giovedì 12 maggio 2016
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ROMA «La legge andava fatta in un altro modo. L’articolo 29 della Carta e la sentenza della Consulta del 2010 indicano un’altra strada, non l’equiparazione di fatto tra unione omosessuale e matrimonio». Dopo averci pensato a lungo, il deputato Pd Ernesto Preziosi ha deciso di dire sì alla fiducia («Era impropria, l’ho votata per responsabilità politica») e no alla legge. Ma sul dibattito che già si sta accendendo, nel mondo cattolico e non, su ripercussioni che ci potrebbero essere al referendum costituzionale in chiave antirenziana, avverte: «Non mi piace la logica dei ricatti e delle ritorsioni. Il voto sulle riforme istituzionali è un’altra cosa, da affrontare nel merito. Ora dobbiamo invece riflettere su un altro punto, fondamentale: noi credenti non abbiamo la maggioranza in Parlamento per esprimere la nostra visione della vita e della famiglia, e contemporaneamente dobbiamo resistere alla tentazione di chiuderci in un ghetto identitario; dobbiamo accettare la sfida di dialogare con altre culture che hanno una visione dell’uomo non individualista, per dare un’anima a questo Paese in cui la secolarizzazione fa grandi passi avanti». Ponendo la fiducia, però, non si è potuto verificare quali fossero i valori 'maggioritari' in Parlamento... Ha ragione, l’uso della fiducia è stato improprio. Perché non era in atto l’ostruzionismo. Perché i numeri c’erano comunque. Perché era un testo d’iniziativa parlamentare. Perché è materia etica. Dispiace davvero, la Camera non ha discusso questa legge nonostante ci sia ancora il bicameralismo perfetto. Il suo 'no' che motivi ha? Io cerco di avere un approccio sempre co- struttivo e positivo. E ho apprezzato alcuni tentativi di miglioramento. Ma resta il dubbio che non si sia rispettato l’indirizzo della Carta e della Consulta. E poi in fondo la stepchild è stata stralciata e rinviata ad altro provvedimento: dovremo essere vigili quando si metterà mano alla riforma delle adozioni e ai decreti attuativi di questa legge. Ma al cuore del mio 'no' c’è l’equiparazione tra matrimonio e unioni gay. Crede che la Consulta boccerà la legge? Non ho le competenze per dirlo né posso prevedere il futuro. Però è immaginabile che la questione di fondo, la tutela del matrimonio come previsto dalla Carta, si riproporrà. I credenti in Parlamento che prova hanno dato? Ho visto troppa politica, nel senso più ristretto del termine, e poco merito. Chi è impegnato nelle istituzioni da credente non può lasciare la bandiera in mano ai fondamentalismi, ma deve fare in modo di avanzare una proposta culturale laicamente convincente. Non si tratta di rifare il partito unico, ma di trovare forme per esprimere i nostri valori che vadano oltre le forme attuali della politica. Mi lasci però dire una cosa che va oltre la politica... Dica... Noi cattolici abbiamo una sfida nella società, testimoniare il senso autentico del matrimonio, educare al fatto che non tutte le forme di amore sono uguali. È vero, le leggi sono importanti. Ma è importante anche il lavoro che facciamo nel tessuto culturale. La delega alle adozioni è stata data al ministro Boschi e associata alle Pari opportunità. Che segnale è? Non è un buon presagio. Era logico che fosse associata alla famiglia. Dovremo essere vigili. Marco Iasevoli © RIPRODUZIONE RISERVATA
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