giovedì 1 luglio 2021
Il garante intima a Crimi il nuovo ok a Rousseau, poi pubblica un video più "soft": da me battute, Conte si è offeso. L’ex premier reagisce duro, ma si lavora ancora a un patto
Ai ferri corti. Giuseppe Conte, a sinistra, e Beppe Grillo

Ai ferri corti. Giuseppe Conte, a sinistra, e Beppe Grillo - Ansa

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A fine giornata, sfinito e spossato da una rivolta interna senza precedenti, Beppe Grillo accende la videocamera per spiegare e – soprattutto – per difendersi da accuse che ritiene di non meritare. Lo sfogo del fondatore è il clou che segna una giornata di scontro totale ai piani alti del Movimento, con il reggente Vito Crimi che si scaglia contro le mosse di Grillo e in risposta riceve un ultimatum: «Autorizza Rousseau al trattamento dei dati entro 24 ore o ne pagherai tu le conseguenze». Volano gli stracci, insomma. E il vecchio fondatore e leader pentastellato prova a parare i colpi: «Ho agito come dovevo agire: con il mio cuore, con la mia anima e con la mia intelligenza. Non sono il padre-padrone del Movimento, sono il papà», sostiene nel video.

A chi oggi lo «disprezza», Grillo ricorda gli sforzi compiuti in passato per la sua creatura politica, come quando ha attraversato a nuoto lo Stretto di Messina o ha girato l’Italia in camper. Un impegno che non rinnega e che adesso lo porta a dire che Giuseppe Conte non è la persona «adatta» per la svolta: «La famosa bozza di statuto era una roba che metteva al centro lui». Mentre sulle sue condizioni chiarisce: «Ho solo chiesto di avere la mia garanzia di avere la struttura del garante identica allo statuto che c’è adesso, il visionario, il custode dei valori, di essere anche il custode dall’attività politica. Non significa entrare nella dinamica tua, che sei un uomo straordinario - aggiunge Grillo riferendosi all’ex premier -. Ma lasciami vedere un attimo, sono io che parlo di transizione, sono io che sono andato ad imporla quasi al governo». Infine un appello alla compattezza: «Cercate di stare uniti. Poi, se qualcuno vuole fare una scelta diversa, la farà in tutta coscienza».

C’è chi nelle parole di Grillo legge un tentativo di ricucire con Conte, dicendo che in fondo non aveva chiesto mica la luna e la trattativa era ormai ai dettagli. L’ex premier, però, risponde a caldo, d’istinto, con parole che sanno di chiusura: «Ho sempre rispettato e continuerò a rispettare Beppe Grillo, ma non dica falsità sul mio conto – replica l’avvocato – Ho agito sempre in trasparenza. Sono pronto a pubblicare lo scambio di mail che ho avuto con Grillo se lui mi autorizza». Poi chiarisce: «Grillo ha chiesto più che una diarchia politica, è umiliante. Lo statuto quindi non è seicentesco, ma è il suo che è medievale». Infine, Conte annuncia l’avvio imminente della sua proposta politica: «È stato elaborato un progetto che non intendo tenere nel cassetto».

Il botta e risposta Grillo-Conte viene preceduto da un altro scontro pesante tra il fondatore e Crimi. Il capo politico "pro-tempore" contesta duramente la scelta di indire l’elezione del nuovo comitato direttivo su Rousseau. Il garante non gradisce l’uscita: «Vito, hai torto. Si vota entro 24 ore oppure ne risponderai personalmente se ci saranno ricorsi». L’alterco diventa il pretesto per prendere posizione. Tra Camera e Senato è partita la "conta" per capire chi è disposto a restare con Grillo e chi, invece, sarebbe pronto a fare le valigie per seguire Conte nella nuova avventura. Sembra esserci una differenza netta tra Palazzo Madama (dove la maggioranza è schierata con Conte) e Montecitorio (dove i "grillini" sembrano molto più numerosi, anche a sentire gli interventi dell’assemblea di ieri). Ad esporsi di più sono i tre componenti del comitato di garanzia: Roberta Lombardi, Giancarlo Cancelleri e lo stesso Crimi, che non escludono un passo indietro.

I numeri in Parlamento, al momento, sono imprevedibili. I sostenitori di Conte - da Stefano Patuanelli a Ettore Licheri - guidano le truppe di chi è pronto a cambiare casacca. Ma per tanti esponenti storici non è facile voltare le spalle a Grillo. Il gruppo degli indecisi, inoltre, è ancora molto folto e aspetterà l’ultimo momento per scegliere da che parte stare. Sempre che ci si arrivi davvero alla resa dei conti. Perché c’è chi non si arrende all’idea di rimettere insieme i cocci. Luigi Di Maio, per esempio, non ha ancora perso la speranza di un’intesa al fotofinish e sta lavorando sottotraccia per mediare tra i due fronti. L’uscita pubblica di Paola Taverna, a tarda sera, lascia aperto qualche spiraglio a un compromesso clamoroso che terrebbe insieme Conte e il Movimento: «Io, che nel M5s ci sono da sempre, lo conosco profondamente. Ne ho combattuto le battaglie, ma conosco anche quanti e quali limiti e storture presenta. È proprio per superare limiti e storture che si è ritenuto necessario attribuire a Conte il compito del rinnovamento. E credo che sia doveroso consentire ai nostri iscritti di esprimersi su questo progetto e quindi sul futuro del Movimento».




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