venerdì 10 aprile 2020
L'annuncio del premier alle 14. Misure anticipate ieri a sindacati ed enti locali. Riaperture minime dopo Pasqua, come librerie e cartolerie. Primo sì del Cura Italia in Senato senza l'unanimità
In Italia misure prorogate fino al 3 maggio: ecco cosa succederà
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Non ci sono le condizioni per riaprire. Ma ci sarà qualche marginale modifica di quell’elenco di codici Ateco autorizzati a lavorare, in particolare sarà qualche tipologia di azienda collegata alle sole attività necessarie e indispensabili già autorizzate a continuare la produzione. In sostanza, si tratterebbe di attività del comparto sanitario e agroalimentare, della silvicoltura, con la novità vera di rialzare la saracinesca di librerie e cartolerie. Queste sono tutte novità che il presidente del Consiglio spiegherà oggi ai cittadini italiani in una conferenza stampa alle 14, insieme anche all’accordo raggiunto ieri in Europa sul Mes e sugli aiuti per la pandemia.

Novità, almeno sul fronte riaperture di aziende, che ieri ha già spiegato ai sindacati ed enti locali, convocati su richiesta di Cgil, Cisl e Uil, per programmare la fase due dell’emergenza; incontri in videoconferenza che si sono conclusi di fatto con la conferma che il governo non intende allentare il lockdown dell’Italia almeno fino al 3 maggio, seguendo la logica della massima prudenza sostenuta anche dagli scienziati. Ma parallelamente il governo è al lavoro per riprogrammare la ripresa delle attività, o meglio mettere a punto una road map delle riaperture di aziende e commercio in sicurezza. A farlo una cabina di regia composta da esperti, parti sociali, economisti e industriali, che affiancherà il comitato tecnico scientifico per capire come consentire nella fase di convivenza con il coronavirus il ripopolamento dei luoghi di lavoro in sicurezza, ripresa che sarà comunque progressiva e graduale. Al primo posto, dunque, resta la salute dei cittadini e una riapertura anticipata vorrebbe dire rischiare «la risalita dei contagi e di vanificare i sacrifici fatti» finora.

Primo sì del Cura Italia in Parlamento

Ieri il decreto varato d’urgenza dal governo a marzo è arrivato in Senato, in una situazione del tutto inedita e con una procedura che certifica l’impossibilità per il Parlamento di lavorare come se nulla fosse in tempo di Covid. Dopo una serie di strappi al regolamento, il testo viene approvato a Palazzo Madama con 142 voti a favore, 99 contrari e 4 astenuti, e senza indugio passa alla Camera. L’intera opposizione vota contro il provvedimento, accusando l’esecutivo di aver impedito quella collaborazione chiesta dall’inizio dell’emergenza. Così non si ritrovano quell’unanimità e quel consenso che gli italiani avevano potuto apprezzare per il varo delle misure sanitarie, lo sforamento del deficit, per il Salva Italia e per il lockdown.

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