giovedì 2 maggio 2019
David Solazzo, 31 anni, era partito da Firenze per coordinare un progetto di cooperazione per la Ong Cospe. È morto sull’isola di Fogo, dove era arrivato lo scorso novembre
David Solazzo (Foto: Ansa)

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Restano al momento da chiarire le cause della morte di David Solazzo, il trentunenne cooperante fiorentino trovato senza vita nella sua casa sull’isola di Fogo, nell’arcipelago di Capo Verde, al largo delle coste del Senegal. Era lì per coordinare un progetto sul rafforzamento del turismo rurale e sostenibile nell’isola africana. Lavorava per il Cospe, un’associazione privata non governativa, laica e senza scopo di lucro, con sede a Firenze e operante in venticinque Paesi del mondo con una settantina di progetti di cooperazione.

L’annuncio della morte è stato dato il primo maggio dalla stessa associazione sul proprio sito internet ricordando che «David era arrivato a Fogo nel novembre scorso e da subito aveva messo in campo la sua professionalità, la sua energia e passione al servizio delle comunità locali».

Giorgio Menchini, presidente del Cospe, ha confermato le prime notizie spiegando che il giovane «è stato trovato in una pozza di sangue, con alcuni tagli» e che «la perdita di sangue potrebbe essere la causa della morte». Per il resto ha detto di non sapere altro e di attendere i risultati dell’autopsia e delle indagini della procura generale di Capo Verde.

Il caso è seguito anche dal nostro ministero degli esteri. «L’Ambasciata d’Italia a Dakar, competente territorialmente – afferma la Farnesina –, è in contatto con i familiari del connazionale per prestare loro ogni possibile assistenza e con le autorità locali per accertare le cause del decesso». Anche se «al momento non c’è una pista privilegiata, tutte le ipotesi sono in campo», spiega Giovanni Conticelli, legale della famiglia Solazzo che dice comprensibilmente «chiusa nel proprio dolore». In ogni caso sarà cercato «un contatto con un avvocato locale per seguire sul posto la vicenda giudiziaria e intanto capire cosa emergerà dell’esame autoptico».

Conticelli conosceva David e lo ricorda come «una persona brillante, capace, che ha amato il suo lavoro e non ha mai avuto problemi nei luoghi dove ha lavorato. Era amato e ben voluto da tutti perché aveva la capacità di entrare nella dimensione della comunità locale». Anche Menchini, oltre al rapporto di profonda amicizia, sottolinea la grande competenza tecnica di David: «Era un forestale. Si era formato a Firenze e poi in Angola, per molti anni, impegnato in un lavoro sul terreno con le comunità locali, che è una cosa importantissima nel nostro lavoro. Dobbiamo, infatti, essere capaci di stare in mezzo alle persone che sono diverse da noi, imparare a conoscerle, a capire quello che c’è di buono e importante nella loro cultura. Tutto questo David lo aveva capito – conclude il presidente del Cospe –. Lui era un cooperante eccellente, uno dei migliori».

In un post sui social i colleghi della Ong fiorentina si rivolgono direttamente all’amico scomparso: «La tua morte lascia un vuoto immenso in tutti noi. La tua giovane vita era solo all’inizio. Ci lasci tutti i tuoi sogni, le tue speranze e la tua grande professionalità. Faremo di tutto per capire l’accaduto e darti giustizia e per continuare con la tua stessa passione questo complesso lavoro fatto di impegno e amore per gli altri».
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