giovedì 4 aprile 2019
Intervista a Giulia Bongiorno: «Riproporremo la castrazione chimica con un disegno di legge: terapia solo con il consenso dell’interessato e sempre reversibile. Sarà utile a prevenire la pedofilia»
Bongiorno: «Codice rosso è priorità. Sulla castrazione convinceremo i 5s»
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Giulia Bongiorno è fiduciosa che lo strappo nella maggioranza sulla 'castrazione chimica' possa essere superato. «È una terapia all’avanguardia, altro che preistoria. Si tratta di un trattamento farmacologico, accettato a certe condizioni - che io condivido - dal Consiglio d’Europa», ricorda la ministra della Pubblica amministrazione. Era stata proprio lei a chiederne il rinvio, di fronte alla ferma opposizione del M5s, ma è convinta che il discorso potrà essere ripreso in seguito.

Una questione più che altro nominalistica, quindi?

Di certo il nome evoca ferocia, ma la 'castrazione chimica' non ha niente a che vedere con la 'castrazione' fisica. È un trattamento inibitorio della 'libido', che deve essere volontario e del tutto reversibile. Inoltre ci dovrà es- sere il consenso pieno e informato della persona che vi si sottopone. Una volta spiegate bene tutte queste cose, sono convinta che le incomprensioni con gli alleati potranno essere superate.

Come intendete procedere?

Con un disegno di legge organico che spieghi meglio il provvedimento si capirà bene che si tratta di una misura che - essendo volontaria e reversibile - è adeguata all’esigenza di prevenire la reiterazione di alcuni reati gravi, come la pedofilia.

Il 'Codice rosso' invece è passato. Ma più che creare sempre nuove fattispecie giuridiche non sarebbe più urgente rafforzare la prevenzione, i consultori, i centri di ascolto?

Qui non si creano nuove tipologie di reato. Con questa norma brevissima, di tre righe, si stabilisce solo che una donna che denunzia una violenza deve essere sentita subito. Il nome Codice Rosso richiama il sistema di priorità in uso al pronto soccorso.

Ma non si rischia di agire sempre sull’emotività suscitata da casi di cronaca?

Per quanto mi riguarda non c’è niente di emotivo, legato a casi recenti: è una proposta alla quale penso da decenni. Ho incontrato negli anni, già da quando ero avvocato a Palermo, donne che presentavano denunce per abusi e violenze sessuali, ma venivano massacrate, anche uccise, prima ancora di venire ascoltate o che si aprisse un procedimento. Pensavo fin da allora che fosse dovere dello Stato aiutare subito una donna che chiede aiuto. Poi con l’associazione 'Doppia difesa' abbiamo lanciato insieme a Michelle Hunziker questa proposta, Codice Rosso, fatta propria dalla Lega e poi anche dagli alleati di M5s, e alla fine è stata condivisa un po’ da tutti. Credo che la donna che ha avuto delle lesioni, o ha dei rischi imminenti, vada ascoltata subito. E ora questo principio è garantito dalla legge.

Ma se sulla castrazione chimica lamentate una percezione sbagliata, su altre questioni, come la legittima difesa, non è accaduto il contrario, visto che i casi sono 3-4 l’anno?

Contesto che i casi di legittima difesa siano così pochi come si dice. Spesso episodi di legittima difesa vengono iscritti nel registro delle notizie di reato come casi di omicidio colposo o volontario, e non compare l’articolo 52, che regola la legittima difesa. Quindi le statistiche risultano falsate.

Ma l’inasprimento delle pene che chiedete non cozza con il drammatico sovraffollamento delle carceri?

Mi ritengo autenticamente garantista, e questo non è in contrasto con il principio della certezza della pena. Proporremo presto al ministro Bonafede, che sta lavorando sul codice di procedura penale, misure che andranno proprio in direzione del garantismo. È necessario essere più rigorosi sull’applicazione delle misure cautelari. Se eviteremo di ingolfare le carceri con persone in attesa di giudizio avremo uno sfoltimento notevole, si tratta anche di ridurre i tempi dei processi. Il vero dramma è vedere persone, in carcere prima dei processi, che poi risultano innocenti.

Ma per le famiglie, ora non dovreste fare di più?

La famiglia sta a cuore alla Lega, e già molto è stato fatto. Io credo che vada ancora di più aiutata la donna. Ad esempio, come Pubblica amministrazione, interverremo sulla conciliazione famiglialavoro. Stiamo facendo dei progetti in tal senso, soprattutto per il periodo delle chiusure delle scuole. La formula dello smart working (lavoro agile) va incentivata: è uno strumento importante, ma ad oggi poco utilizzato.

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