lunedì 5 maggio 2014
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L'uomo a cavalcioni sulla grata dell'Olimpico, e quei 40 minuti di conciliabolo con autorità e calciatori diventano un caso. Politico e non solo. Le istituzioni si difendono e negano che lo Stato abbia "trattato" con gli ultrà, ma dopo la finale di Coppa Italia di sabato, sporcata dalla follia del calcio violento arrivato a impugnare addirittura una pistola, infuria la polemica. Sotto accusa proprio quel lungo scambio con Genny 'a carogna, capo popolo della tifoseria del Napoli, diventato l'interlocutore di Marek Hamisk e dei responsabili dell'ordine pubblico prima dell'annuncio che la partita si sarebbe giocata.

Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha invitao nel pomeriggio le società a  "rompere con i facinorosi" e auspicato massimo rigore e pene severe. "Occorre molta severità - ha detto il capo dello Stato - e interventi adeguati contro i violenti" Di una "vergogna" per il mondo intero. Il ministro Angelino Alfano ha annunciato un giro di vite "fortissimo", studia contromisure come il "daspo a vita", ma soprattutto ci tiene a prendere le distanze da certe ricostruzioni sulla serata drammatica dell'Olimpico: "Non c'è stata alcuna trattativa tra Stato e ultrà. Non sta né in cielo né in terra" ha chiarito il responsabile del Viminale.  Sabato, ha detto Alfano, "abbiamo assistito a persone con caratteristiche delinquenziali che con catene e altro inseguivano le forze di polizia e questo non può essere tollerato. Il nostro messaggio è che tutto il paese è con gli uomini e le donne in divisa che assicurano la sicurezza". E ha ribadito che "non è tollerabile che dei violenti rovinino una partita alla maggioranza che ha pagato regolarmente il biglietto e che è andata allo stadio con i propri figli". "Non vogliamo che anche i messaggi veicolati attraverso financo le magliette producano un meccanismo culturale di non accettazione della presenza di uno Stato forte": lo ha detto il ministro degli Interni, Angelino Alfano, riferendosi alla t-shirt con la scritta 'Speziale libero' sfoggiata sabato scorso allo stadio Olimpico dal capo ultra della curva napoletana Gennaro De Tommaso, detto Genny 'a carogna. "Tu facinoroso non hai diritto - ha aggiunto - di rovinare la libertà di godimento di una partita o di un evento sportivo". Anche il Questore di Roma, Massimo Mazza, si era già difeso dicendo che "non abbiamo mai pensato di non far giocare la partita" e quella chiacchierata tra il capitano del Napoli e l'ultrà era solo per informare i tifosi delle condizioni di salute del tifoso ferito. Ciro Esposito, da Scampia, 30 anni che, finito a terra sotto i colpi esplosi da Daniele De Santis, ultrà giallorosso legato alla destra ora accusato di tentato omicidio, resta in ospedale in condizioni critiche. Rischia di perdere l'uso delle gambe. Una pagina triste, l'ennesima, del pallone made in Italy. Che ha scosso Marisa Raciti, vedova dell'ispettore di Polizia rimasto ucciso negli scontri del derby di Catania del 2007: Genny 'a carogna indossava una t-shirt con la scritta inneggiante alla libertà di Antonino Speziale, ultrà catanese condannato a 8 anni proprio per l'omicidio di Raciti. "È una vergogna": lo stadio "in mano a dei violenti" e lo "Stato che non reagisce, impotente e quindi ha perso" il duro attacco. Poi riceve la solidarietà delle massime istituzioni: la chiama il premier Matteo Renzi, spettatore all'Olimpico della notte-choc. E anche il presidente del Senato Pietro Grasso, e il capo della Polizia Alessandro Pansa. "Mi sento meno sola" dice la vedova Raciti.  "I costi per garantire l'ordine pubblico negli stadi e in occasione delle partite di calcio devono essere a carico delle società sportive, come accade in Gran Bretagna, Usa e Germania. Il ministero dell'Interno renda pubblico l'importo della spesa annua che grava sui contribuenti". È la posizione dei deputati del Partito democratico Lorenza Bonaccorsi, Federico Gelli, Ernesto Magorno, annunciando la presentazione di un'interrogazione al ministro dell'Interno, Angelino Alfano. "Le partite di calcio - spiegano i deputati - non sono eventi straordinari, com'è stata ad esempio la canonizzazione dei Papi, ma occasioni calendarizzate settimanalmente con scopo di lucro per le società e un fiorente mercato economico attorno. Non è accettabile che lo Stato debba spendere, secondo quanto riferito dalla stampa, fino a 45 milioni di euro all'anno per mettere in campo dispositivi di sicurezza costosi, che tra l'altro mettono a dura prova gli uomini delle forze dell'ordine". "La sicurezza per una partita media, non particolarmente a rischio - aggiungono i parlamentari - sarebbe di circa 40mila euro. Una cifra assolutamente abbordabile per realtà societarie con fatturati da decine di milioni di euro. Come detto tempo fa dal premier Matteo Renzi, i costi non possono gravare sulla collettività, occorre adottare il modello inglese. Lavoreremo ad una proposta che, sulla base dei numeri forniti dal Viminale, possa adeguare l'Italia agli standard degli altri Paesi". Da Beppe Grillo arriva però l'affondo: "La Repubblica è morta - scrive nel blog - i suoi cittadini non hanno più rappresentanza, la pentola a pressione sta per saltare. All'Olimpico veniva da piangere, come a un funerale". Il Pd parla di "sconfitta di tutti" che "pesa sulla politica". Fratelli d'Italia chiede che si riferisca in Parlamento. Il sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, definisce "surreale" quella trattativa con il capo tifoso dal "pedigree non certo rassicurante". Polemizzano i sindacati di polizia, sdegnati gliagenti. Il calcio però non ci sta a finire nel mucchio dei cattivi: "È vittima di situazioni che vanno oltre: gli ultrà utilizzano gli stadi per manifestazioni di potere" l'ira del presidente della Figc, Giancarlo Abete, che parla di ruolo "inaccettabile dei tifosi in alcuni stadi. E ora vuole invertire la tendenza "senza se e senza ma". Dando ai club il potere di vietare a vitalo stadio a certi tifosi. Il tifoso ferito intanto è stato operato: l'intervento è andato benissimo, il conforto dei medici ai genitori che hanno "perdonato" chi ha sparato. Ma la serata sciagurata dell'Olimpico non può stavolta non lasciare il segno: un ragazzo lotta in ospedale, e doveva solo andare a una partita di pallone. Intanto la Procura di Roma ha chiesto la convalida dei fermi dei quattro tifosi fermati per i disordini avvenuti sabato a Roma prima della finale di Coppa Italia. Il procuratore aggiunto Pierfilippo Laviani e il sostituto Antonino Di Maio accusano l'ultrà romanista Daniele De Santis di tentato omicidio, porto e detenzione di arma abusiva e di rissa. Di Rissa sono accusati i tre tifosi del Napoli, compreso Ciro Esposito, ferito gravemente. Il gip fisserà entro mercoledì l'interrogatorio dei quattro ricoverati in ospedale.

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