchi erano concentrati nella stagione estiva. Dopo la partenza da porti della Grecia o della Turchia, a distanza di sicurezza dalle coste italiane, gli scafisti inseriscono il pilota automatico - o comunque danno i rudimenti di navigazione a qualcuno dei migranti a bordo - e abbandonano la nave. A modificare l'approccio degli scafisti avrebbe contribuito anche il fatto che i profughi provenienti dalla Siria sono disposti a pagare prezzi più alti per il viaggio - in alcuni casi sino a ottomila dollari a testa - ma pretendono, come contropartita, l'uso di mezzi sicuri. Il cambio di strategia, però, oltre ad essere rischioso per i migranti e per gli stessi soccorritori - costretti a salire a bordo di navi in movimento in condizioni meteo marine spesso al limite - provoca anche un altro problema: l'occupazione delle banchine dei porti di attracco che limitano, a volte per periodi molto lunghi, le normali attività commerciali degli scali, con danni per gli operatori e l'economia della zona.

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