giovedì 4 novembre 2010
Il premier rilancia oggi in Direzione i cinque punti del suo programma e pretende un chiaro impegno da Fli. Il Comitato guidato da D’Alema: venga a parlarci di sicurezza nazionale e della sua scorta. E risale la tensione. Bossi: governo avanti, escort un danno all’immagine del Paese.
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Massimo D’Alema chiede che Silvio Berlusconi venga a riferire sui temi della sicurezza al Copasir, il Comitato di controllo sui Servizi, diretto proprio dall’ex premier diessino. Non c’entra, direttamente, il caso Ruby e i dubbi che sono stati affacciati sul coinvolgimento giudicato improprio del suo caposcorta, oltre ai nuovi che affiorano sull’utilizzo stesso della scorta. Ma è chiaro che, se il premier accettasse di intervenire al Comitato, le domande finirebbero per andare anche su queste polemiche. «Il Copasir ha chiesto fin dalla sua costituzione di incontrare il presidente del Consiglio – chiarisce D’Alema, al termine della riunione del Comitato sul segreto di Stato – ma fino adesso ciò non è stato possibile». E dunque, anche alle luce delle ultime vicende, «abbiamo confermato questa richiesta. Ad occuparsi della sua sicurezza - ha ricordato D’Alema - sono i servizi segreti».I rappresentanti del Pdl nel Copasir, Fabrizio Cicchitto, Giuseppe Esposito e Gaetano Quagliariello, hanno però subito voluto chiarire, dal canto loro, che il presidente del Consiglio, se interverrà, lo farà «sui temi istituzionali relativi alla sicurezza nazionale» e non sulle ultime vicende che impazzano sui giornali. «Il Copasir, al termine della seduta – frenano i componenti del Pdl – ha preso atto del fatto che alcuni componenti hanno richiesto che il presidente del Consiglio venga a riferire a proposito delle ultime vicende. Su questa richiesta sono stati espressi pareri discordi e, infine, non è stata assunta alcuna decisione. Diversa questione – spiegano – è l’eventuale audizione sui temi istituzionali relativi alla sicurezza nazionale, che nulla ha a che vedere con le contingenti polemiche politiche». Il Pdl invita tutti, pertanto, «a non dar vita a indebite strumentalizzazioni». Ma la polemica si arricchisce di un nuovo capitolo, perché Il Fatto quotidiano ha dato voce a quelli che ha presentato come carabinieri della scorta che, celandosi però dietro l’anonimato, polemizzano duramente per un presunto uso improprio del servizio. C’è poi l’aspetto delicato del coordinamento fra personale ex Fininvest, inquadrato nei servizi, e agenti delle forze dell’ordine che operano in servizio integrato. In realtà – trapela dal Copasir – su questi delicati argomenti il chiarimento, ritenendo improbabile l’intervento del premier, lo si attende, più verosimilmente, dal direttore dell’Aisi, il servizio di sicurezza interno, Giorgio Piccirillo. Sarà lui probabilmente a illuminare il Copasir sui dubbi di legittimità e operatività funzionale affacciati soprattutto dall’opposizione, ma anche dai finiani.D’Alema comunque, conferendo credibilità all’inchiesta del Fatto, ha espresso, «solidarietà umana» a quei carabinieri che si sarebbero detti stanchi di essere adibiti a servizi «impropri» per conto del premier. Ma, avverte anche il componente finiano Carmelo Briguglio «il problema di come funziona il dispositivo di sicurezza del presidente del Consiglio e del ruolo quantomeno improprio che ha avuto, nei contatti con la Questura, la scorta di Berlusconi, in particolare il caposcorta, trattandosi di uomini dei servizi, riguarda anche noi».
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